Rievocazione di ricordi attraverso i sensi.....
Viaggi attraverso il Food and Wine
Esperienze sensoriali di mondi lontani e non solo....
Australia
I vini australiani
Questa sezione la voglio dedicare al FOOD and WINE, il viaggio per noi non è solo avventura ed esplorazione ma anche la scoperta enogastronomica di un Paese.
L' Australia è all' ottavo posto nella classifica di produttore di vini al mondo, la viticoltura è arrivata nel 1800, concentrata per lo più nel South Australia, grazie al clima favorevole questi vini si sono fin da subito conquistati un' ottima reputazione, lo possiamo confermare anche noi degustatori.
Le regioni vinicole più importanti sono: The Barossa e Coonawarra nel South; The Hunter Valley nel New South Wales, Yarra Valley nello Stato di Victoria e Margaret River nel Western Australia.
I tipi di uve più utilizzate sono: Chardonnay, Riesling, Semillon per quelle bianche, mentre le uve nere sono: il Cabernet Sauvignon, il Syrah o Shiraz, il Merlot, il Pino nero.
I vini della Barossa Valley da noi degustati si trovano a nord est da Adelaide, con il suo clima caldo e secco, dona al vino delle caratteristiche fruttate e fresche.
Se vi trovate ad Adelaide potrete fare un' esperienza come la nostra in una delle diverse aziende presenti, ad esempio l' Adelaide Hills Wine Bar a Hahndorf.
Fourth Hill di Stanley Bridge Tavern a Verdun, se cercate un locale con vista sui vigneti dove cenare ci sono: Pike and Joyce, The Lane Vineyard, ( a Lenswood ), Anderson Hill, questi sono solo alcuni.
Tutte le degustazioni di vini australiani ci hanno piacevolmente stupiti, assolutamente all'altezza di quelli italiani, provate !!!
Eccellenze australiane: i formaggi
A nordest della Tasmania, nella parte bassa di una vallata chiamata Pyengana, dall’aborigeno “dove si incontrano i fiumi”
la produzione casearia è attiva da oltre un secolo e la famiglia Healey continua orgogliosamente una tradizione di adattamento produttivo al territorio e perfezionamento alla lavorazione della materia prima con formaggi stile Cheddar di diversa stagionatura.
Fra tutti c è anche il Clothbound Cheddar, un formaggio stagionato dai 12 ai 18 mesi di forma cilindrica, di latte vaccino la cui produzione è del tutto artigianale.
Oggi il panorama caseario australiano si sta ampliando con la produzione di formaggi di mucca, pecora e capra in stile francese e italiano.
Formaggi tipici australiani: formaggio blu, formaggio a pasta dura, formaggio cheddar e formaggio in stile cheddar, formaggio bianco, ricotta e formaggio fresco.
Fate come noi fermatevi nelle Farm, nei mercati, potrete fare tutti gli assaggi che vorrete, in una delle Aziende vinicole scoperte abbiamo degustato dei formaggi freschi e semi stagionati di latte di capra davvero eccezionali, per nienete inferiori come qualità rispetto a quelli italiani, provare per credere!!!
Il bush australiano: piante e bacche spontanee
Gli alimenti più strani e dove assaggiarli
Le comunità aborigene e gli isolani dello Stretto di Torres d'Australia sfruttano i poteri degli ingredienti locali da decine di migliaia di anni, utilizzando i prodotti indigeni, che siano creature marine, animali terrestri, insetti o piante, sia per il cibo sia per la medicina. Oggi il cosiddetto "bush tucker" è sempre più presente nei menù dei ristoranti e nelle liste dei cocktail di tutto il Paese. Ecco alcuni sapori tra i più caratteristici, con consigli sui loro benefici per la salute e dove poterli assaggiare durante il viaggio.
La PRUGNA KAKADU è un frutto dal colore giallo-verde che si trova nelle foreste tropicali dell'Australia settentrionale e dal sapore estremamente aspro se mangiato fresco. Per questo motivo viene spesso cotto nell'acqua e trasformato in marmellate, gelatine, salse e succhi, in modo da renderne il gusto più piacevole mantenendo al contempo i benefici, poiché ha il maggiore contenuto di vitamina C di qualsiasi altro frutto del pianeta. Vi consiglio di fermarvi in una Farm dove troverete queste marmellate, portatevele in Italia come abbiamo fatto noi.
Come assaggiarla: Al Central Market di Adelaide, il più grande mercato coperto di prodotti freschi, dove potrai acquistare la marmellata di prugne Kakadu e assaggiare lo yogurt con infuso di prugne Kakadu.
Burrose, cremose, dolci e deliziose, le NOCI DI MACADAMIA sono ad alto contenuto di antiossidanti e minerali. Tipicamente presente nelle foreste pluviali lungo la costa nordorientale dell'Australia, questa caratteristica noce dalla forma rotonda era un tempo considerata una prelibatezza tra le comunità aborigene.
Come assaggiarla: La Tivoli Road Bakery di Melbourne è nota per il suo pane artigianale a lievitazione naturale. Ordina la pagnotta alla noce di macadamia e miele, aromatizzata anche con i semi di acacia. In alternativa, puoi assaggiare le noci macadamia direttamente alla fonte presso l'azienda agricola Medowie Macadamias, a due ore di auto a nord di Sydney. Qui potrai fare il tour della tenuta e poi degustare torte e gelati all'infuso di noci, BUONISSIMI!!!
Più comunemente presente nei menù dell'Australia settentrionale, la CARNE DI COCCODRILLO è un alimento sorprendentemente salutare: a basso contenuto di grassi, ricco di proteine e di acidi grassi omega 3. È anche estremamente gustoso, con un sapore che ricorda il pollo, ma con sfumature di pesce, viene accompagnata da un contorno di carote, in purea, arrostite, caramellate, durante i nostro viaggio in Australia ho in effetti notato che le carote vengono molto utilizzate come contorno.
Come assaggiarla: Fulcro della regione australiana dei coccodrilli, Darwin è il luogo ideale per assaggiare questo superfood. Ordina un hamburger di coccodrillo alla bancarella del Roadkill Café al Mindil Beach Sunset Market della città.
Queste esperienze sono state per noi davvero speciali, la sensazione è stata proprio di integrarci e scoprire la loro antica cultura, da non perdere .
Gli INSETTI, presenti in grandi quantità e ricchi di proteine, vengono mangiati in tutto il mondo e le formiche tessitrici in Australia non sono un'eccezione. Queste creature endemiche, che si distinguono per il loro addome dall'acceso colore verde, si trovano negli alberi e negli arbusti del Queensland e del Northern Territory e da secoli vengono mangiate dalle comunità indigene. Sono estremamente gustose e conferiscono un aroma al limone ai cibi e alle bevande, questa esperienza è sicuramente per i più coraggiosi.
Come assaggiarla: Adelaide Hills Distillery produce un imbattibile GIN ALLE FORMICHE VERDI, acquistabile presso il banco del Something Wild al Central Market di Adelaide. Oppure, goditi il tuo primo assaggio all'Observatory Lounge del The Langham Sydney, dove i gin martini vengono realizzati con infuso di formiche insieme ad altri ingredienti locali, tra cui l'atreplice e il lemon myrtle. Come già detto noi siamo una coppia di viaggiatori appassionati anche di food and wine, andiamo letteralmente alle scoperta dei cibi e qualsiasi altra cosa di strano e autentico mai assaggiato prima.
I GRANCHI DEL FANGO si trovano nelle piane alluvionali e tra le mangrovie che circondano la maggior parte della costa australiana, dal New South Wales settentrionale, nel Western Australia e la loro carne è tenera e dolce, ricca di vitamine e minerali. Tradizionalmente, gli aborigeni e gli isolani dello Stretto di Torres cacciano le enormi creature, che pesano fino a 3,5 kg, utilizzando lance.
Come assaggiarla: Prova a pescare un granchio del fango partecipando a un tour Walkabout Cultural Adventures nella Daintree Rainforest e nella Mossman Gorge del Queensland, con una guida aborigena Kuku Yalanji.
L'ATREPLICE, arbusto commestibile con foglie di colore verde argenteo, cresce allo stato selvatico in gran parte del Paese. Gli aborigeni si cibano tradizionalmente dei frutti e dei semi di alcune specie in quanto sono fonte di minerali. Le foglie sono ancora oggi molto richieste, poiché il loro sapore salato e terroso è un ottimo condimento per arrosti come alternativa al sale.
Come assaggiarla: durante la Wukalina Walk di tre notti con guida aborigena lungo la costa nordorientale della Tasmania, puoi raccogliere le foglie di atreplice e chiedere alle tua guida di friggerle per farne uno snack croccante. L'atreplice è inoltre utilizzato per condire il fish and chips alSaltBush Café di Sydney.
I QUANDONG, che si trovano tipicamente nelle zone aride del Paese, sono da tempo frutti venerati dagli aborigeni per l'incredibile versatilità e le proprietà curative grazie all'elevato contenuto di antiossidanti e vitamina C. La polpa aspra viene spesso trasformata in marmellate e chutney, mentre il nocciolo viene tostato a seconda dei gusti.
Come assaggiarla: l'incantevole Quandong Café nelle Flinders Ranges del South Australia, a cinque ore di auto a nord di Adelaide, utilizza il frutto nella preparazione di cheesecake, torte e frappè. È presente anche nel menù del Tali Wiru, dove è possibile vivere una piacevole esperienza culinaria all'aperto, nel Red Centre d'Australia, a cui fa da sfondo Uluṟu e durante la quale potresti assaggiare un piatto a base di wallaby e quandong fermentato.
Le versatili foglie di questo arbusto aggiungono un sapore agrumato speziato ai piatti dei ristoranti di alto livello, ai menù dei bar alla mano (prova il tè al lemon myrtle) e ai prodotti delle panetterie. È anche un ingrediente presente in molti snack che si trovano sugli scaffali dei supermercati australiani. Il LEMON MYRTLE è stato tradizionalmente utilizzato dalle comunità aborigene come balsamo curativo.
Come assaggiarla: Partecipa a un corso di cucina creativa con i prodotti locali alla Peppermint Ridge Farm nella regione di Gippsland, a 60 chilometri a sud-est di Melbourne, per imparare a utilizzare il lemon myrtle nelle ricette dei piatti fatti in casa.
Da secoli fonte preziosa di cibo e medicina per gli aborigeni australiani, il FINGER LIME cresce in un raro albero della foresta pluviale nella zona di confine tra il Queensland e il New South Wales. Il frutto maturo ha diversi colori che vanno dal verde al rosa e, quando viene tagliato, ne fuoriescono perle simili al caviale ma di maggiori dimensioni, dal sapore agrumato speziato e ricche di vitamina C e antiossidanti.
Come assaggiarla: Le perle di finger lime sono il tocco perfetto sui piatti in cui solitamente si utilizza il lime, ad esempio sulle capesante di Hervey Bay servite alla Spirit House sulla Sunshine Coast del Queensland, a nord della capitale Brisbane, o sulle ostriche di scoglio di Wapengo servite al ristorante Small Town Food + Wine, specializzato in pesce e frutti di mare e prodotti locali, situato a Milton sulla South Coast del New South Wales.
Ovviamente provate come noi ad assaggiare più bacche, frutti e cibi strani che potete per portarvi poi in Italia un ricordo pazzesco di questa esperienza e condividerla con gli amici.
La cucina australiana
MEAT PIE
Ho fatto la conoscenza della tipica meat pie australiana, si tratta di una tortina ripiena, di solito del diametro di 5 – 7 centimetri, di pasta sfoglia, con carne tritata o a pezzi e gravy ( salsa che si ottiene aggiungendo poca farina ai succhi della carne durante la cottura ). A questa base si può aggiungere più o meno di tutto: cipolle, funghi, formaggio, broccoli… Questo semplice piatto è ritenuto il piatto nazionale, ed è consumato in tutta la nazione, ma é soprattutto nelle zone più rurali che va per la maggiore. Se guidate fuori dai grandi centri urbani e vi fermate a una bakery, non potete non provare questa icona nazionale!
LAMINGTONS
Così come per la pavlova, anche per i lamingtons si trovano sia in Australia che in Nuova Zelanda. Si tratta di una torta spugnosa, con un sottile strato di marmellata al centro, coperta in cioccolato e scaglie di cocco, servita in quadrotti. Indipendentemente dalla sua origine, a oggi i lamingtons vanno di pari passo con le meat pie e si trovano in ogni bakery.
La carne di canguro
Regina delle tavole australiane
Magra, ricca di proteine, vitamine e minerali essenziali, la carne di canguro non proviene dagli allevamenti, bensì dagli esemplari che vivono allo stato brado, la cui caccia viene praticata in modo sostenibile. Poiché questo superfood è anche delizioso e disponibile in abbondanza, ha un ruolo importante nella dieta aborigena e in quella di migliaia di persone in tutto il mondo, grazie all'esportazione a livello mondiale. Il suo caratteristico sapore tipico delle carni selvatiche non si può dimenticare.
Come assaggiarla: Il canguro è uno dei molti ingredienti locali che risaltano sul menù dei moderni ristoranti australiani. La carne di canguro può essere acquistata anche presso la maggior parte dei supermercati e delle macellerie.
La mia personale opinione? Più valorizzata di così nei piatti non si può, davvero deliziosa.
Noi abbiamo scelto il Rare Steackhouse Uptown nel centro di Melbourne, prima sera in Australia ed eccitati nel voler assaggiare le prelibatezze di questa terra, a servirci un cameriere italiano che ci ha consigliato il filetto di canguro con contorno di carote in varie consistenze, questa è stata la mia prima esperienza culinaria australiana.
L' Oceano Pacifico nel piatto
Un altra esperienza da non perdere è il Fish market a Blackwattle Bay nel quartiere di Pyrmont a Sydney, è un vero spettacolo per gli occhi, se sei amante dei piatti di pesce questo è il paradiso, noi siamo andati per pranzo ed abbiamo assaggiato tante prelibatezze, il Barramundi, la versione australiana della nostra orata ma più carnoso, le zampe di granchio gigante grigliate, i ricci di mare, ostriche a fiumi e buone come quelle italiane, sashimi pazzesco e tanto altro......insomma provare per credere!!!!
Piccole nelle dimensioni ma grandi nel gusto, le OSTRICHE di scoglio di Sydney sono assolutamente da provare durante un viaggio in Australia.
Troverete queste prelibatezze nel menù di molti ristoranti e di solito si mangiano fresche con un po' di limone spremuto. Se vuoi aprire tu stesso le tue ostriche, puoi scegliere Sydney Oyster Farm Tour, a meno di un'ora dalla città, e gustarle direttamente nell'acqua. In alternativa, siediti comodamente e lasciati servire da Get Shucked a Bruny Island, in Tasmania, dove le ostriche sono freschissime perché prese direttamente dall'acqua.
Comunque potrete assaporarle davvero ovunque, andate a pranzo al Fish Market di Sydney, un vero spettacolo per gli occhi e per il palato.
Il BARRAMUNDI, il cui nome si ritiene derivi dal termine "burramundi", che significa "pesce di fiume di grandi dimensioni" in lingua Gangulu del Queensland centrale, vive sia nel mare che nelle acque dolci della parte settentrionale dell'Australia.
Assaggiate la tenera carne di questo pesce preparata in tanti modi diversi per soddisfare le tue preferenze del momento, alla griglia o con panini bao al vapore, allo Snapper Rocks di Darwin.
Ammira lo spettacolare tramonto della capitale del Northern Territory con una prelibatezza da asporto del Frying Nemo oppure gusta una cena a base di pesce e frutti di mare al Darwin Sailing Club o allo Ski Club a Fannie Bay.
Pescate dal fondo sabbioso delle famose acque incontaminate dell'isola, solitamente da marzo/aprile a luglio, le CAPESANTE della Tasmania sono dolci e carnose.
Per una cena informale a Hobart, potrete gustare questi molluschi presso i punti di ristoro sul lungomare come il Fish Frenzy sull'Elizabeth Street Pier, dove vengono cucinati in crosta croccante, oppure provarli nelle torte salate allo Smith’s Speciality Pies, mentre passeggi per il Salamanca Market, che si tiene di sabato a Hobart.
Troverete le capesante anche nel menù di molti dei migliori ristoranti della Tasmania, come lo Stillwater di Launceston, e nei negozi preferiti dai locali, come la Richmond Bakery, nella pittoresca cittadina storica di Richmond, a nord-est di Hobart. Nella città costiera di Bridport, nella parte nord-orientale dello stato, si svolge persino la scallop fiesta, annuale sagra delle capesante.
La Tasmania è uno dei più grandi produttori di ABALONE del mondo. Raccolte a mano nelle fredde e profonde acque che circondano l' isola, queste lumache di mare grandi e gustose, dalla consistenza carnosa e dal profumo marittimo, sono una prelibatezza molto ricercata.
Prova l'abalone nei ristoranti come il Fico di Hobart, dove i menù degustazione mostrano il meglio dei prodotti locali freschi. Se preferisci le spezie e i sapori asiatici, il moderno ristorante cinese Me Wah, nella parte meridionale della città, serve l'abalone brasato a fuoco lento con funghi Shiitake e verdure al vapore o semplicemente cotto al vapore con aglio e zenzero.
Per un'esperienza unica all'insegna del "richiamo della natura", assaggialo appena pescato dal mare davanti ai tuoi occhi durante un tour in barca che include degustazioni "deep to dish" di abaloni appena catturati. Puoi inoltre visitare un allevatore di abaloni per vedere come vengono allevati e trattati questi molluschi e prendere alcuni abaloni selvatici essiccati da portare a casa con te.
La pesca dell'ARAGOSTA di roccia del Western Australia, nota anche come "aragosta spinosa", è stata la prima al mondo a essere certificata ecosostenibile dal Marine Stewardship Council. Queste aragoste estremamente pregiate sono disponibili tutto l'anno e vengono pescate con nasse speciali.
Al Lobster Shack di Cervantes (due ore a nord di Perth), puoi gustarlo al barbecue con l'aglio, in salsa mornay in stile classico o puoi assaggiare il famoso lobster roll. In alternativa, puoi gustarne una intera al rinomato ristorante giapponese Nobu, a Perth, per scoprirla in una varietà di nuovi sapori. Inoltre, a Kalbarri, a nord di Geraldton, si svolge annualmente un imperdibile festival delle aragoste.
Il GRANCHIO CHIAVE, con un carapace rosso brillante, un corpo simile a quello della rana e chele a forma di chiave inglese, non vincerà alcun concorso di bellezza, ma è rinomato per la sua deliziosa carne dolce. Spesso catturato durante la pesca dei gamberi, questo granchio è la quintessenza del Queensland: da più di un decennio, gli spaghetti al granchio chiave del Ricky’s River Bar and Restaurant di Noosa Heads, sulla Sunshine Coast a nord di Brisbane, costituiscono il piatto forte del menù. In un altro locale istituzione di Noosa, il Sails, puoi letteralmente affondare i piedi nella sabbia, e la forchetta in un piatto di linguine al granchio chiave per una straordinaria esperienza sensoriale a contatto con l'ambiente naturale australiano. Sali a bordo della Noosa Boathouse sul Noosa River per ammirare un panorama diverso e gustare pietanze altrettanto deliziose. Lo chef Shane Bailey serve il granchio chiave in una miriade di modi diversi: con contorni estivi a base di mango verde, cocco, peperoncino, lime e zenzero.
Vi consiglio, se volete assaggiare un magnifico piatto di frutti di mare al ristorante The House Eatery by George, si trova sulla passeggiate al porto vicino all' Opera House, meglio se prenotate, esperienza fantastica come prima cena a Sydney.
Sede della più grande flotta di pescherecci per la pesca dei GAMBERI della costa orientale, la Sunshine Coast del Queensland è il luogo ideale per gustare i gamberi selvatici. Tra le specie locali più pregiate vi sono il gambero gigante indopacifico e il gambero King orientale (o Mooloolaba). Gustali cucinati alla greca con saganaki di gamberi (piatti preparati in una piccola padella) allo Spero presso The Wharf Mooloolaba, preparati in stile classico e cucinati all'aglio al Pier 33, sempre a Mooloolaba, oppure con spezie deliziose, burro di gamberi e cocco fresco nei lussureggianti padiglioni tropicali della Spirit House a Yandina.
Per una delle esperienze culinarie più iconiche e a prezzi accessibili del Queensland, ordina una maxi porzione di gamberi e una birra fredda al Noosa Heads Surf Life Saving Club: le viste sulla spiaggia (e i ricordi indimenticabili) sono gratuiti.
Il GRANCHIO DEL FANGO, che si trova negli estuari e tra le foreste di mangrovie sulla costa, è molto apprezzato per le sue dimensioni e le sue chele possenti. La carne dolce può essere estratta direttamente dal guscio dopo essere stata cotta, ma si abbina perfettamente a molti altri sapori. Provala nello speziato stile singaporiano al Raw Prawn di Cairns o in una omelette asiatica al Nu Nu, godendo della splendida vista sulle acque del Coral Sea, nella vicina Palm Cove. Partecipa a una crociera Catcha Crab per gustare un pranzo a base di granchio in mezzo al mare o impara a pescarlo con la lancia (e a cucinarlo) secondo la tecnica tradizionale con un Kuku Yalanji Cultural Habitat Tour. Un'avventura imperdibile sia per gli amanti del gusto che per gli appassionati dell'avventura
Le ostriche australiane
Alcune delle migliori ostriche dell'Australia vengono allevate nelle acque della Eyre Peninsula del South Australia, a ovest di Adelaide. Le ostriche del Pacifico hanno un sapore dolce e salmastro e la consistenza può essere sia delicata che cremosa, a seconda del periodo dell'anno.
Partecipando a un tour della Coffin Bay, rinomata in tutto il mondo, per scoprire come vengono allevati e raccolti i molluschi bivalvi oppure soggiorna in città e acquista le ostriche sgusciate su ordinazione dall'allevamento ittico Samtass Bros all'Adelaide Central Market o al Metro Oyster Bar, ristorante a gestione familiare. In alternativa, se desideri un tocco di lusso, abbina una mezza dozzina di molluschi serviti al naturale con un frizzante Riesling della Clare Valley alla Sean's Kitchen.
Se amate le ostriche come noi non avrete problemi a trovarle ovunque, sempre buonissime e freschissime, nè abbiamo fatto il pieno!!!!
Dolci tipici australiani
La Pavlova è un dessert adorabile non solo per quel nome buffamente soviet (pur trattandosi di una ricetta australiana) - nome mutuato dalla ballerina russa.
La pavlova è un dolce elegante e goloso di origine australiana e neozelandese, preparato con una meringa guarnita con panna montata e frutta fresca. Facile da realizzare, la pavlova ha una consistenza croccante, ma scioglievole al tempo stesso, e si prepara con soli albumi d'uovo e zucchero. Secondo l'ipotesi più accreditata, sembra che questo dessert sia stato creato nel 1926 dallo chef di un hotel di Wellington, in Nuova Zelanda, e così chiamato in onore della ballerina Anna Pavlova.
Thailandia
La cucina speziata thailandese
Un saluto che è un arrivederci: Sawadee Kha......
Girando per le strade, tra la gente che ti sorride, i mercati, ovunque ci sia cibo, l'accoglienza thailandese la percepite sempre, con il loro saluto, appunto " sawadee kha " avrete la possibilità di assaporare non solo il loro benvenuto ma anche tante prelibatezze, iniziamo dal dessert, alla base ci sono due ingredienti fondamentali della cucina thai: il riso e la frutta, in questo caso il mango.
Mango e riso glutinoso. Il dessert thailandese per eccellenza – anche perché non ne esistono tantissimi. Ora, se il mango da solo è di per sé delizioso, quando si mischia con riso glutinoso al cocco, sciroppo e pezzetti di fagiolo mungo tostati, il risultato non può che essere superlativo per il continuo gioco di dolce e salato che si crea tra il riso e la parte zuccherina della frutta e il croccante del fagiolo.
Tom yam. Se il segreto della cucina di strada thai sta nella freschezza degli ingredienti e nella velocità di preparazione, la dipendenza che crea è data dall’esplosione di sapori. Nella zuppa chiamata Tom Yam, ad esempio, ci sono insieme il dolce, il salato, il piccante e l’agro: il dolce dello zucchero di palma ( del latte condensato ), l’aspro del lime e del lemon grass, il salato della salsa di pesce e il piccante del peperoncino e della pasta chili sono il lasciapassare per qualsiasi palato, e costa solo 50 baht.
Curry buffet. Se non vi dà fastidio il rumore delle strade trafficate di Bangkok e il viavai frenetico dei suoi abitanti in ogni momento della giornata, un curry buffet potrebbe essere un’ottima soluzione all’ora di pranzo. La scelta dei piatti comprende ovviamente diversi curry vegetariani e preparazione spadellate già pronte, cosa che permette di assaggiare quante più variazioni possibili della cucina thai. Idealmente l’orario migliore sarebbe la tarda mattinata, quando le preparazioni sono state appena ultimate e gli avventori locali non hanno ancora fatto la loro comparsa – e magari il traffico è appena meno intenso.
Ci sono sette piccole caratteristiche che, insieme, contribuiscono a rendere i piatti thailandesi così speciali:
Equilibrio dei sapori: i quattro sapori primari ( dolce, salato, aspro e piccante ) convivono in perfetta armonia all’interno dei piatti, che risultano quindi complessi e sempre armonici.
Erbe e spezie: senza erbe aromatiche e spezie fresche come lemongrass, coriandolo e peperoncino fresco un piatto non è veramente completo.
Il riso è alla base della cucina: questo alimento viene consumato in diverse forme, anche come pasta di riso. Se vi trovate al nord della Thailandia vi consiglio un tour nelle risaie e osservare la lavorazione.
Varietà: insalate, zuppe, primi, secondi e finger food, fritti sono sempre presenti nei menù
Influenze straniere: come abbiamo detto, la cucina thailandese è stata influenzata da altre culture, per questo si presenta come un mix unico di sapori.
Cucina sana: la cucina thai usa sempre ingredienti freschi e di stagione, frutta e verdura sono alla base di moltissime ricette tradizionali.
Uso del wok: utensile che non manca mai nelle cucine della Thailandia, viene usato per friggere, cuocere, saltare e persino cuocere al vapore gli ingredienti.
Tutto sul Pad Thai
SAPORI AVVOLGENTI DEL PIATTO TRADIZIONALE THAI.....
Vi stupirà sapere che il Pad Thai nasce con uno scopo ben preciso e in un momento ben preciso della storia del Paese.
Siamo tra gli anni ’30 e ’40 e il Re del tempo si trovava nella posizione di dover dare al proprio Paese che, al tempo, era ancora nettamente diviso in tante etnie, un’identità comune da riconoscere in un piatto che le racchiudesse tutte. Per risolvere la questione, decise di indire un concorso culinario in cui i più importanti cuochi thailandesi dell’epoca dovevano creare un piatto che rappresentasse la Thailandia agli occhi del mondo e del proprio popolo.
La storia del Pad Thai è già curiosa di per sé, ma ci sono altre piccole curiosità che rendono questo piatto ancora più particolare.
Nonostante sia simbolo della Thailandia, nei locali si possono gustare anche altri piatti, più piccanti e speziati, è un tipico piatto da street food e viene venduto nei mercati e nelle bancarelle.
Due ingredienti che non possono mai mancare: la salsa di pesce e il lime.
Immaginatevi seduti al tavolo ad un ristorantino sulla spiaggia, vista mare, assaporare un ottimo Pad Thai, poi a seguire uno smoothie al cocco fresco, ricordi nostri che non si possono dimenticare.
Armatevi quindi di salsa di pesce e voglia di sperimentare ma soprattutto assaggiate, assaggiate tanto perchè quelle prelibatezze assaporate sul posto sono un' altra cosa !!!!!
Il riso, come detto prima, è l’ingrediente che non manca mai a tavola nei pasti principali. Esso funge da accompagnamento e da base per molte delle ricette thailandesi. Se ne usano prevalentemente due varietà, il riso Jasmine ( Khao hom mali in lingua locale ), perlopiù comune nelle zone centrali e meridionali del Paese, e lo sticky rice ( Khao Niaw ), caratterizzato dalla forte presenza di glutine. L’alternativa al riso sono i noodles, gli spaghetti di soia utilizzati anche nella cucina cinese e giapponese. Se ne trovano sottili o spessi come fettuccine e possono essere gustati in brodo o più asciutti.
Il curry thailandese
Anche se spesso si associa il curry all’India, dove viene chiamato Masala, questa spezia, o meglio miscela di spezie, ha trovato largo uso anche in moltissime altre nazioni asiatiche. Il curry rosso è infatti proprio della Thailandia, dove è alla base della cucina nazionale, in particolare della zona di Puket, dove non manca di colorare i piatti di tutte le tavole calde che potrete trovare passeggiando tra le strade della bellissima città.
Il curry rosso che significa curry piccante, è una miscela di spezie macinate in maniera molto oculata. Il curry rosso in polvere è una spezia alla base della cucina thailandese ed è impiegato nella preparazione di uno dei piatti più importanti della Thailandia, il curry rosso di pollo, la cui preparazione associa una pasta di curry rosso al latte di cocco e riso cotto al vapore.
Il thai curry rosso è una delle più antiche e note miscele di spezie al mondo, ricco di storia e sapore: è una spezia molto particolare infatti, che a seconda della proporzione delle spezie combinate al suo interno può differire in sapore, intensità e piccantezza, e dar vita a ricette davvero speciali. Ma non si tratta solo di una miscela di spezie appetibile al palato: tra le proprietà più importanti associate al consumo regolare di curry rosso vi è quella di regolare il metabolismo dell’organismo.
Curry Rosso:
Il curry rosso in polvere o in pasta è costituito da alcuni ingredienti fondamentali che donano non solo il tipico colore rosso, ma anche il sapore intenso e non piccante. La composizione del curry rosso è:
- Paprika
- Curcuma
- Coriandolo
- Senape
- Fieno Greco
- Sale
- Peperoncino
- Aglio
- La pasta di curry rosso è la base delle preparazioni thai, e può essere preparata in diversi modi a seconda del tipo di ingredienti con i quali sarà abbinata, in particolare al tipo di carne, pesce e verdure principali del curry. A questo punto vi starete chiedendo come fare la pasta di curry rosso: per prepararla con gli ingredienti originali della ricetta potrai utilizzare la miscela pestandola in un mortaio assieme ad alcuni ingredienti freschi fondamentali: aglio, peperoncino fresco, scalogno, galanga, pasta di gamberetti, coriandolo fresco. Se viene preparato con il frullatore, è concessa l’aggiunta di acqua, tuttavia la ricetta originale del curry rosso a partire dalla pasta prevede la lavorazione delle spezie e degli ingredienti freschi al mortaio, aggiungendo le varie componenti in un ordine ben preciso, pestando in modo che ciascuno di essi sprigioni i propri aromi ed il proprio gusto e si misceli agli altri. La pasta di curry rosso va conservata in frigorifero ed ha un periodo di conservazione di circa due-tre settimane.
VIAGGIO DEL GUSTO THAI: TRA LE PIANTAGIONI DI CAFFE' E TE'
Il triangolo d' oro: tra templi, piantagioni, natura....
Voi avete mai visto una piantagione di caffè?
Il viaggio per noi è andare alla scoperta di tutto quello che ci può arricchire culturalmente, visitare una piantagione di caffè come non lo avevamo mai visto prima nella forma, aspetto e tutto quello che lo riguarda è un'esperienza che vi consiglio.
Uno dei prodotti più conosciuti a livello internazionale è il tè thailandese, chiamato anche tè thai o Cha Yen. Questo tè è molto diverso dalle tradizionali varietà di tè verde, nero o oolong prodotte nelle montagne del nord.
Sebbene il tè thailandese sia particolarmente popolare come bevanda ghiacciata, esistono delle varianti, come il Cha Dam Yen (tè nero ghiacciato senza latte) o il Cha Manao (tè con lime), che vengono serviti anche freddi e dolci per adattarsi al caldo clima thailandese.
Questa bevanda non è solo un simbolo della cultura culinaria thailandese, ma anche un segno delle preferenze di sapori intensi e contrastanti che caratterizzano la cucina del Paese.
Tè Oolong thailandese
L’oolong thailandese è senza dubbio il tè più prestigioso prodotto nel Paese. Come già detto, questo tè affonda le sue radici nelle tradizioni taiwanesi e viene coltivato principalmente nel nord della Thailandia.
Gli oolong thailandesi tendono a essere leggeri, con un’ossidazione minima che conferisce un carattere fresco e floreale. I migliori raccolti vengono effettuati all’inizio della stagione, quando le foglie sono al loro apice.
Varietà come Jin Xuan e Chin Shin sono apprezzate per le loro note aromatiche di fiori e frutti tropicali. Con l’avanzare della stagione si producono anche oolong più robusti, noti come oolong ambrati, anche se tendono a essere meno raffinati.
Tè verde thailandese
Anche il tè verde è piuttosto caratteristico della produzione di tè thailandese. Utilizzando sia cultivar di Assam che di Taiwan, il tè verde thailandese varia in sapore e stile.
Alcuni tè verdi Assam sono più corposi e hanno un sapore più intenso, mentre i tè prodotti con varietà taiwanesi tendono a essere più freschi e aromatici.
Tè nero thailandese
Il tè nero thailandese non è famoso come il tè oolong o il tè verde, ma ha comunque il suo posto sul mercato. Nel distretto di Mae Taeng, nella provincia di Chiang Mai, il tè nero viene coltivato con arbusti di Assam, sia in stile CTC che ortodosso.
il primo drink che probabilmente avrete modo di trovare, oltre oltre ai tanti gustosissimi piatti è il caffè freddo famoso tra le bevande thailandesi. L’O-Liang e il caffè normale sono in realtà fatti dagli stessi chicchi di caffè, il loro processo di torrefazione e fermentazione è diverso.
Tè al latte thailandese o Cha Yen: è generalmente composto da una miscela di tè forte di Ceylon, latte dolce condensato e latte normale. Meglio se sorseggiato mentre assaporate un Roti, questa combinazione può sbloccare tutti i vostri sensi!
Tè freddo al lime o Cha Manao: è per le persone che amano il tè ma senza tutto il latte che generalmente viene aggiunto. Viene prodotto alla stessa maniera del Cha Yen ma invece di essere servito con del latte condensato, viene servito con succo di lime appena spremuto, ed io degustatrice di tè che sono, ho apprezzato molto questa versione.
Succo di canna da zucchero o Nam Oy: se hai un debole per i dolci, questo dovrebbe essere sicuramente nella tua lista delle cosa da provare. Di solito, la canna da zucchero si trova accanto a un venditore ambulante, una volta prese le canne di bamboo queste passano attraverso macchine spremitrici che estraggono il succo dalla pianta. Questa bevanda è naturalmente dolce ed è difficile da ingerire rapidamente a causa del suo sapore potente ma non troppo per i miei gusti, anche questo sapore vi consiglio di sperimentarlo.
Bevanda ai semi di pisello di farfalla o Nam Anchan: è una tipica bevanda thailandese, la troverete in vivaci cocktail blu o in bevande dal viola intenso. Puo’ essere bevuto mescolato con soda, succhi di lime o miele. Considerata un’erba o un fiore le piante di pisello di farfalla sono attraenti per il loro vivido colore distintivo, se vi capita provatelo.
Sebbene la tradizione e la storia della produzione di tè siano relativamente recenti, la Thailandia ha conquistato gli intenditori e gli appassionati di tè con i suoi oolong floreali, i tè verdi aromatici e i tè fermentati unici, come il Miang.
Nelle montagne settentrionali del Paese, a migliaia di metri sul livello del mare, si coltivano tè di alta qualità che rivaleggiano con i migliori della Cina e di Taiwan. Dagli oolong in stile taiwanese ai robusti tè verdi e neri, la Thailandia è emersa come produttore di rilievo sulla scena mondiale.
Le province di Chiang Mai e Chiang Rai sono l’epicentro della produzione locale di tè in Thailandia. Situate nella regione montuosa settentrionale, sul livello del mare, ideali per la coltivazione di tè di alta qualità.
Le temperature fresche e i terreni ricchi di sostanze nutritive consentono una crescita lenta e controllata delle foglie di tè, che ne esalta i sapori e gli aromi.
In queste zone si coltivano varietà di oolong come il Jin Xuan e il Chin Shin, portati da Taiwan dagli esuli cinesi.
Anche il tè verde e il tè nero vengono prodotti, anche se in quantità minori. La maggior parte della raccolta viene effettuata a mano, per garantire che solo le foglie migliori vengano selezionate per la lavorazione.
IL PEPERONCINO THAILANDESE
Il peperoncino thailandese dalla forma allungata e dall’alta piccantezza è una di quelle da assaggiare con cautela se vi trovate in Thailandia.
Si presenta molto simile al più celebre peperoncino cayenna ed è conosciuto come thai pepper o thai dragon.
Il thai dragon è un peperoncino dalla forma allungata, i frutti sono pendenti.
Questa pianta originaria della thailandia forma una pianta che , pur non crescendo molto in altezza, produce numerosi frutti di un colore rosso intenso a fine maturazione.
Ottimo per le salse thailandesi e in generale della cucina orientale, dove se vogliamo rispettare le sue origini è sicuramente la varietà ideale da impiegare. Per conservarlo è ideale essiccarlo, come molti altri peperoncini.
I frutti sono estremamente piccanti, con circa 50.000 nella scala Scoville, lo troverete ovunque, io ho provato ad assaggiarlo sotto forma di una vera e propria pasta fresca, credetemi vi ustiona, fate attenzione!!!!
Produzione del tofu thai
Il tofu è un alimento 100% vegetale e si ricava dalla cagliatura del succo estratto dai semi di soia e dalla successiva pressatura in blocchi, ha generalmente un elevato contenuto proteico, un moderato contenuto di carboidrati e moderato contenuto di grassi polinsaturi.
Diffuso in quasi tutto l’estremo oriente ( Cina, Giappone, Corea, Vietnam, Thailandia, Cambogia ), il tofu non era ancora molto conosciuto nel mondo occidentale. Con l’aumentare degli scambi culturali ed un progressivo aumento di interesse verso la dieta vegetariana è diventato un ingrediente facilmente reperibile anche in Occidente.
Le esatte origini del tofu non sono mai state verificate. Ciò che si sa è che le tecniche di produzione sono molto antiche e che si sono diffuse ampiamente in tutta l’Asia e sappiamo per certo che era prodotto e consumato in Cina.
Le differenze nelle tipologie di tofu sono da attribuire alla varietà dei fagioli di soia, alla loro frazione proteica ed alla temperatura di coagulazione. In commercio troviamo principalmente due varietà di tofu: fresco e conservato.
Il tofu fresco è morbido e poco compatto, non subisce pressatura finale e viene fatto coagulare direttamente nel packaging finale. Il prodotto trattiene una maggiore quantità d’acqua e viene venduto immerso in acqua per mantenerne umido il contenuto.
Il tofu conservato, derivante dal primo, viene invece sottoposto ad ulteriori trattamenti come la fermentazione o l’aggiunta di aromi.
Il piatto tipico Thailandese per eccellenza: Spaghetti di riso Thai, Tofu, Uova, Cipolla, Germogli di soia, Verdure, Thai sauce, Arachidi tostate e Lime, vale la pena assaggiarlo perchè avrete appreso quanto detto sopra che il tofu proviene da una lavorazione artigianale, quindi tutto un' altro sapore.
Cibi strani in Thailandia e dove trovarli
Le persone di tutto il mondo si innamorano del cibo thailandese come il Curry, il Pad Thai, il Tom Yam o il Som Tam e spesso sentono parlare di ingredienti comuni come il peperoncino, la citronella, il basilico santo, il latte di cocco e la salsa di pesce. Tuttavia, c'è molto di più sulla scena culinaria thailandese che il Tom Yam e i curry. Potresti essere sorpreso di vedere che i thailandesi usano molti ingredienti "fuori dall'ordinario" per cucinare piatti sorprendenti e deliziosi. Ecco alcuni piatti e ingredienti thailandesi insoliti di cui forse non hai mai sentito parlare, ma che se hai la possibilità di provare non potrai mai dimenticare.
Il Khao Chae è una prelibatezza estiva, che significa "riso inzuppato in acqua fresca". "Khao" significa "riso" e "chae" significa "immergere".
Tradizionalmente il piatto viene preparato immergendo il riso al gelsomino cotto nell'acqua ghiacciata profumata naturalmente con fiori di gelsomino. Il riso viene servito con diversi contorni come Luk Kapi (palline di pasta di gamberi fritte), Phrik Yuak Sord Sai (peperone ripieno al vapore con pollo e gamberi tritati), Pla Chon Hang (pesce dolce tagliuzzato), Hom Daeng Yud Sai (scalogno ripieno fritto con pesce gatto macinato), Moo Foi (strisce di maiale dolce fritto), e Chai Pow Pad Kai (ravanello dolce fritto con uova).
I fagioli puzzolenti, ufficialmente noti come parkia speciosa, o Sataw in thailandese, sono un ingrediente popolare nella cucina della Thailandia meridionale, ampiamente utilizzato nei curry e nei piatti fritti.
I fagioli puzzolenti hanno un gusto e un aroma un po' forti e di solito aggiungono un profilo amaro e nocciolato al cibo. Un piatto classico e popolare è il Goong Pad Sataw (fagioli puzzolenti fritti con gamberetti) fatto con gamberetti freschi fritti con Sataw, pasta di peperoncino rosso e condito con salsa di pesce e zucchero di cocco. Si può anche aggiungere un po' di latte di cocco per renderlo più cremoso e attenuare il piccante.
Gli spaghetti di Khanom Jeen sono fatti con riso fermentato prima di essere estruso in uno spaghetto.
I Khanom Jeen sono spaghetti di riso freschi e sottili usati nella cucina thailandese. Sono fatti con riso fermentato (tipicamente fermentato per tre giorni), bollito e poi trasformato in noodles estrudendo la pasta risultante attraverso un setaccio in acqua bollente.
Khanom Jeen viene servito in molti tipi di brodo: latte di cocco, pesce al curry e peperoncino.
L'uso di insetti come cibo è stato a lungo una pratica comune in Thailandia, specialmente in alcune parti del paese come il nord-est dove la carne era poco disponibile in passato, gli insetti erano la loro seconda risorsa proteica. Gli insetti sono poveri di calorie, ricchi di proteine ed estremamente nutrienti.
Gli insetti più popolari usati come cibo includono cavallette, cimici d'acqua giganti, grilli, bachi da seta, vermi di bambù e scorpioni. Sono tutti preparati in modo molto simile, fritti fino a diventare croccanti e ben salati.
Il Pla ra ( pesce fermentato ) è una parte importante della cucina tailandese.
Pla Ra è un condimento tradizionale thailandese prodotto dalla fermentazione del pesce con crusca di riso o farina di riso tostato e sale fermentato in un contenitore chiuso per almeno sei mesi.
il Pla ra non è per tutti perché ha un odore molto forte, può essere sgradevole anche per alcuni thailandesi. Ma se si prova e si sviluppa un gusto per esso, non si torna indietro.
Il Santol è chiamato Kraton in Thailandia. In inglese è indicato come mangostano largo o frutto di cotone. Il frutto ha una spessa buccia gialla quando si apre per rivelare la polpa bianca cotonosa in segmenti di semi come il mangostano.
Mangiare zampe di pollo (o Teen Gai in thailandese) è comune in Asia, e ci sono molti modi per gustarle. In Thailandia, di solito si preparano le zampe rimuovendo la parte esterna e pulendole accuratamente.
Poi spesso brasati, fritti o bolliti in un brodo piccante e acido simile al Tom Yam. Hanno lo stesso sapore delle altre parti del pollo, ma hanno una consistenza diversa.
Le Kai Yeow Ma, o uova del secolo, sono fondamentalmente uova annerite che vengono conservate per mesi in una miscela di ingredienti come sale, calce e cenere. A causa del metodo di conservazione, l'uovo diventa di colore scuro e ha una consistenza cremosa, ma assume anche uno strano aroma. Tuttavia, è pastoso quando viene cotto e la consistenza cremosa dell'uovo è abbastanza soddisfacente. I thailandesi di solito usano l'uovo nell'insalata piccante e nei piatti fritti.
Vi consigliamo di provare due varianti thai che non hanno eguali in Italia: spiedini di coccodrillo o di serpente, credetemi questi due piatti sono i meno strani!!!!
Per chi non lo sapesse, si tratta di un uovo di anatra fecondato con un embrione sviluppato all'interno del guscio.
Non è per i deboli di cuore e di stomaco soprattutto!!!!!
Quando assaggerete il khai khao, dovrete mordere diverse consistenze, come ossa e piume, dell'embrione fecondato.
Le rane sono un piatto tipico, nonché uno dei cibi più bizzarri di Bangkok, soprattutto nella versione street food fritta, ma sono presenti anche in molti piatti tipici del nord della Thailandia. Al contrario della Francia o del Canada, dove delle rane si mangia e si utilizzano solo le zampe, a Bangkok non si butta niente. Oltre alle rane fritte, infatti, l’anfibio viene utilizzato intero anche per zuppe e stufati, mentre la pelle viene fritta e inzuppata nell’aglio, talvolta servita con il ketchup.
Anche un piatto apparentemente «innocuo» come la zuppa, a Bangkok può riservare qualche sorpresa sotto forma di ingrediente bizzarro. Ne è un esempio la Blood Noodle Soup, anche chiamata kuay tiew (noodle) nam tok (letteralmente, sangue gocciolante) o kuay tiew rue (barca), poiché il piatto era originariamente cotto e venduto da venditori di barche di legno su fiumi e canali. Questo piatto di noodle in brodo, che in genere contiene qualche pezzo di carne di mucca o di maiale, è però caratterizzato soprattutto dal colore rosso, dovuto all’utilizzo di sangue come addensante. Questo raccapricciante ingrediente è in realtà insapore e inodore, poiché mescolato con spezie e condimenti. Provare per credere, se in Italia vi è capitato di assaggiare il " sanguinaccio " allora riuscirete anche con questo piatto.
Un’altra zuppa davvero singolare, questa volta tipica proveniente da Singapore ma molto diffusa anche tra i cibi bizzarri di Bangkok, è la Pig Organ Soup. Questa zuppa chiara, servita con altri contorni opzionali e riso, consiste in brodo bollito con verdure salate, cipolla, pepe ma soprattutto con un mix di frattaglie di maiale tra cui fegato, cuore, intestino, stomaco, lingua, cubetti di sangue, fette di carne di maiale. È proprio il caso di dire che, se non si è abituati a questo genere di preparazioni, ci vuole fegato per mangiarla.
Poi ci sono tanti frutti sconosciuti di tanti colori e forme che abbiamo anche assaggiato, ma che non ci sono piaciuti. Su tutti spicca come un re il DURIAN: l’esterno è come un guscio dalla forma di un grosso cocomero verde, ma con tante punte spinose ed è il frutto che costa di più in assoluto! Spaccato questo enorme mallo escono dei frutti gialli e morbidi dalla forma di grasse banane sbucciate. Poichè non potevamo esimerci dall’assaggiare una tale “costosa prelibatezza”, ne abbiamo comprato una vaschettina… e l’abbiamo addentato! Devo dirvi che non ho mai mangiato un frutto dal sapore e dalla puzza così schifosi in vita mia!
In conclusione dove trovare tutte queste stranezze? Ovviamente nei mercati, sulle strade, nei locali tradizionali, ed ora tocca a voi!!!!
Il granchio nella cucina thai
Il profumo del mare thailandese, l’odore delicato del cocco… Il granchio alla thailandese porta con sè queste sensazioni, in un piatto che rappresenta un modo alternativo per gustare questo prodotto ittico così versatile.
Il granchio diavolo tailandese si trova prevalentemente nelle regioni costiere della Thailandia, in particolare nel Golfo della Thailandia e nel Mare delle Andamane. Questi granchi sono ben adattati a vivere in ambienti di acqua salmastra, dove l’acqua dolce e l’acqua salata si mescolano. Si trovano spesso negli estuari, nelle mangrovie e nelle acque costiere poco profonde.
All’interno del loro habitat, il granchio diavolo tailandese preferisce aree con molta vegetazione e riparo. Sono noti per scavare nel fango o nella sabbia, creando intricati tunnel e camere a scopo di protezione e riproduzione.
La raccolta e la pesca ricreativa del granchio diavolo tailandese è un’attività popolare sia tra la gente del posto che tra i turisti.
Poo Pad Pong Karee, il cui nome si traduce in “Granchio saltato al curry” è un tipico cibo thailandese che si distingue per il suo gusto squisito.
La preparazione consiste (come suggerisce il nome) in granchi saltati in pasta di curry e accompagnati da peperoni, pomodori e cipolle. In seguito, vengono aggiunte anche le uova, che danno loro una consistenza spessa, cremosa e spugnosa.
Prima di servire, si aggiungono anche cipolle verdi e prezzemolo in polvere per dare ancora più sapore. In questo modo, diventa uno dei piatti tradizionali thailandesi più gustosi che troverete facilmente in Thailandia.
Noi abbiamo assaggiato anche la versione con il pepe fresco, un gusto che non si dimentica.....pazzesco !!!!!
Dove mangiare il granchio
Durante il nostro viaggio alla scoperta di Bangkok ci siamo imbattuti quasi per caso nel ristorante Fikeaw Yao Wa Rat economico dove abbiamo mangiato super bene, cucina thai autentica senza troppi fronzoli!!!
Noi vi consigliamo questo ma sta a voi scegliere il vostro locale girovagando per le strade, lo street food è ovunque come anche i ristoranti, buona degustazione !!!!!
Madagascar
Le tradizioni malgasce: cosa mangiare
La ricchezza di quest’isola porta influenze anche in ambito culinario, la cucina infatti è varia e saporita.
L’elemento base della dieta malgascia è il riso, la principale coltivazione del paese, il malgasci hanno un legame viscerale con questo alimento, accompagnando tradizioni e riti nei villaggi. Spesso si riescono a fare anche due raccolti all’anno.
La cucina malgascia, che risente di numerose influenze, è abbastanza varia e saporita. Il Romazava zebù è il piatto nazionale, carne di zebù con riso e brodo di verdure e pomodori.
Altro piatto tradizionale è il Henakisoa amalona sy, carne di maiale e anguilla. Mentre l’Henakisoa ravitoco sy carne di maiale con puré di manioca.
Ottimo anche il pesce che è possibile mangiare ovunque lungo la costa.
E’ importantissimo non utilizzare mai l’acqua del rubinetto in Madagascar, ma è opportuno bere solo acqua imbottigliata o opportunamente purificata. Così anche il cibo deve essere opportunamente cotto, sia carni che verdure.
Nel vostro programma di viaggio in Madagascar dovete prevedere alcune tappe lungo le regioni della costa. Sulle spiagge delle località principali, Nosy Be, Antsiranana, Toliara e Anakao, proverete l’indimenticabile esperienza di consumare pesce appena pescato, grigliato e preparato direttamente in spiaggia.
Cosa mangiare di meglio di un buon piatto di frutti di mare, lungo la riva dello stesso mare da dove provengono?
Regalatevi l’esperienza magica di una cena in spiaggia con all’orizzonte l’accenno di un bellissimo tramonto sull’acqua!
Lungo le coste del Madagascar vi è l’abitudine di cucinare con condimenti piuttosto inusuali per noi europei, quali latte di cocco, vaniglia o chiodo di garofano: dovete provare questi piatti per la gioia del vostro palato!
La cucina malgascia è basata sull’impiego del riso, come accompagnamento nei piatti di carne, molto saporita, pesce freschissimo e legumi. Oltre al riso con carne di zebù, pollo o pesce, serviti in tutto il territorio, in Madagascar si mangia anche coniglio, anatra e capra. Il maiale può essere un tabù per motivi religiosi, ma viene regolarmente servito nei ristoranti della capitale.
Cosa mangiare dunque per fare un vero tuffo nella cucina quotidiano dei malgasci?
Dovete assolutamente provare il “Lasary Votabia,” specialità gastronomica presente in tutta l’isola.
È conosciuto anche come Rougail ed è un accompagnamento delizioso, nonostante la sua semplicità: pomodori a pezzetti quadrati con cipolla finemente tagliata e prezzemolo, il tutto bagnato da succo di limone locale, gradevolmente intenso.
Generalmente mango o limone sottaceto: si aggiunge ai bordi del piatto principale come condimento.
Per concludere la lista dei piatti da assaggiare in Madagascar, non potete non gustare l’amatissimo Maskita: è carne di zebù marinata e cotta allo spiedo. Da accompagnare con un bel bicchiere di birra fresca no????.
Coccodrilli del Madagascar
Madagascar ha un gran numero di laghi sacri quali sono la patria di coccodrilli, il lago sacro di Antsiranana nel nord del paese, il lago di Ampijoroa, Lago di Komakoma a ovest e, naturalmente, il lago sacro accanto al Antsanitia Resort a Mahajanga.
Per questi adoratori, è vietato uccidere uno di questi animali perchè sono per loro la reincarnazione degli antenati.
Carne chiara, dolciastra, dal gusto simile al pollo o al pesce, con pochi grassi e colesterolo, si può gustare al meglio fritta o in hamburger, noi abbiamo assaggiato gli spiedini, ma nei nostri ricordi rimangono anche altre prelibatezze come il filetto di zebù al pepe verde e la crema alla vaniglia fresca, paradisiaca!!!!
Ricette con la carne di coccodrillo
Essendo la carne di questo rettile molto simile a quella di pollo, uno dei modi migliori per assaporarla è tagliarla a straccetti, farla marinare per circa un’ora nel succo di limone con dell’aglio e aggiustando di sale e pepe, friggerli in abbondante olio rigirando i bocconcini in modo da farli dorare per bene, (magari accompagnati con delle verdure o del riso). Se siete amanti del BBQ, invece, potreste trovare durante il vostro viaggio delle vere e proprie grigliate.
Oppure vi capiterà come a noi, di assaggiare dei bocconcini di coccodrillo per degli appetitosi spiedini.
La nostra prima cena a base di carne di coccodrillo è stata al Resort Andilana a Nose By, ma è facile trovarlo anche fuori dai villaggi turistici.
Tra i piatti tipici Madagascar più amati troviamo il romazava, gustoso stufato di carne. Anche le spezie nella cucina malgascia hanno un ruolo centrale, provenienti dalle influenze asiatiche, africane ed europee. Non perdetevi inoltre tra le cose da mangiare in Madagascar durante il viaggio il ravitoto, a base di foglie di manioca, o il masikita, spiedini di carne tipici della cucina africana. Inoltre, non mancano gustosi dessert preparati con la pregiata vaniglia locale, frutto anche delle influenze francesi, accompagnando il tutto con il ranon’ampango, un tè di riso bollito, e il rum. Un mix di sapori frutto della biodiversità e della storia locale, creando sapori unici come quest’isola.
Considerato il piatto tipico nazionale del Madagascar, imperdibile tra le cose da mangiare durante il viaggio per scoprire la sua cucina. Il Romazava è uno stufato di carne di zebù, verdure, cipolle e pomodori, accompagnato spesso dall’immancabile ciotola di riso. Un ingrediente importante di questo piatto, inoltre, è il brèdes mafana, chiamato anche in malgascio anamalaho. Una pianta che contiene un amminoacido, lo spilantolo, che pizzica leggermente e ha un sapore agrumato.
Un piatto molto semplice, ma ricco di sapori anche grazie all’abile utilizzo che la cucina del Madagascar fa delle sue spezie, aggiungendo spesso anche aglio e zenzero, soffritti insieme alla carne per creare un aroma intenso. Per rendere il piatto più liquido, viene aggiunto del brodo, rendendo così il piatto più simile a una zuppa o meno denso, in base alle preferenze. Come accompagnamento oltre al riso, può essere presente anche una salsa a base di peperoncino; ideale per gli amanti del piccante.
Sostanziosa zuppa assolutamente da mangiare in Madagascar per provare la sua cucina e il miglior cibo offerto dall’isola. Non perdetevi la Lasopy, zuppa tipica a base di rape, pomodori, porri, patate, cipolle, fagiolini e molti altri ingredienti. Le verdure vengono poste in una pentola e fatte sobbollire insieme a ossa e carne, conferendo così agli ingredienti un sapore più intenso. Una volta intenerite, le verdure sono frullate, ottenendo una passata densa.
Sono poi aggiunti i condimenti e il lasopy viene servito caldo, preferibilmente in delle grandi ciotole e accompagnato da del riso o un pezzo di baguette. A parte, se amiamo i sapori piccanti, possiamo trovare la salsa a base di peperoncino chiamata sakay. Uno dei comfort food più amati della cucina locale, se vi state chiedendo cosa si mangia qui durante il vostro viaggio. Apprezzato anche per le sue proprietà nutritive e la sua alta digeribilità, è tra i piatti più popolari per la sua bontà e semplicità.
Sostanziosa zuppa assolutamente da mangiare in Madagascar per provare la sua cucina e il miglior cibo offerto dall’isola. Non perdetevi la Lasopy, zuppa tipica a base di rape, pomodori, porri, patate, cipolle, fagiolini e molti altri ingredienti. Le verdure vengono poste in una pentola e fatte sobbollire insieme a ossa e carne, conferendo così agli ingredienti un sapore più intenso. Una volta intenerite, le verdure sono frullate, ottenendo una passata densa.
Sono poi aggiunti i condimenti e il lasopy viene servito caldo, preferibilmente in delle grandi ciotole e accompagnato da del riso o un pezzo di baguette. A parte, se amiamo i sapori piccanti, possiamo trovare la salsa a base di peperoncino chiamata sakay. Uno dei comfort food più amati della cucina locale, se vi state chiedendo cosa si mangia qui durante il vostro viaggio. Apprezzato anche per le sue proprietà nutritive e la sua alta digeribilità, è tra i piatti più popolari per la sua bontà e semplicità.
Tra i Madagascar piatti tipici più popolari se vi state chiedendo cosa si mangia in questo paese per provare il cibo malgascio e la sua cucina tradizionale. A base di foglie di manioca tritate insieme alla carne di maiale, è una ricetta che rispecchia l’anima più rustica malgascia e della sua cultura. Il termine ravitoto indica appunto le foglie della manioca, che sono qui sminuzzate finemente e sottoposte a una lenta cottura con la carne, dando al piatto così la parte grassa e amalgamando perfettamente gli ingredienti tra di loro.
L’origine di questo cibo tra i migliori piatti tipici del Madagascar e della sua cucina è da ricercare nelle tradizioni contadine dell’isola, quando la manioca era tra gli alimenti più versatili e alla base dell’alimentazione. La ricetta può essere arricchita da zenzero e aglio, aggiungendo note aromatiche, e accompagnato sempre da riso bianco. Una variante di questa pietanza prevede anche il latte di cocco, rendendolo più cremoso e dolce. La sua preparazione semplice, lo rende uno dei piatti più apprezzati anche nei ristoranti locali, essendo comunque ricco di sapori.
La vaniglia del Madagascar
La vaniglia che usiamo in cucina deriva dai baccelli della pianta della vaniglia naturale, nota anche come vainiglia, una specie di orchidea il cui profumo è unico, caratteristico e famosissimo della spezia sta tutto nei baccelli, che devono essere sottoposti a un particolare processo di fermentazione restando sulla pianta. Solo così si sviluppa il principio odorante della vanillina, che varia da pianta a pianta e dipende anche dal territorio di origine e di coltivazione.
La Vaniglia Bourbon (detta anche Vaniglia Madagascar), considerata quasi la migliore vaniglia del mondo, grazie anche a un tasso di vanillina compreso tra 1,6 e 2,4 per cento, il più alto in natura; poi ci sono la Vaniglia Tahiti.
Le piante di vaniglia Bourbon producono una bacca nera grassa ed elastica, con un profumo floreale tipico e un sapore morbido e goloso.
Il processo di trasformazione di frutti inodore nella spezia dall’aroma inconfondibile e gradevole è molto complesso e ci sono varie tecniche per lavorare la vaniglia Bourbon; le prime piantagioni vennero impiantate sull’isola di Nosy Be, per poi diffondersi su gran parte del territorio del paese, grazie al clima umido tropicale favorevole allo sviluppo della pianta, ed è lì che abbiamo fatto un tour alla scoperta delle piantagioni e si ha la possibilità di acquistarne un pò come ovviamente abbiamo fatto.
Visitare una piantagione di vaniglia in Madagascar rappresenta per il viaggiatore una vera esperienza sensoriale e anche la possibilità di vedere con i propri occhi quale lavoro, fatica e difficoltà si celino dietro all’inebriante fragranza che ha conquistato il mondo.
Impiego in cucina della vaniglia
Le sue note aromatiche si sposano benissimo con il cioccolato, ma anche in abbinamento ad altre spezie come la cannella o lo zenzero che ne esaltano il sapore.
Dopo aver svuotato bene la bacca ed estratto i semi e la polpa della vaniglia, potete utilizzare il baccello per realizzare un tè alla vaniglia fatto in casa, come abbiamo fatto noi, ma il suo impiego non si limita quì.
Noi abbiamo avuto la fortuna di assaporare una crema alla vaniglia dal sapore inebriante per il palato e che non si può dimenticare.
Questa preziosa spezia viene utilizzata in pasticceria, ma ci sono abbinamenti col salato che sono sorprendenti.
Se nelle cucine orientali e in quella africana la vaniglia si può impiegare anche in piatti salati, nella nostra tradizione gastronomica questa spezia trova spazio soprattutto in pasticceria.
Il Koba Ravina di Madagascar è una torta di riso avvolto con una foglia di banana:
ingredienti
- 250 g farina di riso
- 3 banane mature
- 1 bella stecca di vaniglia
- 2 cucchiaio di zucchero
- foglie di banano
- 3 grandi manciate di arachidi
- 2 cucchiaio di olio di arachidi
La ravina di Koba viene consumata quotidianamente dalla stragrande maggioranza dei malgasci, non sarà difficile trovarla e assaggiarla.
Il sapore dolce della banana e della vaniglia, il riso glutinoso, lo zucchero di canna e la consistenza delle arachidi tritate forniscono un risultato sorprendente e abbastanza unico, avvolto in foglie di banano e brevemente cotto a vapore.
Altre specialità malgasce
Piatto tipico delle regioni rurali del Madagascar e profondamente legato alle tradizioni locali della cucina e del cibo locale. Il sesika è una salsiccia preparata in modo casalingo usando soprattutto la carne e il sangue del maiale, come il nostro sanguinaccio, insaccando poi il tutto in un budello naturale. Tra le cose da mangiare in Madagascar probabilmente riservato per chi ama i sapori più forti e decisi, anche se non si tratta di qualcosa estraneo anche alle preparazioni della cucina nostrana. Sull’isola il sesika ha radici antiche ed era in origine un piatto celebrativo, cucinato soprattutto per occasioni speciali.
La sua preparazione avviene unendo al sangue la carne di maiale e aggiungendo delle spezie per insaporire il tutto, tra cui cipolla, zenzero, aglio e anche foglie di manioca tritate. Questo impasto è poi insaccato nel budello e cucinato lentamente, stufato o bollito. In questo modo, i sapori sono amalgamanti tra i loro e la consistenza è compatta e morbida. Il gusto è molto saporito e intenso, con una nota speziata e il sapore unico che dona il sangue del maiale. Anche questo piatto si presenta spesso accompagnato alla ciotola di riso bianco e può essere aggiunto del piccante per esaltare così i suoi sapori
Un piatto semplice e nutriente a base di riso e verdure, è alla base dell’alimentazione tra le cose che si mangiano in Madagascar. Il riso, l’alimento base della cucina malgascia, è il vary, mentre le verdure a foglia verde sono chiamate anana. Gli ingredienti che accompagnano il riso, inoltre, possono variare in base alle stagionalità e alle disponibilità, garantendo in questo modo sempre la freschezza di questa preparazione che può essere arricchita anche da carne o pesce, soprattutto il pesce secco che è un alimento molto utilizzato in Madagascar per il suo sapore e l’apporto proteico.
Le verdure a foglia verdi più diffuse invece all’interno di questo cibo Madagascar possiamo trovare gli spinaci o la moringa. La preparazione è semplicissima, in quanto il riso è cotto con le verdure, a volte viene aggiunto brodo o acqua aromatizzata, con cipolla o aglio. Un piatto inoltre amato per la sua leggerezza, bontà e i nutrienti al suo interno, che viene consumato in vari momenti della giornata. Semplice ma genuino e molto apprezzato, riflettendo la semplicità delle tradizioni dei piatti se ci chiediamo cosa si mangia di leggero in Madagascar.
Ma cosa mangiare in Madagascar di dolce tra il cibo e i suoi piatti tipici? Il koba è assolutamente uno di questi! Un dolce casalingo preparato con zucchero di canna, arachidi macinate e farina di riso, fa parte delle ricette tradizionali dell’isola, dove possiamo trovarlo anche con il nome di kobandravina. Questo piatto tipico è diffuso soprattutto nella zona dell’altopiano del Madagascar. Inoltre, possiamo trovarlo come street food molto diffuso anche in stazioni di servizio, tra i venditori ambulanti e nei mercati.
Questo dolce è preparato avvolgendo la pastella creata con le arachidi macinate alle banane schiacciate, farina di mais e miele all’interno di una foglia di banano. Il tutto è cotto al vapore o bollito, creando così delle piccole tortine. Quando la pastella è solida, il nostro koba gustosissimo è pronto. Inoltre, grazie ai suoi ingredienti, è anche un dolce naturalmente privo di glutine e viene aromatizzato con la vaniglia malgascia che gli conferisce un sapore intenso e un profumo unico. Non sarà raro trovare durante il vostro viaggio in Madagascar venditori ambulanti che urlano Koba… Koba… vao mafana!, cioè Koba caldo!
Tra i piatti più gustosi che vi consigliamo di mangiare in Madagascar per scoprire la sua cucina tipica, il cibo e i piatti della tradizione malgascia, non perdetevi l’Akoho sy Voanio. Ricetta antica a base di pollo, chiamato akoho, e di latte di cocco, il voanio, riflette le influenze storiche giunte sull’isola per via delle sue spezie, unendo ingredienti più tropicali. Un riflesso della cultura malgascia all’interno della sua cucina, è un piatto molto amato soprattutto per la sua consistenza cremosa donata dal latte di cocco e la ricchezza dei sapori, che si uniscono perfettamente al pollo.
Una ricetta semplice e molto buona anche grazie alla lenta cottura della carne del pollo, unita a zenzero, pepe, aglio e cipolla. La carne, una volta dorata, è stufata sempre piano e dolcemente all’interno del latte di cocco. Così il tutto diventa vellutato, con un sapore aromatico e un retrogusto dolce. In alcune varianti della ricetta, possiamo trovare anche verdure a foglia verde e pomodori; che danno anche un tocco di colore. Un piatto tipico malgascio equilibrato e gustoso, accompagnato da riso bianco.
Essendo la quarta isola più grande al mondo, con meravigliose coste e isole minori, sicuramente tra i piatti tipici e il Madagascar cibo che proverete, non può mancare il pesce! Grazie alla sua posizione nell’Oceano Indiano, non mancano infatti prodotti ittici freschissimi, come frutti di mare e crostacei. La cucina del Madagascar lungo le coste, dove il pescato è tra le economie principali per l’economia e rappresenta una parte fondamentale dell’alimentazione malgascia, offre molte ricette per gli amanti del pesce. Il trondro gasy, a base di pesce stufato con verdure, aglio e pomodori, è tra le cose che si mangiano in Madagascar a base di pesce, che può variare da carpe, tilapia o pescato locale.
Il tutto è cotto lentamente, rendendo la carne morbida e insaporita dalle spezie. Anche il pesce al cocco è un piatto tipico Madagascar amato, cotto nel latte di cocco e spesso con peperoncino. Infine, non manca il pesce alla griglia o fritto, sempre accompagnato dall’immancabile riso bianco e salse, le aragoste e i gamberi. Un ingrediente dal sapore forte e molto utilizzato nella cucina locale, è il pesce essiccato.
Le influenze asiatiche presenti sull’isola, si riflettono anche nella cucina nazionale, nell’uso del suo cibo nei piatti tipici e tra le cose che troveremo da mangiare qui. Il misao, infatti, ci ricorderà molto la cucina cinese, ma è tipico del Madagascar, riflettendo l’unione di varie culture. Un piatto a base di noodles di riso o grano, condito con spezie, carne o pesce, e verdure. I noodles, dopo la cottura, sono saltati in padella con cavoli, fagiolini, peperoni, zenzero e carote, aggiungendo poi le proteine.
Tra la carne più usata troviamo maiale, pollo o manzo, ma anche gamberi o frutti di mare. Le spezie aggiunte esaltano tutti i sapori, aggiungendo a piacere anche piccante. Una ricetta della cucina Madagascar preparata spesso nel Wok rendendo le verdure croccanti. Un pasto consumato in qualsiasi momento, ma anche in occasioni speciali per la versatilità e la possibilità di combinare ingredienti e sapori.
Infine, chiudiamo in dolcezza tra le cose che si mangiano in Madagascar che vogliamo consigliarmi per provare il cibo e i piatti della cucina malgascia. Dolce delizioso e semplice a base di banane fritte, valorizza perfettamente gli ingredienti locali. Tradotto come pane di banana, è più paragonabile a una frittella, dolce e croccante, ma con un interno morbido.
Per la sua preparazione sono usate le banane mature, tagliate in piccoli pezzi e immerse in una pastella di zucchero, acqua e farina, a cui può essere aggiunta anche vaniglia o cannella. Il tutto è poi fritto per immersione, facendo diventare croccantissime e dorate le frittelle di banana. Spesso il Mofo Akondro è servito caldo ed è un’ottima e popolare merenda, venduta come street food tra i piatti tipici malgasci dei venditori ambulanti.
La maggior parte dei malgasci mangia riso due volte al giorno, a volte anche tre. Carne, verdure, fagioli e altri alimenti si accompagnano al riso, l’elemento principale della cucina del Madagascar. Non c’è da sorprendersi se si attraversa il Paese, e in particolare gli altopiani terrazzati per la coltivazione del riso, le famose rice terrace. L’espressione “mangiare un pasto” nella lingua malgasciasi traduce letteralmente con “mangiare il riso”. Nella cucina tradizionale malgascia il riso costituisce il centro del piatto. La carne, le verdure cotte o marinate e gli altri contorni vengono serviti con e intorno ad esso
Lo street food in Madagascar
La cucina malgascia è molto basica, consiste ovviamente nel vary (il riso bianco) accompagnato da pesce o carne in salsa di pomodoro, bolliti di manioca o patata dolce, oppure la tsaka, che è un mix di erbe tipo spinaci come il ravinbleu, gli anamamy, kimalao (o bred mafana) sedesiny e bodomorongo, che mischiati a carne o pesce consistono nel celebre ramazava.
Le terre desertiche del sud ovest possono produrre esclusivamente queste erbe e la manioca, queste piccole conserve non presentano la data di scadenza e contengono un liquido rossastro che è difficile immaginare che sia stato derivato dal pomodoro. Se pero’ questi piatti vengono cucinati con ingredienti genuini possono anche essere molto buoni.
I Vezo sono un etnia che non ha tabu’ alimentari, come la maggior parte delle etnie del Madagascar. Le ristrettezze economiche ed effettivamente la bonta’ di certe carni possono spiegarne il consumo; vengono infatti abitualmente mangiati delfini e tartarughe di mare (fano) o di terra (tsakafy). Una volta durante un'escursione mi è capitato di assaggiare delle strane striscioline bianche e quindi chiesi a chi le vendeva di cosa si trattasse, e mi spiego’ che si trattava di “tinainy fano” ovvero intestini di tartaruga marina bolliti… questo è un chiaro esempio di street food del sud ovest malgascio!
Pur con i limiti di consumo imposti dalla religione (e in alcune zone è addirittura un tabù!), anche il maiale trova vario utilizzo nella gastronomia locale: citiamo ad esempio il piatto henakisoa ravitoto sy, carne di maiale accompagnata da purè di foglie di manioca, o ancora henakisoa amalona sy, carne di maiale combinato ad anguilla. In queste preparazioni, la carne viene cotta lentamente, poi saltata in padella insieme all’aglio e alle foglie pestate di manioca (ravitoto) e servita con riso al cocco o più semplicemente riso bianco bollito.
Tra le spezie più utilizzate non può mancare di certo il latte di cocco, la vaniglia, la cannella, il pepe, i chiodi di garofano e soprattutto la salsa pili pili, a base di peperoncino piccante.
Viticoltura nel mondo
I vini americani
CALIFORNIA: capitale del vino americano
La California è indiscutibilmente la capitale del vino negli Stati Uniti, responsabile di circa il 90% della produzione vinicola del paese. La Napa Valley e la Sonoma Valley sono le regioni più famose, rinomate per i loro Cabernet Sauvignon, Chardonnay e Pinot Noir di livello mondiale.
Il clima mediterraneo della California, con le sue giornate calde e le notti fresche, crea condizioni ideali per la viticoltura. La Napa Valley, in particolare, è celebre per i suoi vini rossi corposi e complessi, mentre la Sonoma Valley offre una maggiore varietà di terroir, producendo vini che spaziano dai rossi strutturati ai bianchi freschi e aromatici.
Oregon: La Terra del Pinot Noir
A nord della California, l’Oregon ha guadagnato notorietà per i suoi Pinot Noir eleganti e raffinati. La Willamette Valley, con il suo clima fresco e nebbioso, è particolarmente adatta a questo vitigno. I vini dell’Oregon sono spesso caratterizzati da una maggiore acidità e un profilo aromatico complesso, con note di frutti di bosco, spezie e terra. La regione sta anche sperimentando con varietà come Chardonnay, Riesling e Syrah, ottenendo risultati promettenti.
Washington: Diversità e Innovazione
Washington è la seconda regione vinicola più grande degli Stati Uniti e si distingue per la sua diversità climatica e geologica. La Columbia Valley è la principale area vinicola, dove si producono vini ricchi e fruttati come Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah e Chardonnay. Le condizioni di coltivazione uniche, con estati calde e secche e inverni freddi, consentono una lunga stagione di crescita che favorisce la concentrazione di aromi e sapori nei vini.
New York: La Tradizione del Riesling
Sulla costa orientale, lo stato di New York è noto soprattutto per i suoi vini bianchi, in particolare il Riesling, prodotto nella regione dei Finger Lakes.
Il clima fresco e le lunghe stagioni di crescita permettono ai viticoltori di ottenere vini bianchi aromatici, con un’equilibrata acidità e una notevole capacità di invecchiamento. Oltre al Riesling, la regione produce anche ottimi Gewürztraminer, Chardonnay e Cabernet Franc.
Anche in questo caso vi è una sostanziale differenza tra l’ovest e l’est del Paese.
Partendo dall’assunto che vino americano vuol dire perlopiù vino californiano, è dunque il versante occidentale quello più vocato, con Sonoma e Napa Valley tra le aree più famose.
Qui sono i vitigni cosiddetti internazionali a farla da padroni, con il rosso Cabernet Sauvignon a dettare legge; seguono poi il Merlot, il Syrah (localmente chiamato Shiraz), il Pinot Nero ed il semi-autoctono Zinfandel, che nient’altro è che il nostrano Primitivo, sbarcato in America secoli fa.
Tra i bianchi quello più coltivato è lo Chardonnay, seguito da Riesling, Pinot Grigio e Gewürztraminer.
La costa orientale invece vede un consistente utilizzo di vitigni autoctoni, frutto di ibridazioni tra la vitis labrusca e la vinifera: si sente spesso parlare di varietà come la Concord, il Baco Noir e la Catawba (rosse), e Niagara, Seyval Blanc, Vidal tra le bianche, con le ultime due utilizzate per i famosi “ice wines“, i vini di ghiaccio.
Tra le bacche internazionali, troviamo un vigneto allevato perlopiù con varietà bianche, come lo Chardonnay, il Gewürztraminere il Riesling, e tra quelle nere il sempre presente Cabernet Sauvignon affiancato dal Merlot.
LE ZONE DI PRODUZIONE
La California è lo Stato che dal punto di vista enoico ed eno-turistico è il più importante, coprendo da sola circa il 70% della produzione nazionale.
Napa Valley e Sonoma sono i centri nevralgici della produzione di vino; in queste due aree, poste a nord di San Francisco, sono distribuite la maggior parte delle cantine e dei vigneti, grazie ad una posizione strategica, vicina all’oceano e protetta dalle montagne.
Le gemelle della West Coast sono la vetrina dei vini californiani; favorite da un mosaico di terroir, le due zone si suddividono in un numero ineguagliabile di denominazioni. Se Napa beneficia di una maggiore notorietà, Sonoma affascina per il suo perfezionismo.
Sono queste le due regioni elettive dello Zinfandel, che viene coltivato e prodotto dalla maggior parte delle wineries.
Poco più a nord della California troviamo altri due stati emergenti nel panorama enoico nazionale ed internazionale: Oregon e lo Stato di Washington, ai confini con il Canada.
L’Oregon è la Borgogna delle nuove frontiere del vino; le estati meno calde di quelle californiane e gli inverni meno freddi di quelli dello Stato di Washington offrono le condizioni ideali per sublimare ilPinot Nero.
La produzione è diventata significativa dal 1960, e questo Stato offre la miglior qualità di tutto il Paese.
Negli ultimi anni lo Stato di Washington, supportato dall’entusiasmo del settore, è diventato il secondo produttore del Paese.
I terreni vitati sono divisi in due dalla catena montuosa delle Cascades, che da Vancouver corre fino alla California. Le montagne bloccano le nuvole in arrivo dall’oceano rendendo necessaria l’irrigazione sul versante orientale dello Stato.
Ci spostiamo verso la costa est per andare a trovare lo Stato di New York, il più prolifico produttore della East Coast.
Con una produzione destinata al mercato interno, la regione è nota per il suo atipico impianto di vitigni composto da un 70% di varietà ibride americane, tra cui il Concord ed il Niagara. Mentre la costa occidentale gode di un clima simile a quello mediterraneo, quella orientale è connotata da inverni rigidi, simili a quelli dell’Europa centrale, dell’Alsazia e della Germania, per questo i vignaioli locali hanno optato per vitigni aromatici come il Riesling ed il Gewürztraminer.
È un mondo nuovo per noi europei, da nostra abitudine ce ne siamo portate in Italia un paio di bottiglie per poi condividere con gli amici, sta a voi ora degustare e giudicare !!!!
Come abbiamo già accennato, la varietà di climi e terreni degli Stati Uniti è impressionante. Non tutte le zone sono adatte a produrre vino, e in effetti la viticoltura si è specializzata solo in alcuni stati, in particolare California, Oregon, e New York.
Scopriamo dunque quali sono i vini più rappresentativi di ognuno di questi Stati e le caratteristiche legate ai territori.
California
È senza dubbio la California lo Stato simbolo della viticoltura americana, con le sue valli dalle immense distese vitate.
I vini californiani, sia bianchi che rossi, hanno fatto scuola nel mondo, definendo uno stile ben preciso: corpo pieno, colore intenso, marcati sentori di legno, grande concentrazione di profumi e aromi, residuo zuccherino da leggero a importante. Questi vini hanno dato origine ad un “gusto americano”, a cui negli anni ‘90 e primi anni ‘2000 si sono adattati anche molti produttori italiani, vista la primaria importanza del mercato americano per l’export.
Oggi il gusto sta cambiando anche in USA: nei vini di più alta qualità assistiamo gradualmente a una riduzione di intensità e concentrazione a favore di eleganza e riconoscibilità del vitigno e del territorio, secondo un concetto di “terroir” più tipicamente europeo.
In California sono numerose le AVA, le varietà coltivate e gli stili di vino, grazie a due fattori morfologici e climatici di grande rilevanza: l’Oceano Pacifico, che genera correnti di aria fredda, che vanno ad abbassare la temperatura nelle vallate più esposte, e le catene montuose, che vicino alla costa proteggono i terreni dall’influsso della nebbia, creando così zone molto più calde e soleggiate, e consentendo di coltivare anche ad altitudini più elevate.
Ci è già capitato di dire che l’Italia è il paese che produce la maggior quantità di vino al Mondo.
Infatti al primo posto c’è la Spagna, al secondo la Francia e al terzo Cina. Poi noi, poi la Turchia. Considerate che, messi insieme, questi 5 paesi hanno un po’ più del 50% della superficie vitata mondiale!
Al nono posto troviamo l'uva Red Globe, che è una varietà rossa a seme molto grande, con polpa soda, utilizzata principalmente come uva da tavola, che può essere coltivata all'aperto in zone molto calde come la California, il Cile o l'Australia, ma che nella maggior parte del mondo viene coltivata in serra.
All’ottavo posto c'è l'uva Syrah o Shiraz, protagonista di molti vini rossi pregiati. È un vitigno internazionale che, dalla Francia, è stato esportato in tutto il mondo. In varie regioni italiane vengono prodotti vini eccezionali vinificati in purezza o in blend con altri vitigni.
Al settimo posto, ecco lo Chardonnay. Originario della Borgogna, è un incrocio tra Pinot nero e Gouais blanc. È molto duttile e si adatta bene a climi diversi, quindi si è diffuso rapidamente in Europa e nel resto del mondo, infatti è molto coltivato anche in California e Australia. Lo Chardonnay è anche protagonista di prestigiosi champagne, con bollicine fine e un gusto fresco leggermente agrumato.
Al sesto posto c'è l'Airén, un vitigno a bacca bianca diffuso quasi esclusivamente in Spagna, dove viene usato soprattutto come base per i brandy e nei tagli con altri vini. Infatti veniva tradizionalmente assemblato col Tempranillo per avere dei rossi più leggeri.
E proprio l'Uva Tempranillo è al quinto posto. Ampiamente coltivata in Spagna, dov’è forse la varietà a bacca nera più importante, e in Portogallo, dove entra a far parte del famoso Porto rosso. Una curiosità: in Italia è stato spesso confuso con la Malvasia Nera, quindi oggi non è chiaro quanti degli ettari di Malvasia censiti siano in realtà Tempranillo.
Al quarto posto, il rinomato Merlot, che è diffuso in tutta Europa, soprattutto in Francia e nella regione della Gironda, da dove probabilmente proviene. Questo vitigno si adatta facilmente a diversi tipi di clima e terreno e ne interpreta le caratteristiche come poche altre varietà in circolazione, tanto che, per esempio, i Merlot trentini o friulani sono completamente diversi da quelli toscani o siciliani.
E siamo arrivati in zona podio!
La medaglia di bronzo va all'Uva Sultanina che, come fa pensare il nome, viene coltivata soprattutto in Medio Oriente e Asia Centrale. Questa è stata la prima varietà senza semi coltivata al mondo!
Per questo motivo e per la sua dolcezza, come si sa, viene prodotta principalmente per essere essiccata e utilizzata in pasticceria. Però si consuma anche come uva da tavola, se ne producono vini negli Stati Uniti e in Turchia e si distilla per la produzione del raki, che è quella specie di grappa che si trova in Turchia, Grecia e Albania e che può essere aromatizzato all’anice.
Al secondo posto abbiamo il rinomato Cabernet Sauvignon, nato dall’incrocio di Cabernet Franc e Sauvignon Blanc. Come il Merlot, anche lui è originario della regione della Gironda e proprio in Francia è presente la maggior quantità di vigneti. È ampiamente coltivato anche in Cile, Stati Uniti, Australia e, ovviamente, in varie regioni italiane, tra le quali Veneto e Sicilia sono i maggiori produttori.
E finalmente al primo posto quale vino ci sarà? L’uva più coltivata al mondo è un’uva da tavola! Si chiama Kyoho ed è stata creata tramite incroci in Giappone, più del 90% si trovano in Cina e, oltre che in Giappone, si coltiva anche in Sud Corea, California e Cile. È famosa per i suoi acini dolci, con una grandezza superiore alla media e di colore rosso scuro, quasi nero. Ha semi grandi, ma con particolari trattamenti, si possono ottenere anche acini senza semi. Questa varietà è anche apprezzata per il suo succo, che rientra nella preparazione di cocktail.
Dove fare esperienze di degustazione a New York
Con oltre 470 aziende vinicole e 11 aree viticole americane, lo Stato di New York è senza dubbio uno dei principali attori nella produzione di vino statunitense.
Durante il vostro viaggio a NY potreste fare un' esperienza con un esperto di vini in una degustazione privata o in gruppo per scoprire e celebrare i sapori e gli aromi unici dei vini prodotti nelle diverse regioni vinicole di New York.
Vi consiglio due Aziende vinicole senza percorrere un' infinità di km se siete appassionati di vini nel mondo come noi:
L'Azienda vinicola Colloca Estate si trova nella parte più settentrionale della regione dei Finger Lakes nello Stato di New York, lungo le sponde meridionali del Grande Lago Ontario, per produrre i migliori vini, si concentrano su alcune varietà che crescono bene in climi freddi come Riesling, Chardonnay e Pinot Nero.
Point of the Bluff Vineyards ha più di 20 anni di esperienza nella vinificazione e la loro posizione con vista sul lago Keuka ti regalerà sicuramente una meravigliosa esperienza di degustazione.
Point of the Bluff Vineyards si trova nella regione dei Finger Lakes ed è l'ambiente ideale per uve come Riesling, Chardonnay, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Pinot Nero che vengono coltivate qui. Sono situati con vista sul lago Keuka, dove il suolo e l'aria assicurano che le viti crescano al massimo delle loro potenzialità.
In entrambi i casi vi consiglio di noleggiare un'auto ed esplorare la zona, prenotando in anticipo la degustazione ovviamente.
Se invece preferite rimane a NY city senza spingervi fuori dalla città, basta andare a Soho o altre cantine dove degustare i vini disponibili ed unirvi ad un' esperienza enogastronomica a lo stesso modo interessante.
Il mondo della birra
Birrifici americani
Numerosi stili di birra sono emersi negli Stati Uniti sin dagli inizi del movimento della birra artigianale negli anni Settanta, che vanno dalle variazioni sugli stili tradizionali europei a birre lager molto più sperimentali. Le birre artigianali americane impiegano frequentemente nuove varietà di luppolo americano come Cascade, Citra, Simcoe, Willamette o Warrior. Questi luppoli, sviluppati da coltivatori privati e università, contribuiscono al carattere distintivo di molte birre artigianali americane ma sono particolarmente importanti per il sapore dell'American Pale Ale (APA) e dell'American India Pale Ale. Queste birre possono discostarsi notevolmente dai tradizionali stili inglesi da cui sono state adattate e sono spesso decisamente amare, resinose o fruttate.
Un pò di storia......
Le tribù di nativi americani nelle terre ora possedute dagli Stati Uniti producevano birra prima dell'arrivo degli europei.
Una ricetta era composta da mais, linfa di betulla e acqua. Il primo riscontro di produzione di birra da parte di popolazioni non native risale al 1587 e il primo birrificio commerciale negli Stati Uniti fu costruito dalla Compagnia olandese delle Indie occidentali nel 1632.
Siccome il numero dei birrifici interessanti negli Stati Uniti è davvero elevatissimo e, probabilmente, non basterebbe una intera vita per visitarli tutti, abbiamo pensato di selezionare dieci realtà produttive artigianali che riteniamo maggiormente interessanti, non solo per la distribuzione geografica, ma soprattutto perché garantiscono la possibilità di effettuare visite guidate al sito produttivo. Si tratta di una soluzione molto importante da sfruttare per chi si trova all’estero in vacanza, in quanto permette di ottimizzare i tempi e l’organizzazione, nonché di vivere l’esperienza in birrificio con un altro grado di soddisfazione!
Boulevard ha tre livelli di tour: tour pubblici gratuiti, tour degustazione e tour privato. Il tour gratuito di un’ora offre uno sguardo dietro le quinte di uno dei migliori birrifici del Missouri, oltre a una panoramica storica sulla birra locale. I tour a pagamento offrono una visita molto più prolungata (circa 2 ore), includendo anche degustazioni di birra e qualche prelibatezza da mangiare.
Birrifici negli USA
Tröegs a Hershey, Pennsylvania
Tröegs permette una visita autoguidata attraverso un percorso in birrificio, senza particolari imposizioni di tempistiche e consentendo di spostarsi abbastanza liberamente nei diversi ambienti di produzione. Questa formula è gratuita, seppur poco intensa dal punto di vista tecnico. Per qualche curiosità in più sono previste delle visite guidate su prenotazione, che includono alcune degustazioni e un bicchiere di souvenir.
Sweetwater ad Atlanta, in Georgia
Sweetwater Brewing dal mercoledì alla domenica organizza per una decina di dollari visite guidate che includono un bicchiere marchiato e sei assaggi di birra. La visita agli ambienti di produzione è piuttosto frettolosa, ma la possibilità di gustare una così ampia selezione di birre è davvero notevole!
Stone Brewing Company a Escondido, California
Una pietra miliare tra i birrifici più conosciuto tra i birrofili di tutto il mondo! L’azienda prevede differenti opzioni di visita, con la possibilità di degustare anche tutta la gamma dei prodotti… ma soprattutto lo staff delizia gli ospiti con una birra speciale, offerta solo ai visitatori!
Sierra Nevada a Chico, California
Il birrificio della Sierra Nevada a è forse quello meglio organizzato in termini di ospitalità. Offre numerose alternative per assecondare le esigenze di ogni appassionato e curioso (ovviamente a pagamento): il tour autoguidato da esplorare a tuo piacimento, il tour didattico di degustazione che dura solo 30 minuti, un tour di ingegneria, un tour di tre ore per i fanatici della birra, un tour della sostenibilità e il tour standard del birrificio.
Brooklyn Brewery a Brooklyn, New York
Questo birrificio si trova proprio nel quartiere alla moda di Williamsburg a Brooklyn, per questo la sua visita ha un fascino unico e particolare. Il tour, su prenotazione, è riservato a piccoli gruppi e offre ai visitatori la possibilità di vedere differenti aspetti della produzione, in un tempo ragionevole di circa 30 minuti.
Muoversi a NY come già detto è facile soprattutto con la metropolitana, tra le varie tappe da non perdere se siete dei bevitori di birra vale la pena fare un salto anche lì, qui di seguito c è l' indirizzo Brooklyn Brewery, 79 N 11th St, Brooklyn ora sta a voi fare la vostra esperienza !!!!
La tradizione della birra inglese
In questo articolo troverete tutto quello che riguarda le birre che nascono nei Paesi del nord Europa, incominciando dalla birra britannica, la maggiormente consumata è tipo ale, una birra ad alta fermentazione, diversamente dalla stragrande maggioranza degli altri paesi in cui il mercato è dominato dalle lager, a bassa fermentazione, che hanno superato le ale e avuto maggior successo.
In Inghilterra, Irlanda e Scozia si preferisce inoltre conservare e distribuire al dettaglio la birra in fusti, piuttosto che in bottiglia:il vantaggio è che in questo modo la birra continua la sua maturazione nelle cantine dei pub in attesa di essere servita, anziché terminare nei birrifici.
Il panorama della birra irlandese è dominato dalle stout, in particolare dalla Guinness, tra l'altro la mia preferita !!!!!!!!
L'arte birraria in Irlanda ha una lunga tradizione, e all'inizio del 1800 si contavano oltre duecento birrifici nel paese, 55 dei quali solo a Dublino. Col passare del tempo molti però chiusero i battenti e, ad oggi, ne restano solo una dozzina.
Storicamente l'Irlanda produceva birre ale, senza l'impiego di luppolo, in quanto questa pianta non cr
esceva sull'isola, mentre tutti gli altri Paesi l'avevano adottato come ingrediente per preservare il gusto delle loro birre.
In Scozia si produce birra da circa 5000 anni. La tradizione celtica di utilizzare erbe amare nella produzione rimase più a lungo che nel resto dell'Europa. Le due principali città scozzesi, Glasgow e Edimburgo, hanno storicamente ospitato i principali birrifici del paese. Edimburgo in particolare divenne centro di esportazione di birra scozzese in tutto il mondo.
Etichette più conosciute: le birre inglesi
Le birre inglesi sono caratterizzate da una gradazione alcolica medio-bassa, beva e corpo esili con, aromi conferiti per lo più da malti e luppoli (biscotto, nocciola, tostature dai malti, terroso, floreale da luppoli) – nonostante in alcuni casi sia presente un lieve fruttato dai lieviti ad alta fermentazione.
Fuller’s – ESB nasce dall’incontro di due birre con le acque ricche di sali delle sorgenti locali fa nascere le “Burton ales”, ossia pale ales in cui la presenza di sali aumenta la percezione dell’amaro, si distinguono per aromi di cracker e biscotto sui quali si innestano le note terrose e floreali dei luppoli britannici.
Samuel Smith – India Ale ossia le English IPA presentano scarsissima carbonazione, schiuma assente o evanescente, colore ramato, note di biscotto al miele arricchite da un amaro finale ben calibrato con profumi di fiori bianchi, terra, radice, ruggine.
Hopback Brewery – Summer Lightning sono chiare, leggere e luppolate con varietà classiche inglesi; presentano carbonazione talvolta leggermente più vivace delle loro controparti tipiche, aromi di miele e cereali, corpo da watery a leggermente oleoso ed un finale amaro da luppolo, con note che spaziano dal floreale/terroso tradizionale ai cenni agrumati e tropicali.
Samuel Smith – Nut Brown Ale si tratta di birre color marrone da scarico a intenso dalla scarsa carbonazione, aromi che ricordano la nocciola, la frutta secca e il toffee, corpo da esile a medio.
Eldridge Pope et al. – Thomas Hardy’s Ale (Barley wine), George Gale Old Prize Ale (Old Ale), Belhaven – Wee Heavy (Scotch Ale) più comunemente conosciuta come Old Ale, è caratterizzata da aromi compositi e intensi: frutta disidratata (fichi, prugne), cioccolato, grandi lievitati scuri (pumpernickel), melassa, note etiliche e maderizzate, potenzialmente terziari conferiti da contaminazioni di brettanomycese lattiche.
I Barley Wine (“vini d’orzo”): si tratta, anche in questo caso, di birre di forte gradazione alcolica (non “scura” però, ma da dorata a ambrata) dal residuo zuccherino da contenuto a medio-alto, con note di frutta disidratata o sotto spirito (albicocca, confettura d’agrumi), marzapane, mandorla amara, Sherry o Porto: la differenza sostanziale tra le due tipologie, oltre alla gradazione cromatica e alla gamma di aromi che si porta dietro, è che nei barley wine non sono ammesse acidità o contaminazione microbica.
Infine le Wee Heavy: di corpo leggermente più viscoso rispetto alle “sorelle” inglesi, si contraddistinguono per note di frutta cotta intense, maggiore dolcezza e la presenza di un caratteristico sentore di burro.
Samuel Smith’s – Taddy Porter (Porter), The Kernel – Export London 1890 (Foreign Extra Stout)
le porter contemporanee si connotano per forti sentori di nocciola, cioccolato al latte, caffè, con le note “bruciate” tenute sotto controllo e una bevuta in generale più tonda e watery delle sorelle stout.
Queste ultime, per contro, presentano aromi di cioccolato fondente, cacao, empireumatici con finale secco e amaro da tostatura.
Se vi trovate a Londra avrete una vasta scelta tra i migliori pub dove degustare le birre inglesi, noi vi proponiamo il Ye Olde Cheshire Cheese (145 Fleet Street) : oltre ad essere uno dei pub più antichi di Londra, situato a Fleet Street. Questo pub storico ha una ricca storia e lo abbiamo scelto per il magnifico edificio esterno, eravamo curiosi di entrare dopo aver fatto una semplice ricerca online dei migliori pub di Londra.
Le birre irlandesi
Esistono principalmente tre tipi di birra in Irlanda e anche nel mondo: le Lager, le Ale e le Stout. -
L’lrlanda è il paese della Stout, birra dal tipico colore nero, caratterizzata dalla quasi assenza di bollicine e da una schiuma densa come panna. E’ molto diffusa grazie soprattutto ai costi contenuti.
A Cork, e in tutto il sud-ovest del paese, i conoscitori vengono particolarmente conquistati dalla Murphy, ha un gusto pieno e ricchissimo, un deciso sapore di malto e un aroma tutto speciale, derivante dal luppolo utilizzato, che è di qualità a dir poco eccelsa. La schiuma è molto fine e persistente; si sposa perfettamente con la carne di maiale, soprattutto con arrosti e insaccati.
Invece un altra Stout che pian piano si sta ritagliando una buona fetta di mercato è la Beamish, dal colore bruno opaco che, unito ad un gusto pieno e ricchissimo, un deciso sapore di malto e un aroma tutto speciale, derivante dal luppolo utilizzato, una schiuma assai corposa, rende alla perfezione la cremosità che accarezzerà il palato. L´aroma ricorda il pane appena bruciacchiato, con sentori di pepe e caffè forte, il finale è decisamente più secco e liquoroso di quello di molte stout. L’abbinamento migliore è con piatti a base di frutti di mare, purché privi di sapori troppo invadenti.
Le Lager sono le birre chiare, le bionde, quelle forse più presenti nell’immaginario collettivo. Solitamente sono caratterizzate da una gradazione medio/bassa, da un gusto pulito e da una più accentuata “frizzantezza”. In Irlanda la più diffusa è la Harp ma anche la Caffreys è un’ottima scelta.
La categoria Ale indica invece le birre prevalentemente rosse, la Smithwicks (pronunciare “Smiticks”), dal vago sapore di caramello, davvero ottima. La si trova in Europa con un nome di esportazione più facile da pronunciare: Kilkenny. Altra Ale degna di segnalazione è la Bass.
Per ultima ma non per importanza, la mia preferita, la Guinness con il suo colore nero opaco dall’inconfondibile spuma cremosa, densa e persistente. Offre un aroma intenso di tostato con un gusto dall’impatto amaro ma cremoso, con gusto di caffè e cioccolato amaro arricchito da note fruttate e di caramello. Finale secco, asciutto, con retrogusto piacevolmente amarognolo.
La GUINNESS è prodotta con acqua, orzo maltato, orzo non maltato torrefatto, luppolo e lievito, prende il colore e il sapore tipico da un particolare procedimento di tostatura dell'orzo. La birra inoltre è pastorizzata e filtrata, ed una fermentazione che dura circa 10 giorni.
Altra caratteristica fondamentale è che tale birra è spillata tramite carbo-azoto anziché in anidride carbonica: l'azoto non si disperde nel liquido, rendendo la Guinness una birra "ferma", con meno bollicine e creando la caratteristica schiuma compatta.
Potete trovare la birra Guinness in praticamente tutti gli irish pub, sia in Italia, che all’estero.
Guinness prende il colore e il sapore tipico dal procedimento di tostatura dell’orzo. Senza orzo, non c’è Guinness. Questi chicchi di cereali al gusto di nocciola sono il cuore e l’anima del marchio, sono ciò che rendono speciale il sapore. L’orzo proviene da agricoltori locali, alcuni dei quali coltivano da generazioni il prodotto appositamente per il birrificio della birra nera irlandese. Dal momento in cui l’orzo arriva al birrificio, i birrai della scura irlandese attivano il lento processo per maltare. Nei birrifici Guinness, l’orzo viene parzialmente germinato in acqua ed essiccato con aria calda. Una volta maltato, l’orzo è tostato per ottenere una ricca finitura scura o meglio praticamente nera.
Alla scoperta dei pub irlandesi
Se avete l' intenzione di fare un viaggio in Irlanda, andate alla scoperta dei migliori pub di Dublino, in Irlanda, dai tradizionali pub irlandesi con un’atmosfera autentica e musica dal vivo alle birrerie artigianali, whisky bar, pub sul tetto, luoghi letterari e gemme nascoste.
Per chi vuole davvero sperimentare la vera essenza della cultura irlandese, niente è meglio di una visita in un tradizionale pub irlandese. Questi stabilimenti iconici sono il cuore e l’anima dell’Irlanda e offrono un’atmosfera autentica che ti trasporterà sicuramente in un tempo e in un luogo diversi.
Le luci soffuse e i caminetti scoppiettanti contribuiscono a creare un’atmosfera accogliente, rendendolo il luogo perfetto per rilassarsi e distendersi.
Nessuna visita a un pub irlandese sarebbe completa senza provare la famosa Guinness stout. Questi pub tradizionali sono molto orgogliosi di offrire questa iconica birra irlandese alla spina, assicurandoti di goderti una pinta di Guinness perfettamente versata.
È l’occasione perfetta per conoscere in prima persona la cultura e le tradizioni irlandesi.
I pub che producono birra artigianale a Dublino offrono voli di degustazione che ti permettono di provare piccole quantità di birre diverse. È come intraprendere un’avventura di degustazione di birra, dove puoi esplorare vari sapori, aromi e tecniche di produzione della birra. I voli di degustazione sono un ottimo modo per scoprire nuovi favoriti e ampliare la tua conoscenza della birra. Che tu sia un principiante o un appassionato di birra esperto, i voli di degustazione offrono un’esperienza divertente ed educativa.
Le birrerie artigianali a Dublino sono un paradiso per gli amanti della birra che cercano un’esperienza diversificata e coinvolgente nel bere birra. Con la loro ampia selezione di birre artigianali, birre uniche e locali, personale esperto e voli di degustazione, questi stabilimenti offrono molto più di una semplice pinta. Sono centri vivaci della cultura della birra, dove puoi interagire con persone che la pensano allo stesso modo, conoscere il processo di produzione della birra e concederti i sapori della scena della birra artigianale irlandese.
Quando si tratta di pub sul tetto, è tutta una questione di vista. I pub sul tetto di Dublino vantano viste panoramiche dei monumenti più iconici della città e dei paesaggi pittoreschi, scegliete il vostro preferito e lanciatevi in questa esperienza.
Vi consiglio, se vi trovate lì di assaporare assieme al vostro bicchiere di birra anche un' altra eccellenza irlandese, la carne di manzo. La carne di Angus è sicuramente tra le migliori al mondo, è estremamente morbida e succosa, dal gusto deciso e inconfondibile perché saporita, sapida, ma al tempo stesso dolce e dall’aroma molto intenso.
Testa di bronzo
Se state cercando un'esperienza da pub irlandese storico, non c'è pub migliore di The Brazen Head. Risalente al 1198, questo pub è ufficialmente il più antico del paese.
The Stag's Head
Un pub tradizionale di Dublino situato in Dame Lane, The Stag's Head risale a diversi secoli fa.
Il pub è rinomato per il suo antico fascino di Dublino e provare la Guinness qui è assolutamente da non perdere se state cercando di provare una pinta di oro liquido nero!
Murray
Murray's è facile da trovare essendo situato in cima a O'Connell Street. Hanno un'ottima selezione di birre e vini, nonché un'ampia gamma di whisky irlandesi. Hanno regolarmente musica dal vivo e balli irlandesi che è davvero divertente.
L'Arlington
Il pub Arlington ( nell'hotel omonimo ) si trova nel cuore della città di Dublino, proprio accanto al ponte O'Connell. Le loro serate celtiche con musica tradizionale irlandese dal vivo e spettacoli di danza sono famose a Dublino e meritano davvero una visita. Anche il cibo è buono, con un menu tradizionale irlandese molto gustoso.
Insomma qualsiasi sia il pub che deciderete di provare non vi mancherà l'atmosfera tipica del luogo.
Black Angus: gusto deciso e persistente
Immaginate sconfinate distese verdi, qualche cottage e residenze antiche qua e la, i pascoli in Irlanda hanno una ricca tradizione di allevamenti, la Aberdeen Angus è una delle razze da carne più celebri al mondo.
La sua carne di ottima qualità, molto tenera e saporita, ed è caratterizzata da un’alta percentuale di grasso.
essendo considerata una carne “da erba” e quindi fonte preziosa di ferro, zinco, vitamina B e di altri grassi acidi essenziali. Grazie infatti alla produzione naturale, ha una marezzatura che conferisce alla carne un sapore deciso e persistente.
Il suo colore è caratteristico, rosso rubino con numerose infiltrazioni di grasso fra le sua fibre. La sua carne è una tra le più apprezzate per il suo sapore unico ed inteso al palato.
Unite una serata in uno dei tanti pub, una buona birra e una bistecca di Angus, io ero appagata totalmente.
La pastorizia in Irlanda
Per secoli il montone è stato forse la carne irlandese più tipica, le pecore, allevate per la loro lana e per il loro latte, erano sfruttate fino a tarda età e la macellazione di un agnello era riservata alle occasioni speciali, non più così oggi.
Gli allevamenti sono tradizionalmente su scala ridotta e a conduzione familiare, tanto da affidarsi ancora a pratiche antiche, tramandate da generazioni, che permettono di ottenere un vero filetto di manzo irlandese. Con una percentuale di terreni agricoli dedicati al pascolo pari all'80% dove i prati verdi non mancano e quindi gli animali conducono una vita sana vivendo all'aperto.
Grazie al suolo calcareo, l'erba ha un contenuto di calcio particolarmente elevato influendo positivamente sul gusto e la consistenza della carne.
Una sostenibilità raggiunta grazie a un metodo di allevamento in armonia con la natura.
Una sostenibilità a 360 gradi, fondata sul rispetto dell’ambiente, degli animali e delle persone coinvolte nell’allevamento e nella produzione delle carni.
Tipicamente irlandese è il manzo stufato nella Guinness, così come l’abbinamento del manzo alle ostriche in steak and oyster pie.
Esiste poi una seconda versione di questo stufato con la carne di agnello, quindi se farete un viaggio in Iralnda troverete questi piatti ovunque.
Oltre al manzo, l’Irlanda è famosa anche per la carne d’agnello. Gli animali sono allevati allo stato brado e si cibano di erba fresca, carici, eriche, fiori selvatici autoctoni. La carne cruda di agnello che generalmente viene usata per preparazioni cotte, viene marinata in mostarda in grani e chutney che si usa per accompagnare i formaggi. «La carne di agnello è tendenzialmente sul dolce; quindi, la mostarda gli dà un po’ più di sapidità».
Migliori steackhouse Londra
Ristorante in posizione strategica, fra Piccadilly e Leicester square, il Angus steackhouse Piccadilly Cicus lo abbiamo scelto quasi per caso, era tardi la sera, a causa di un imprevisto e ritardo con l' aereo eravamo affamati, ed è stata una piacevole esperienza.
Le birre tedesche
Le Weizen tedesche (weissbier) sono birre di frumento sottoposte ad un processo di alta fermentazione e sono caratterizzate da un colore giallo opaco e un gusto leggermente speziato.
L’uso del frumento, ad ogni modo, le rende leggere e rinfrescanti, ideali per l’estate o come aperitivo e si abbinano molto bene ai piatti a base di pesce, carne bianca e formaggi freschi: tra le più famose, possiamo citare le Hefeweizen e le Dunkelweizen.
Le Lambic, invece, sono birre a fermentazione spontanea prodotte nella regione del Pajottenland, vicino a Bruxelles, utilizzando, nella pratica, lieviti e batteri ambientali che conferiscono a tali birre un sapore molto particolare. Tra quelle più conosciute ci sono, ad esempio, la Gueuze, la Kriek e la Faro, che possono accompagnare l’assaggio di formaggi erborinati e dolci alla frutta.
Ci sono più di 5.000 birre diverse in Germania, praticamente ogni città ha la sua birra, spesso anche di più di una. A Monaco di Baviera ci sono ben otto tipi di birre diverse, a Düsseldorf ne hanno sei. Elencare tutte le birre della Germania sarebbe impossibile, per questo ho selezionato per voi alcune fra le più importanti e note anche in Italia. Insieme danno una buona panoramica della vastissima cultura della birra tedesca che si è sviluppata nei secoli.
Una delle birre tipiche di Berlino è la Berliner Weisse, una birra particolare che viene mescolata con un succo di frutta, ad esempio succo di fragola.
La birra tipica di Düsseldorf è la Altbierer, dal gusto leggermente amaro.
Le birre tedesche sono limitate nei loro ingredienti dalla legge della purezza, ma non sono tutte uguali. Da un lato, non tutto ciò che viene chiamato comunemente birra viene prodotto esclusivamente con gli ingredienti permessi. Dall’altro, anche le birre prodotte esclusivamente con acqua, malto, luppolo e lievito possono presentare numerose differenze nei rapporti di miscelazione, nel grado di tostatura o nelle colture di lievito. Una classificazione delle birre tedesche viene fatta in base alla densità iniziale del mosto.
La Kölsch è una birra chiara, filtrata e ad alta fermentazione.
Le Lager sono tutte le birre a bassa fermentazione al di sotto del 12% di densità iniziale, che non sono classificate come Pilsener.
Le birre Lager e Export possono essere chiare o scure, è il malto a determinarne il colore.
Le Lager e le Export vengono bevute principalmente in Baviera, Baden-Württemberg e nella regione della Ruhr. Le Lager vengono spesso servite in un bicchiere, mentre le Export vengono servite in un boccale di vetro con il manico.
Marchi di birra come Augustiner, Löwenbräu o Staatliches Hofbräuhaus in München vendono birre Lager sia chiare che scure. La Export si trova nelle birrerie tradizionali di Dortmund, Monaco di Baviera e Vienna.
Le Bockbier sono birre forti, sia ad alta che a bassa fermentazione, ma anche birre di frumento con una densità iniziale del mosto che supera il 16% e una gradazione alcolica dal 6,5% in su.
Le Bockbier scure sono particolarmente apprezzate nel sud della Germania, mentre quelle chiare si trovano più facilmente al nord.
I bevitori appassionati credo che non riescano a progettare un viaggio da quelle parti senza associare a monumenti, musei e quartieri caratteristici diverse degustazioni di bionde, rosse e scure e tour dei birrifici locali più famosi.
Si beve tutti i giorni, nelle piccole birrerie di quartiere o nei mega biergarten da centinaia di posti dei birrifici storici; questo culto raggiunge l’apice nel corso dell’Oktoberfest, evento che ogni anno attira svariate migliaia di visitatori da tutto il mondo, se avete la fortuna di far coincidere il vostro viaggio in Germania con questo evento meglio per voi !!!!!
L'Oktoberfest ( letteralmente: "Festa d'ottobre") è un festival popolare che si tiene a Monaco di Baviera, in Germania, dal penultimo fine settimana di settembre al primo di ottobre: è l'evento più famoso ospitato in città, nonché la più grande fiera della birra del mondo.
Un’inaugurazione solenne, che coinvolge tutti gli abitanti della città, dà l’inizio all’avvenimento. A mezzogiorno in punto della penultima domenica di settembre, nello stand Schottenhamel, il sindaco di Monaco di Baviera apre la prima botte di birra del nuovo anno, vi inserisce, a colpi di martello, un rubinetto di bronzo e pronuncia la tradizionale frase “O’ zapft is!“, “il barile è aperto”. All’apertura segue un incredibile e colorato corteo di carri, fanfare e corporazioni di birrai in tradizionali costumi bavaresi: pantaloni corti di cuoio, calzettoni di lana, gilet di feltro, cappelli piumati, fiocchi e medaglie.
Per raggiungere il Wiesn, il percorso più diretto è attraverso la stazione della metropolitana Theresienwiese, che però rischia di essere molto affollata. Ci sono altre fermate nelle vicinanze da cui si può arrivare a piedi in pochi minuti, come Goetheplatz e Poccistraß.
Se non avete ancora fatto questa esperienza ve la consiglio ma organizzatevi bene in largo anticipo.
Ovviamente anche in questo caso vi consiglio cosa assaggiare in Germania oltre che degustare le varie birre, incominciamo da un tipico street-food berlinese, ma che in realtà è diffuso un po' in tutta la Germania.
BRATWUST
Si preparano con i bratwust, le salsicce scure che vengono bollite e cosparse con una miscela di salsa speziata al pomodoro e ketchup e per finire spolverati con un po' di curry. Si acquistano nei chioschetti per strada e vengono serviti su piccoli vassoi di cartone.
LEBERKASE E UOVO FRITTO e' una ricetta originale della Bavaria che letteralmente significa "formaggio di fegato", nonostante non sia un formaggio e non contenga fegato. E' una specie di polpettone di carne cotto al forno e composto da carne bovina e suina (solo le parti più magre). La consistenza ricorda un wurstel e viene servito a fette ripassate sulla griglia.
Probabilmente il piatto bavarese più iconico detto Weißwurst , ovvero la tipica salsiccia bianca accompagnata da senape, pretzel e birra.
Secondo la ricetta tradizionale, è preparato con carne di vitello e maiale e viene consumato come spuntino.
Il SAUERBRATEN è un tipico stufato di carne bovina, che viene marinata e successivamente cotta in acqua con aceto e spezie.
gli SPATZLE sono un tipo di pasta proveniente dal sud della Germania.
Si tratta più che altro di una sorta di gnocchetti di forma allungata e ne esistono di varie versioni, in particolare, bianca o verde agli spinaci.
i SAUERKRAUT sono a base di cavolo cappuccio, le cui foglie vengono tagliate a strisce sottilissime e sottoposte a fermentazione lattica naturale controllata, per circa due mesi, con aggiunte di sale, pepe e aromi.
L''EISBEIN è un delizioso piatto a base di stinco di maiale marinato, cucinato in acqua nel nord della Germania (a Berlino in particolare) o alla brace nel sud della Germania. Viene solitamente venduto già stagionato e talvolta affumicato, quindi utilizzato in semplici piatti sostanziosi, impossibile non averlo mai assaggiato !!!!!
Lo STRUDEL è uno dei grandi classici che viene subito in mente quando si parla di dolci tedeschi, la versione più conosciuta è quella che vede protagoniste indiscusse mele, uvetta e cannella.
Un grande classico ormai divenuto quasi internazionale è la FORESTA NERA, un dolce a base di pan di spagna al cacao imbevuto di Kirsch, panna montata e ciliegie.
La ricetta tipica prevede l'utilizzo di liquori derivati dalle ciliegie, ma può anche essere sostituito dal rum ed essere ugualmente buonissima !!!!!!
Storia della Foresta Nera
Questo dolce è comparso per la prima volta in un testo di cucina degli anni '30 e ha cominciato a godere di molta popolarità nel secondo dopoguerra.
Ci sono però due le storie che sarebbero all'origine della torta Foresta Nera. La prima racconta che fu Josef Keller, gestore del Café Agner di Bad Godesberg nel 1915;ne nella seconda versione sembrerebbe che il dolce sia originario proprio della Foresta Nera, ovvero della zona montuosa del Baden-Württemberg, dove i ciliegi, tradizionalmente piantati dalle coppie di sposi novelli, abbondano.
È stata chiamata “nera” perché la sua vegetazione è oltre che fatta di alberi di colore verde scuro, anche talmente fitta da non lasciar passare i raggi del sole.
Le carni americane
Se si pensa alla cucina degli Stati Uniti di America, una delle prime cose che viene alla mente è il barbecue, un rito culinario statunitense. Da lì provengono carni di ottima qualità.
La carne americana è famosa per il suo alto livello di marezzatura, ovvero per la diffusione uniforme del grasso, caratteristica che rende la carne particolarmente morbida, succosa e gustosa, è sacrilegio non assaporare nel vostro viaggio negli USA queste prelibatezze.
Negli Stati Uniti esistono otto gradi di qualità per la carne bovina: Prime, Choice, Select, Standard, Commercial, Utility, Cutter e Canner. Prime è la qualità più alta disponibile e la più costosa. La carne Prime è prodotta da bovini giovani e nutriti con cura.
L'America è la patria delle grigliate e degli hamburger. Mentre l'Italia sceglie piatti più costruiti e ricchi di sapore, oltreoceano preferiscono gusti autentici e più semplici.
In Italia, purtroppo, non esiste ancora una nomenclatura che definisca ufficialmente i tagli di carne del bovino. Ogni regione e provincia, forti delle loro tradizioni, utilizzano definizioni e nomenclatura differenti per lo stesso taglio.
Si chiama Smokey Taste ed è il trend dell’affumicatura in cucina, molto diffuso soprattutto in alcune culture come quella americana e Tex-Mex.
Basti pensare al BBQ, alle salse con cui gli americani arricchiscono arrosti di maiale, carne di manzo, hamburger e hot dog, e tante altre leccornie al profumo di legno.
Il processo per una buona affumicatura è molto particolare e si può ottenere in più modi. Secondo la tradizione americana, che ne ha fatto un must della propria tradizione culinaria, si richiedono legni speciali, naturali, che non vengono mai completamente essiccati o bruciati, in modo che dal legno si possano sprigionare sentori deliziosi di frutta secca, mandorla, vaniglia, spezie, ma anche tabacco, caffè, cioccolato, caramello.
Seguendo, invece, una diversa scuola di origini orientali, per affumicare si può usare il tè, che sconfina anche in altri usi. Infatti, il gusto tipico del tè, speziato e orientale, utilizzato nell’affumicatura regala a carne e a pesce un sentore molto particolare da completare a piacere con un tocco agrumato, aggiungendo limone, bergamotto, lime. Il tè tradizionale come quello di Taiwan.
Oltre al combustibile utilizzato, altri fattori determinano la buona riuscita di un’affumicatura sono principalmente la durata della cottura e il tipico condimento usato in cottura che porta il nome di “rub“.
Gli Stati Uniti di A è attualmente sede di alcuni dei più grandi ranch in mondo.
Gli Americani sono grandi consumatori di carne: negli Usa quindi è facile trovare delle bistecche di prima qualità.
Per quanto riguarda le razze, fra quelle tipiche americane da cui si ricavano ottime bistecche è da segnalare il bisonte americano.
Gli animali si evolvono in vasti prati dove giornalmente beneficiano di un'alimentazione rigorosamente controllata. I selezionatori alternano erbe e cereali secondo una periodicità ben precisa. La carne magra che ne deriva rivela note erbacee che si uniscono a un'estrema tenerezza.
Se si pensa all' America non dobbiamo solo focalizzarci sulla carne di manzo ma anche quella di maiale, l'American Yorkshire Pig è una razza che ha contribuito maggiormente a rendere le razze Yorkshire conosciute e prestigiose nel mondo. Ha avuto origine nella contea del suo nome, uno dei piatti simbolo da ricordare e assaporare è il pulled pork.
Per i tempi di cottura, come abbiamo già detto, vanno previsti lassi di ore ed ore: dalle 6 alle 12 e oltre.
Anche la temperatura naturalmente deve seguire questo passo “slow”: sui tempi lunghi, la cottura avviene dolcemente, con basse temperature di fuoco. È così che la carne assorbe le esalazioni della legna, i suoi sentori e raggiunge una consistenza morbida e succosa.
E mentre cuoce, oltre ai sentori del legno, la carne viene esaltata dal rub con cui il buon affumicatore l’ha preparata. Il rub altro non è che una miscela di spezie da cui la carne viene avvolta e messa a cuocere. Ogni chef custodisce il segreto della propria ricetta, chi aggiungendo un tocco esotico dato da spezie orientali, chi invece attenendosi quanto più possibile alla tradizione americana, che vuole tra i suoi ingredienti il pepe nero, lo zucchero e la paprica. Altri ingredienti da utilizzare possono essere aglio, cipolla o semi di finocchio o un mix di erbe mediterranee tra cui il rosmarino e un pizzico di peperoncino, dobbiamo ammettere che l' assaggio della carne affumicata americana ci ha regalato un'esperienza che non dimenticheremo mai, cercherò di custodire nei miei ricordi quel gusto così unico, una vera esperienza sensoriale, da provare assolutamente!!!
PROFUMI ED ESSENZE DEI TIPI DI LEGNO
ALDER (ontano), adatto a pollo e pesce ha un aroma abbastanza leggero che lo rende molto versatile.
ALMOND (mandorlo), legno dal sapore dolce e aromatico, difficile da reperire ma adatto a tutte le carni.
APPLE (melo), un vero classico con pollo e maiale, esalta il sapore delle carni più delicate emanando una profumazione dolce e leggera.
ASH (frassino), un legno leggero che si consuma molto velocemente, adatto a carni rosse.
BEECH (faggio), dal gusto molto delicato è usato principalmente con pollo e maiale ma in Scandinavia è conosciuto per le affumicature a freddo del salmone.
CHERRY (ciliegio), se fai BBQ non puoi evitare di usare questa essenza, adatto a tutto per il suo aroma dolce e avvolgente. Ha la particolarità di conferire un colore rosso al bark accentuando lo smoke ring.
GRAPE (vite), questo legno produce tantissimo fumo, nonostante lasci un sapore fruttato a volte risulta pesante e persistente. Se usato con attenzione è ottimo con pollo e carni di agnello.
HICKORY (noce americana), un vero classico nell'affumicatura, è perfetto con il manzo ma si sposa con tutti i tipi di carne. Non bisogna esagerare in quanto ha un aroma intenso.
LILLAC (lillà), più comunemente conosciuta come serenella, lascia una aroma fruttato e floreale adeguato a molluschi e crostacei.
MAPLE (acero), aroma leggero dal retrogusto dolce, oltre alle carni si adatta bene a verdure e formaggi.
MESQUITE, è un classico del BBQ Texano, infonde un sapore intenso e pungente, da usare con parsimonia per non coprire i sapori.
MULBERRY (gelso), sapore molto dolce che ricorda il melo.
OAK (quercia), è un legno molto equilibrato, adatto ad ogni pietanza. Si presta soprattutto maiale.
ORANGE (arancio), le chips di arancio producono un fumo contenuto dal sapore leggero e fruttato.
PEACH (pesca), ottimo con pollo e maiale è simile al noce ma più delicato.
PEAR (pera), offre una profumazione dolce e leggera che enfatizza le carni più pregiate.
PECAN (noce pecan), ideale per gli amanti dell'affumicatura, legno speziato dal retrogusto costante. Si presta ottimamente ad ogni tipo di carne, così come alle verdure.
PLUM (pruno), essenza molto profumata, adatta alle carni più dolci.
WALNUT (noce), aroma molto forte, spesso si utilizza mischiato ad altre essenze per evitare di coprire il gusto del piatto.
Se non vi bastano queste essenze potete provare a miscelarle per ottenere gusti nuovi, e per sbizzarrirvi non abbiate paura ad aggiungere nell'affumicatore rametti di erbe aromatiche, pepe, cannella, bacche di ginepro o cardamomo e foglie di tè.
E' necessario evitare di utilizzare legni resinosi in quanto il fumo prodotto dalla combustione della resina può essere dannoso per l'uomo.
Vanno perciò evitati:
Pino in tutte le sue specie
Abete
Larice
Tasso
Il fumo che esce dal vostro BBQ deve avere delle determinate caratteristiche che vi possono dare la certezza che il processo di affumicatura sta avvenendo in modo corretto.
Innanzi tutto il fumo non deve avere un odore acre ma leggero e aromatico, in gergo si definisce "Blue Smoke" perchè se guardato in contro luce si notano riflessi bluastri.
Tagli di carne da affumicatura
Negli USA vi accorgerete che il barbecue è un vero e proprio sport, un’attività da fare in compagnia durante le giornate primaverili e d’estate, all’aria aperta. Sono tipici i forni in cui si cucinano le carni per lunghe cotture, vedi la punta di petto d’oca cotta anche 12 ore. Ma in questo tipo di cucina, sono davvero svariate le carni che si usa preparare al barbecue, con la tecnica dell’affumicatura.
Ecco un elenco delle più conosciute specialità e approvate da noi:
il brisket, la punta di petto;
le beef ribs, le costine di manzo marinate;
le pork ribs, le costolette di maiale;
il pulled pork, la carne di maiale con sfilacci;
I jalapeno poppers piccanti;
le chicken wings, le alette di pollo affumicate;
il pork chob, un carrè di maiale grigliato,
Il Dry Rub è letteralmente «massaggio secco», è un misto di sale, spezie e occasionalmente zucchero con cui si preparano certi tipi di carne prima della cottura. Il nome deriva dal «massaggio» con il quale si applica questa miscela.
- 3 cucchiai di sale
- 3 cucchiai di zucchero di canna
- 5 cucchiai di paprica dolce
- 2 cucchiaini di senape in polvere
- 3 cucchiaini di pepe nero macinato
- 1 cucchiaino di cumino
Cheesecake: una torta tutta americana
La versione moderna della cheesecake, con base croccante e crema al formaggio, nasce a Philadelphia nel 1872, ad opera del produttore lattiero-caseario James L. Kraft.
Il lattaio, tentando di riprodurre il famoso formaggio francese Neufchatel, ottenne una crema al formaggio altrettanto gustosa, diventata poi famosa in tutto il mondo con il nome di Philadelphia.
Questo formaggio spalmabile divenne l’ingrediente principale della moderna cheesecake, che si diffuse velocemente negli Stati Uniti e nel mondo anglosassone.
Oggi la cheesecake è diffusa in tutto il mondo, in tantissime varianti: cotta e non, dolce e salata, con e senza glassatura.
La celebre cheesecake newyorkese, ad esempio, viene cotta in forno e prevede l’impiego di zucchero, uova e crema di latte per il ripieno.
Inoltre è caratterizzata da una glassatura fatta con panna acida, semi di vaniglia e zucchero a velo, che, dopo la doratura in forno, viene sormontata da scaglie di cioccolato o frutta
La New York Cheesecake è una torta tradizionale che capita di assaggiare durante un viaggio negli Stati Uniti e si desidera rifare una volta rientrati. In questa ricetta la New York Cheesecake è cotta e il procedimento è semplice, richiede però molti ingredienti e passaggi, la troverete ovunque, nelle pasticcerie, nei ristoranti, davvero ad ogni angolo e in tante versioni diverse, quindi è d' obbligo assaggiare!!!
Spagna
I vitigni della penisola iberica
La Spagna ha una tradizione centenaria nel campo dell’enologia e della viticoltura ed alcuni suoi vini sono giustamente entrati a far parte della ristretta cerchia delle tipologie più apprezzate nel mondo intero. Si pensi ad esempio allo Jerez, (o Xérès, alla francese, o Sherry, all’inglese). L’importanza della tradizione nella vitivinicoltura spagnola è confermata dal fatto che in nessuna nazione, tranne forse il vicino Portogallo, la diffusione dei vitigni “internazionali” di origine Francese sia stata così ridotta e si registri pertanto una nettissima prevalenza dei vitigni autoctoni spagnoli.
Una caratteristica della Spagna è la limitata diffusione dei vitigni cosiddetti “internazionali” ed il prevalere delle specie autoctone in quasi tutte le regioni. La Spagna è conosciuta in primis per i suoi vini rossi, ma in realtà l’uva più coltivata nel paese proviene da un vitigno a bacca bianca, l’Airén, diffuso nelle pianure della Mancha, a sud di Madrid. A seguire troviamo l’Albariño con il quale si producono i vini bianchi profumati della regione Rías Baixas. Nella Rioja troviamo i vitigni Macabeo, Malvasia e Garnacha Blanca, nella regione Catalana del Penedès lo Xarel-lo, la Parellada, il Macabeo e lo Chardonnay. Lo Jerez viene prodotto con le uve a bacca bianca Palomino, Moscatel e Pedro Ximénez.
Per quanto riguarda le uve a bacca nera, la specie spagnola più rappresentativa è il Tempranillo, con il quale si producono i vini della Rioja, assieme a Garnacha, Mazuelo e Graciano. Nella Ribera del Duero si coltivano Garnacha e Tempranillo, nel Priorat Cariñena (Carignan), Garnacha, Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah. Nel Penedès i vitigni a bacca nera coltivati sono il Cabernet Sauvignon, la Garnacha e il Monastrell.
Le zone più importanti per la produzione di vino in Spagna sono sei: la Rioja, a sud dei Paesi Baschi, la Ribera del Duero, a nord di Madrid, lungo il corso dell’omonimo fiume, il Priorato e il Penedès, a sud di Barcellona, in Catalogna, il Rias Baixas al nord in Galizia e lo Jerez, in Andalusia, nell’estremo sud del paese.
Rioja
La Rioja è certamente la zona vinicola più famosa della Spagna, nota soprattutto per i suoi vini rossi, imponenti, ricchi e complessi. Attualmente (2018) la Rioja è, assieme al Priorato, una delle due regioni della Spagna a potersi fregiare della Denominación de Origen Calificada (DOCa), il livello più alto del sistema di qualità Spagnolo. La Rioja si trova a nord del paese, circa cento chilometri sotto la costa Atlantica, e si estende lungo il corso del fiume Ebro. La zona vitivinicola è costituita da un altipiano che si trova a circa 450 metri di altitudine, ed è suddivisa in in tre sottozone, Rioja Alavesa, Rioja Alta e Rioja Baja, di cui le prime due sono da considerarsi di maggiore interesse. I vitigni più importanti a bacca nera sono il Tempranillo, la Garnacha, il Mazuelo e il Graciano. Le varietà più importanti a bacca bianca sono il Viura (Macabeo), la Malvasia e la Garnacha Blanca.
I più famosi vini rossi della Rioja sono prodotti con uva Tempranillo e vengono affinati in legno per periodi piuttosto lunghi, che danno ai vini grande intensità di aromi terziari, complessi e col tipico sentore “terroso”. Anche i vini bianchi sono sovente sottoposti a lunghi periodi di maturazione in legno, cui seguono sostanziali tempi di affinamento in bottiglia. Questa pratica tradizionale sta comunque gradualmente cedendo il posto a stili di vinificazione più moderni, ottenendo vini più freschi e fruttati.
Priorato
Il Priorato è l’altra zona che si fregia della Denominación de Origen Calificada (DOCa), il livello più alto del sistema di qualità Spagnolo. Si tratta di una piccola regione vinicola che trova vicino a Tarragona, in Catalogna, di fronte al mare Mediterraneo. I suoi vini rossi si stanno progressivamente imponendo sui mercati, ottenendo valutazioni anche più elevate rispetto agli antagonisti della Rioja e della Ribera del Duero. In questa regione si coltivano praticamente solo uve a bacca nera, soprattutto Cariñena (in Francia nota come Carignan e in Italia come Carignano) e Garnacha (vicina alla Grenache e al Cannonau), oltre a limitate quantità di Tempranillo, Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah. Nel Priorato si producono vini di grande intensità e struttura, alcolici e tannici, che provengono da uve coltivate in vigneti a basse rese e affinati solitamente in botti di rovere Francese.
Ribera del Duero
Anche la Ribera del Duero è principalmente nota per i suoi vini rossi, soprattutto quelli prodotti con uve del vitigno Tinto Fino, conosciuto anche come Tinta del Paìs, mutazione genetica del Tempranillo. La regione si trova circa a 200 km a nord di Madrid e si estende lungo il corso del fiume Duero. Non si producono vini bianchi ma solo modeste quantità di rosato, da uve Garnacha, poco conosciuti al di fuori della regione. Anche nella Ribera del Duero i vini rossi sono tra i migliori esempi della tradizione spagnola: robusti, concentrati e ricchi, sottoposti a lungo affinamento in botti, che sono però solitamente di rovere americano e quasi mai di primo passaggio.
Rías Baixas
La Rías Baixas è tra le zone vitivinicole più a nord della Spagna, si trova a nord del Portogallo, a ridosso della costa Atlantica ed è parte della Galizia. Anche per la sua posizione e per la vicinanza col Portogallo, questa zona è nota per i suoi vini bianchi, a differenza delle altre zone, più note per i vini rossi. L’Albariño è il principale vitigno della regione, dominatore assoluto della produzione locale. Il successo di questi vini dipende in larga parte dal loro stile moderno, fresco, piacevole e fruttato. La fermentazione dei mosti e l’affinamento dei vini avviene quasi sempre in acciaio o contenitori inerti, che permettono di esaltare i profumi del vitigno di partenza. L’Albariño è un vitigno di origine Portoghese, coltivato in Spagna nella sola Rías Baixas. Le caratteristiche peculiari dei suoi vini sono la spiccata e piacevole aromaticità e il gusto fresco e sapido. Per apprezzare maggiormente queste caratteristiche, vanno degustati in giovane età.
Sua maestà la Paella !!!!
L’origine del nome del piatto più famoso della cucina spagnola proviene dal nome della pentola nella quale si cucina, la paella. Parliamo di una padella alla quale è stato tolto il manico per sostituirlo con due maniglie.
La tradizione vuole che la paella venga cucinata all’aria aperta e possibilmente con legna d’arancio, che a Valencia è facile trovare. Questa legna, a parte dare alla pietanza un certo aroma, ha la caratteristica di mantenere un fuoco costante e facile da controllare, visto che in molte parti dell’elaborazione del piatto, bisogna regolarne il calore. Quando non è possibile utilizzare la legna il sistema più utilizzato è quello a gas.
La paella originale, a dispetto di ciò che si pensa comunemente, è solo quella a base di carne, con pezzi di coniglio e pollo rosolati. Trattandosi di un piatto di recupero, alcune famiglie aggiungono pure costolette di maiale o persino le lumache. Importantissima anche la scelta delle verdure: nella vera paella non devono mai mancare peperoni, pomodoro fresco grattugiato, piattoni e garrafones, una varietà autoctona valenciana di fagioli bianchi e dalla forma piatta. A seconda della stagione, poi, con il variare delle verdure possiamo trovare carciofi oppure asparagi, peperoni o funghi di carne. Altro protagonista indiscusso della paella è lo zafferano, che conferisce il tipico colore giallo al riso e contribuisce a insaporire delicatamente. Non manca inoltre un mix di spezie e aromi che in genere include in diverse proporzioni pepe nero, chiodi di garofano, paprika dolce, timo, rosmarino e noce moscata.
Sappiamo che la vera paella valenciana è a base di carne, con ortaggi che possono cambiare a seconda della stagione; nelle località costiere della Spagna, dalla Catalogna sino all’Andalusia, invece, è il mare a offrire le risorse principali e difatti la paella de marisco è con crostacei e molluschi. Gamberoni, scampi, cozze, seppie e calamari sono uniti alla passata di pomodoro e al peperoncino per dare un tocco piccante e il brodo utilizzato per la cottura è un fumetto di pesce. Si tratta senza dubbio della variante di paella più scenografica, anche perché una parte di cozze e crostacei interi viene disposta sul riso a fine cottura per guarnire il piatto.
Dalla paella de marisco deriva poi la paella negra, nota pure come arroz negro (riso nero), così chiamata perché al posto dello zafferano si impiega il nero di seppia, che conferisce al piatto il tipico colore. Questa variante è diffusa soprattutto nell’area costiera della Comunidad Valenciana e della Catalogna e viene servita tradizionalmente insieme alla salsa aioli. Figlia della paella de marisco è anche l’arroz del senyoret (riso del signorino) di Alicante, così chiamato perché i frutti di mare sono già puliti e sbucciati e la si può mangiare senza sporcarsi le mani. Meno comune di quanto si creda è, invece, la paella mista, che fonde insieme cultura contadina e marinara includendo carni bianche e frutti di mare: il risultato finale è decisamente gustoso e bilanciato poiché la carne arricchisce e completa la sapidità di crostacei e molluschi. La variante della paella più particolare è senza dubbio la fideuà, originaria della zona di Gandia: in questo caso il riso bomba viene sostituito dai fideos, degli spaghettini sottili tagliati corti simili ai capelli d’angelo. La fideuà è di mare, a base di crostacei, molluschi e bocconcini di rana pescatrice conditi con passata di pomodoro, zafferano e paprika. Anche in questo caso si serve con della salsa aioli da aggiungere a piacere.
Nell' immagine sotto c' è la foto di una paella, penserete che è stata fotografata durante i nostri viaggi, invece no, abbiamo cucinato noi, avevamo già la padella da paella, un' occasione come una serata tra amici ci ha ispirato nel deliziarli con questo grande piatto spagnolo, è stato un successo, se siete cuochi amatoriali come noi PROVATE !!!!!
Storia delle Tapas spagnole
La Spagna è una delle più grandi nazioni Europee, sia dal punto di vista della superficie ( seconda dopo la Francia ) che come numero di abitanti ( sesta, subito dopo l’Italia ), per cui anche la cucina risente di moltissime influenze sia dal punto di vista culturale che geografico. Anche la storia della Spagna con le molte influenze culturali ha contribuito ad una cucina caratterizzata da migliaia di ricette e sapori. Marcata è l’influenza delle tradizioni moresche ed ebraiche, così come l’utilizzo di patate, pomodori, peperoni e fagioli, originariamente provenienti dalle Americhe. Inoltre la cucina spagnola è caratterizzata dalla disponibilità di frutti di mare dalle acque del Mediterraneo. La Spagna produce 44% delle olive del mondo, per cui l’olio d’oliva è ingrediente essenziale per la cottura dei piatti spagnoli, anche se l’uso del burro è molto diffuso a nord del paese.
Le Tapas, ossia stuzzichini, fanno parte dell’abitudine popolare e spesso sono offerti nei locali assieme alle bevande.
Tra le ricette tradizionali più famose della cucina spagnola troviamo: l’omelette di patate (“tortilla de patata”), il gazpacho (zuppa di verdura servita fredda), gli stufati, i migas (zuppe di carne e verdure a base di pane raffermo), le salsiccie (come gli embutidos, il chorizo ed il morcilla), il cocido (uno stufato di carne e ceci), la fabada Asturiana (stufato di fagiolo), i mariscos (crostacei), il prosciutto serrano e i formaggi. Ci sono inoltre molte ricette basate sui legumi (ceci, lenticchie, fagioli verdi) e minestre, con molte variazioni regionali.
Tra i dessert troviamo il flan, la crema, il leche con arroz (budino di riso), le torrijas (frittatine dolci) e i churros.
Che voi abbiate già fatto un viaggio in Spagna o meno, avrete sicuramente già sentito parlare di queste specialità, da divorare in qualsiasi momento della giornata in cui si ha voglia di una pausa golosa da condividere con gli amici attorno a un tavolo.
Queste deliziose mini-porzioni di diverse specialità spagnole sono una vera e propria istituzione in Spagna, un’abitudine radicata e definita dal verbo “tapear”, espressione colloquiale che significa “mangiare tapas” a volontà e per estensione “andare di bar in bar, ordinando ogni volta un drink e qualcosa da mangiare”.
Tradizionalmente, in Spagna le tapas vengono mangiate all’ora dell’aperitivo, tra le 18 e le 22; in realtà, questi gustosi spuntini possono essere gustati in qualsiasi momento del giorno e in tutte le occasioni.
A base di pesce e crostacei, carne e salumi, verdure: le tapas spagnole sono numerosissime, ce n’è per tutti i gusti! Alcuni piatti sono serviti ovunque in Spagna, ma ogni regione ha le proprie tapas, preparate a base di prodotti locali.
Ci sono diverse leggende sull'origine delle tapas. In una delle diverse teorie sembrerebbe che il proprietario di un'osteria andalusa ebbe l'idea di coprire il suo bicchiere con una fetta di prosciutto per proteggerlo dalle mosche. Sarebbe questa l’origine della parola "tapa" che deriva dal verbo "tapar", che vuol dire "coprire" in spagnolo. Successivamente, i proprietari dei bar andalusi presero l'abitudine di fare la stessa cosa, offrendo uno spuntino gratuito per accompagnare i drink serviti.
Secondo un’altra teoria, l’origine delle tapas risalirebbe al XVI secolo, quando il re Felipe III di Spagna obbligò ristoratori e locandieri a servire del cibo con le bevande per limitare i problemi di abuso di alcol.

Quando si ordina da bere, che sia sangria, birra o vermouth in genere vi porteranno:
- le olive (aceitunas), di cui esiste un’ampia varietà, fra cui le sivigliane Gordal, verdi e carnose, in genere accostate ai sottaceti per creare un piacevole contrasto di consistenze;
- il prosciutto, o meglio il jamón ibérico, grande classico della gastronomia spagnola, fra cui la varietà più pregiata, il celebre pata negra, ottenuto dal maiale nutrito con sole ghiande;
- le acciughe sott’aceto (boquerones en vinagre), molto diffuse in Andalusia, servite con olio d’oliva, aglio tritato e prezzemolo;
- l’insalata russa (ensaladilla rusa), in genere servita con tonno e uova sode oppure con un’acciuga sopra;
- il queso Manchego DOP, un pecorino dal sapore persistente e intenso, eccellenza della gastronomia spagnola;
- pimientos del padrón, peperoncini verdi alla piastra o fritti, simili ai friggitelli;
- le patatas bravas, patate fritte a cubetti, accompagnate con salsa aioli o salsa brava;
- la tortilla de patata, la classica frittata spagnola alta fatta con uova, patate e cipolle;
- le crocchette (croquetas) impanate e fritte, realizzate con un composto di besciamella e prosciutto crudo;
- i gamberi all’aglio (gambas al ajillo) cotti in pentola con pelati, aglio, olio d’oliva, prezzemolo e talvolta peperoncino;
- i calamari fritti o alla romana;
- il polpo alla galiziana (pulpo gallego o polbo á feira);
- i mini panini imbottiti (montaditos);
- le tostadas, ossia fette di pane tostato con sopra pomodoro, olio evo e acciughe, oppure prosciutto o formaggio.
Noi ogni sera per cena durante i nostri viaggi in Spagna cercavamo locali sempre nuovi per riuscire ad assaggiare tutte le proposte offerte, sempre accompagnato il tutto dalla sangria.
Il Pata Negra
La Spagna è senza alcun dubbio il paradiso degli amanti dei salumi, alimento godibile ed energetico, per la sua lunga storia di produzione e lavorazione artigianale.
Il prodotto più conosciuto è senz’altro quello che comunemente viene chiamato Pata Negra, detto in spagnolo Jamón Ibérico 100% Bellota. Si tratta del prosciutto numero uno al mondo, con caratteristiche organolettiche e gustative eccezionali. Il Pata Negra è ottenuto da una particolare razza suina autoctona – pura razza 100% iberica – alimentata esclusivamente con ghiande, secondo l’antica tradizione iberica che prevede una lavorazione totalmente artigianale e limitata.
Vi consiglio di assaggiare questa meraviglia, noi siamo andati al mercato, se siete dei bravi assaggiatori capirete che è diverso dal prosciutto crudo italiano, devo ammetterlo, un altro livello!!!
Il Pata Negra è un prosciutto dal sapore intenso e aromatico, dalla consistenza morbida e caratterizzato da una evidente marezzatura. Tutte queste peculiarità sono riconducibili all’acido oleico che l’animale assume nutrendosi di ghiande – ghianda in spagnolo si dice “bellota”.
L’acido oleico è un cosiddetto “grasso buono”, per intenderci è quello presente anche nelle olive. I maiali di razza iberica sono noti per la loro capacità di accumulare grasso intramuscolare, che conferisce alla loro carne la caratteristica marmorizzazione e morbidezza, assieme al sapore ricco e intenso.
Questa dieta, infatti, assieme all’attività fisica tipica della vita all’aperto, favorisce un alto livello di infiltrazione di grasso nei tessuti muscolari, cosicché il prosciutto ottenuto dalle carni di questi animali sia particolarmente gustoso, tenero e saporito.
L' Andalusia, è considerata la patria del miglior Pata Negra del mondo, grazie alla qualità dei maiali iberici allevati in libertà nelle dehesas, i boschi di querce che forniscono le ghiande per la loro alimentazione.
Il processo di produzione di questo prosciutto è abbastanza meticoloso e prevede diverse fasi di salatura e stagionatura che possono richiedere anche diversi anni.
I prosciutti vengono salati e poi lasciati essiccare e maturare in cantine o locali appositamente progettati. In questa fase, perdono umidità e i sapori si concentrano, dando origine a un gusto e una consistenza unici.
Anche a causa della produzione laboriosa e lunga, il Pata Negra / Jamón Ibérico de Bellota è considerato un prodotto di lusso e spesso ha un prezzo molto elevato.
Non tutti i Pata Negra sono uguali. Esistono diverse classificazioni basate sulla razza del suino, la dieta e il periodo di stagionatura. La massima espressione del Pata Negra è il Jamón Ibérico de Bellota, ottenuto da suini puri iberici alimentati esclusivamente a ghiande e stagionato per almeno 36 mesi. Questo prosciutto è caratterizzato da un sapore ricco e complesso, con una consistenza setosa e un aroma inconfondibile.
Un'altra tipologia è il Jamón Ibérico de Cebo de Campo, prodotto da suini iberici allevati in libertà e alimentati con una combinazione di ghiande, erba e mangimi naturali. Questo prosciutto ha un sapore più delicato rispetto al Bellota, ma conserva molte delle caratteristiche che rendono unico il Pata Negra.
Infine, il Jamón Ibérico de Cebo è ottenuto da suini iberici allevati in recinti e alimentati principalmente con mangimi. Sebbene non raggiunga l'eccellenza dei prosciutti alimentati a ghiande, offre comunque un sapore ricco e una consistenza piacevole, a un prezzo più accessibile.
Il Pata Negra è molto più di un semplice prosciutto; è un'esperienza culinaria che racchiude in sé secoli di storia, tradizione e cultura. Il suo sapore inimitabile, frutto di un processo di produzione unico al mondo, lo rende uno dei prodotti più apprezzati e ricercati dai gourmet di tutto il mondo. Che si tratti di un Jamón Ibérico de Bellota o di un più accessibile Jamón Ibérico de Cebo, ogni fetta di Pata Negra racconta una storia di eccellenza e passione, che continua a conquistare i palati di chi ha la fortuna di assaporarlo.
Il mondo dei cocktail spagnoli
Negli ultimi anni, Barcellona sta vivendo una crescente evoluzione nel mondo dei cocktails a livello globale e può confrontarsi direttamente con città come New York e Londra, capitali storiche mondiali. Uno dei migliori rappresentanti di questa scena è Paradiso, che nella lista dei The World’s 50 Best Bars occupa attualmente il quarto posto.
A Calle Jerusalemme n.6 di Barcellona si trova il ristorante Bacaro, è consigliato da noi per la qualità delle tapas che abbiamo assaggiato e il cocktail ottobre nero, uno dei migliori cocktail mai bevuti prima, a base di vodka nera e more.......fantastico!
Per riassaporare questo cocktail pazzesco l' unico modo era procurarci innanzitutto la vodka nera, non facile da trovare quindi l'abbiamo acquistata online, e poi abbiamo provato a replicarlo, se volete provarci anche voi quì trovate gli ingredienti:
Vodka nera 40ml
Sciroppo di zucchero 15ml
Succo di limone 15ml
Lime 10g
Mora 24g
Ghiaccio tritato 200g
Sangria: un mix irresistibile di vino, frutta e spezie
La prima Sangria nasce molti secoli fa: già i Greci e i Romani, infatti, preparavano il vino hippocras, mescolando vino con zucchero, spezie, erbe e altri ingredienti di varia natura.
Anche nella penisola iberica si preparava l’hippocras, per rendere più piacevoli le bevute grazie all’aggiunta di edulcoranti naturali nel vino.
Ma fu qualche secolo dopo che la produzione di Sangria raggiunse l’apice della ricchezza.
Oggi, secondo le normative europee, tutte le sangrie (vendute con tale denominazione) devono essere prodotte in Spagna o in Portogallo con meno del 12% di alcol su volume.
La bevanda deve il suo nome proprio a quest’ultima caratteristica: la parola “Sangria”, deriva infatti dallo spagnolo “sangre” (sangue).
Se vi viene voglia di sangria non è necessario tornare ogni volta in Spagna, anche se sarebbe bello, fate come noi preparatela voi a casa, magari in una serata con amici, quì di seguito trovate la ricetta:
Vino rosso corposo 1 l
Gassosa 500 g
Cognac 50 g
Mele Evelina 230 g
Arance 600 g
Pesche 400 g
Limoni 350 g
Zucchero 120 g
Ghiaccio 450 g
Ora tocca solo a voi e vedrete che sarà un successo !!!!!
Piatti insoliti spagnoli
Quando si tratta di cibo spagnolo, ci sono alcuni piatti che di certo non sono comuni.
Alcuni cibi spagnoli più insoliti che dovete provare almeno una volta, per il tuo prossimo viaggio in Spagna assaggiate !!!!.
Il primo piatto nella nostra lista di bizzarri cibi spagnoli sono le "crestas de gallo" che sono fondamentalmente creste di galletto che di solito vengono servite in umido. Sì, stiamo proprio parlando di quella parte rossa flessibile sulla testa dei galli, che si può mangiare e in alcune parti della Spagna è una vera prelibatezza che potrete trovare nella zona di Castiglia ma anche nelle macellerie di tutto il paese.
Potreste pensare che mangiare cipollotti o dello scalogno non sia affatto strano. Tuttavia, in Catalogna è il modo in cui si mangia questo cibo che lo rende piuttosto insolito. Questo perché invece di essere usati per guarnire o impreziosire un piatto, i "calçots" vengono cotti fino a quando gli strati esterni diventano completamente neri e vengono poi consumati interi, compreso il bulbo e il gambo, di solito alla brace come nella foto quì sotto.
A prima vista, chiunque potrebbe scambiare i cirripedi per piccoli sassi o per qualcosa che cresce alla base di una scogliera. E a causa del loro colore e della consistenza gelatinosa, molte persone si rifiutano di mangiare i cirripedi e si perdono una vera prelibatezza.
Oltre ad essere uno degli alimenti più insoliti in Spagna, i cirripedi a collo d'oca hanno anche un prezzo elevato a causa del pericolo che si corre per raccogliere questo frutto di mare. Per questo i pochi fortunati che possono permettersi di mangiarli, preferiscono conservarli per feste e ricorrenze importanti, vengono cucinati bolliti, fritti o grigliati.
La "manteca colorá" si trova tipicamente in Andalusia, è lardo di colore arancione, cucinato con pezzi di carne (a volte tritata), di solito carne di maiale, paprika e altre spezie come l'origano e una foglia di alloro. Il colore rossastro deriva dalla paprika Pimentón de La Vera che viene aggiunta durante il processo di preparazione.
Immagino un sostanzioso pezzo di pane tostato spalmato con questo particolare lardo aromatizzato è perfetto per chi ama i gusti decisi.
Il "Morteruelo manchego" è uno stufato composto principalmente da fegato di maiale, pangrattato e spezie ed è molto simile a un paté di fegato di maiale.
Dopo aver pestato gli ingredienti in un mortaio, il risultato è una specie di pasta, molto più simile a un paté che a uno stufato, ed è proprio questo aspetto pastoso che scoraggia molti quando vengono invitati a provarlo. Chi però si lancia alla scoperta e assaggia questo piatto spagnolo unico, scopre che è sostanzioso ma con un sapore imbattibile.
Infine concluderei con la horchata è una bibita dolce e rinfrescante tipica di Valencia. Molto simile, soprattutto nell'aspetto, alla nostra orzata, la horchata si beve soprattutto nel periodo estivo.
Viene fatta con acqua, zucchero e chufa, il latte di un piccolo tubero marrone tipico della zona.
Maldive
La cucina affacciata sull' Oceano indiano
Durante il nostro soggiorno alle Maldive, alla scoperta dei migliori atolli dell’arcipelago, non abbiamo perso l’occasione per curiosare tra le tradizioni locali e soprattutto gustare i piatti tipici, se avete intenzione di fare un viaggio come questo preparatevi ai sapori intensi della cucina indiana.
L’Oceano Indiano è molto pescoso e diverse specialità del posto sono a base di pesce, ma la cucina maldiviana spesso propone anche manzo, riso e frutti esotici. Quì di seguito troverete i 10 piatti tipici da mangiare alle Maldive.
Il Mashuni è un piatto a base di pesce che viene servito a colazione. Ne esistono diverse varianti ma gli ingredienti che non mancano mai sono il tonno, la cipolla e il cocco, spesso cucinati con peperoni, pomodori e una pianta aromatica locale, certo noi non lo assaggiavamo proprio per colazione.
Uno dei piatti più originali è di certo il Chichandaa satani, a base di pelle di serpente, cipolla, peperoncino e latte di cocco. Accompagnato da abbondante peperoncino e succo di limone, questo è un' altro piatto per i più coraggiosi.....
I Kandumahu mussanmaa sono dei fagottini di tonno avvolti nelle foglie di palma e insaporiti con curry e cocco, un mix perfetto che unisce i sapori dell’oceano col gusto esotico e speziato tanto amato dai maldiviani, ricordano molto i fagottini della cucina orientale.
Il Kaliyaa Birinjee è un piatto molto comune nelle case dei pescatori. Si tratta di riso insaporito con cipolla, aglio e tante spezie: cannella, semi di finocchio, zenzero e cardamomo, ovviamente semplice ma gustosissimo.
Sulla tavola dei maldiviani non manca mai una frittura a base di tonno, chiamata Theluli mas. Il tonno che si mangia alle Maldive ha un sapore più gustoso di quello nostrano perché è pescato sulla barriera, noi abbiamo avuto la fortuna nel nostro resort di assaporare ogni sera il carpaccio di questo tonno, lo chef lo tagliava sul momento nel piatto e poi io lo condivo con un' emulsione creata da loro, pazzesco!!!!
Il Roshi è il pane tipico delle Maldive. E’ simile ad una piadina, in quanto non è lievitato, ma è molto più morbido e sottile.
Solitamente viene spezzato con le mani e usato al posto del pane per accompagnare il cibo.
Addu Bon dì è una ricetta realizzata con cocco, acqua di gelsomino o di rose e zucchero e prende il nome dall’atollo di Addu, il più a sud di tutte le Maldive. Questa preparazione è tra i dessert più conosciuti e amati delle Maldive, e si presenta come dei sigari, più o meno lunghi, avvolti in una sfoglia di cocco gratinato e sciroppo di canna da zucchero dal colore ambrato.
Il Gullà sono le polpette più famose delle isole e il piatto tipico nazionale. Realizzate con il tonnetto locale, cipolle, cocco, curcuma, zenzero, peperoncino maldiviano e foglie di curry, vengono fritte al momento e servite calde.
Anche alle Maldive ci sono piatti a base di carne, come il Kukulhu Riha. Si tratta di una gustosa salsa curry a base di pollo, tradizionalmente realizzato con l’aggiunta di cocco, che non può mai mancare nella cucina tipica delle Maldive.
Un altro antipasto da assaggiare assolutamente è il Maskaashi. Si tratta di un piatto a base di papaya tagliata a fette, mango acerbo, cocco e pesce affumicato accompagnato da datteri, peperoni e Rihaakuru (impasto di pesce). Potete verificare se il resort dove soggiornate prepara questi piatti così da gustarli dopo la vostra nuotata pomeridiana o durante un picnic in spiaggia.
Poi c'è il Bondibai, in particolare il Bambukeyo Bondibai (porridge dolce preparato col frutto dell’albero del pane). I maldiviani preparano diverse versioni di bondibai con riso, pane, sago, manioca e altri ingredienti. I locali li gustano in tutto il Paese durante le festività. Tutti i tipi di bondibai si gustano al meglio con kulhimas (pesce piccante) o tonno affumicato.
La noce di cocco, coltivata su palme ondeggianti, è la regina della cucina maldiviana e i cuochi grattugiano la polpa carnosa, trasformandola in latte di cocco per i curry cremosi e spumeggianti, da gustare con il chapatis. I frutti di mare pescati giornalmente vengono cotti alla brace e insaporiti con il peperoncino; i pezzi di tonno, wahoo e mahi-mahi li troverete nei curry e nelle zuppe al lime; gli avanzi del cocco vengono impacchettati in tortini di pesce o infilati nei dolci per ridurre al minimo gli sprechi.
La cucina maldiviana è quindi, molto speziata e genuina e fortemente influenzata dall'India e dallo Sri Lanka. Si basa su ingredienti semplici come il cocco, il riso e il pesce.
Pesce di barriera nei piatti maldiviani
Come già detto se decidete di fare un viaggio alle Maldive dovrete aspettarvi una cucina a base di pesce e spezie, noi che amiamo il pesce in qualsiasi forma, modo e piatto, abbiamo avuto la possibilità di assaggiare il pescato di barriera, tra i pesci più usati nella cucina maldiviana ci sono : il tonnetto alletterato (Latti), tonno pinna gialla (kanneli), il tombarello (raagondi), Suro occhione (mushimas), wahoo (kurumas), corifena (fiyala) e sugarotto (rimma).
Una cosa da non perdere alle Maldive sono proprio i barbecue. È frequente che i resort organizzino serate "mercato del pesce": durante queste cene si possono provare alcuni degli straordinari frutti di mare pescati sul posto e poi tutto è più buono se fatto alla griglia. Molti resort offrono anche la possibilità di andare in coppia su un'isola deserta per una romantica grigliata privata, oppure di partecipare a una gita in barca o a una battuta di pesca che culmina con un barbecue sulla spiaggia.
Infatti noi avevamo fatto la pesca notturna, molto divertente, armati solamente da una lenza ed un amo ci siamo stupiti della grande pescosità del mare dopo il tramonto, mi ricordo che tra i vari pesci ce ne erano alcuni non commestibili, ma con i tanti altri rimasti il personale ha preparato una grigliata in spiaggia, davvero buoni!!!!
Le spezie nella cucina indiana
Le spezie nella cucina indiana sono le indiscusse protagoniste! Per un cuoco indiano, utilizzare anche più di dieci diverse spezie in una sola ricetta è del tutto normale. Curcuma, cumino, peperoncino, pepe e tante altre vengono impiegate per dare sapore, profumo ma anche colore ai piatti della tradizione indiana.
Dall’antipasto al dessert, dalle ricette vegetariane a quelle a base di carne, non c’è piatto che non venga impreziosito con un sapiente mix di spezie. Ed è proprio per questo che la cucina indiana è così saporita e profumata.
Una delle spezie più usate nella cucina indiana è proprio la curcuma, che viene impiegata sia fresca che essiccata. Ricca di benefici per la salute, è utilizzata in numerosi mix di spezie e curry. La sua fragranza è pungente e terrosa, il suo colore è intenso e regala ai piatti una splendida tonalità dorata.
Il cumino è una spezia antichissima, che già gli antichi egizi utilizzavano. Gli indiani la utilizzano da sempre per cucinare e per preparare bevande tipiche con latte, peperoncino e sale. I semi di cumino regalano un aroma intenso e affumicato che può trasformare un semplice riso bollito in un piatto gustosissimo.
Il pepe nero è forse la spezia più utilizzata anche in Occidente, ma in pochi sanno che è originaria dell’India. Prima di essere utilizzato viene tostato e, per ottenere un sapore e un aroma più intensi, può essere macinato direttamente nei piatti. L’aroma pungente lo rende adatto a insaporire ogni genere di ricetta salata, ho avuto la possibilità di assaporarne il gusto autentico di queste bacche fresche a grappolo, tutta un' altra cosa rispetto al pepe che troviamo noi in Italia essiccato.
Con i semi di senape si preparano moltissimi piatti della cucina indiana: sono piccoli, di colore nero o marrone scuro e hanno un sapore piccantino e persistente. I semi vengono fatti rosolare in olio o burro finché non cominciano a scoppiettare: a quel punto possono essere aggiunti a mix di spezie, zuppe e carni.
Il cardamomo è conosciuto fin dall’antichità ed è oggi una delle spezie più pregiate al mondo. Il suo sapore un po’ dolciastro ma dal retrogusto amaro lo rende perfetto per aromatizzare ogni genere di piatto: riso, carne, pesce e anche dolci. Esiste il cardamomo verde e quello nero, dal gusto più persistente e intenso.
Un’altra spezia molto usata nella cucina indiana sono i chiodi di garofano, con le loro note di anice e il sapore dolce, aromatico, forte e persistente. Possono essere usati interi oppure miscelati in mix di spezie. Bisogna essere molto cauti nell’uso dei chiodi di garofano perché tendono a coprire gli aromi delle spezie più delicate.
I semi di finocchio non sono altro che i semi essiccati della pianta di finocchio: hanno una forma simile a chicchi di riso rigati e un colore verde pallido. Il sapore ricorda quello della liquirizia, ma più dolce e meno piccante. Oltre a essere usati in numerose ricette, i semi di finocchio vengono masticati come digestivo.
Il peperoncino è presente in quasi tutti i piatti indiani, in particolare nelle ricette di carne e pesce, ed è talmente popolare che viene usato anche per aromatizzare le bevande come il tè. Si può utilizzare sia fresco che secco e, oltre a dare un gusto piccante molto persistente, ha proprietà antibatteriche e disinfettanti.
Il peperoncino Bhut Jolokia ha sentori intensi di frutti rossi e di miscele di spezie tipo curry indiano, con reminiscenze di affumicato dolce. Perciò che si adatta molto bene alle carni stufate ed a tutte le salse esotiche impiegate per condire anche preparazioni a base di verdure e le zuppe. Miscelato alla salsa di soia diventa un invitante alternativa al wasabi, di cui ricorda l’odore pungente, diventando così un valido guazzetto per il sushi.
Il peperoncino Bhut Jolokia, con i suoi 1.000.000 SHU è considerato una delle una varietà più piccanti al mondo supera anche il peperoncino thailandese.
Originario dell’India Nord Orientale e del vicino Bangladesh, il frutto fresco ha una forma conica tondeggiante. Il frutto giovane è verde chiaro e, raggiunta la maturazione, diventa di colore arancio/rosso intenso fino per via del suo alto contenuto di carotenoidi. Nella lingua assamese “bhut” significa “fantasma”, da cui in inglese Ghost Chili. È conosciuto anche con altri nomi come Bih Jolokia (peperoncino velenoso) o Naga Jolokia, dove naga in sanscrito identifica il serpente cobra, probabilmente perché il calore che sviluppa in bocca colpisce come un serpente, quindi attenzione durante gli assaggi!!!!
Oggi nella cucina maldiviana c’è una profonda riscoperta delle radici, degli ingredienti autoctoni, durante i nostri viaggi siamo sempre più alla ricerca dell’anima autentica dei luoghi che mai come a tavola emerge con intensità girovagando per il mondo, nel caso della tradizione maldiviana è una fusione di influenze indiane, dello Sri Lanka e arabe.
Cocco : il protagonista in tutta la sua essenza
Come già detto se si pensa alle Maldive si pensa alle lagune, la barriera corallina e il cocco.
L'acqua di cocco che viene estratta dalla noce non ancora matura, contiene tutti i nutrienti e gli ingredienti rivitalizzanti presenti nelle bevande energetiche, ma senza l'aggiunta di zuccheri e sostanze chimiche. L'acqua di cocco è ricca di potassio, ottimo per darvi l'energia necessaria per tutte le attività eccitanti che riempiono le vostre giornate maldiviane.
La palma di cocco è l’albero nazionale delle Maldive e fa parte della flora naturale.
Inoltre è una pianta molto utile in quanto non ci sono sprechi. Non solo è fonte di acqua e cibo, ma viene impiegata dalla cosmetica alla medicina, passando per la creazione di utensili domestici.
Guidati dai giardinieri, con la pala potrete scavare una buca, inserire il giovane albero nella sabbia, ricoprirlo e poi annaffiarlo.
Un modo originale ed ecologico per celebrare un’occasione speciale o per lasciare una traccia di sé. C’è anche la possibilità di restare aggiornati sul suo sviluppo attraverso le mail che lo staff vi invierà, oppure fate come me che mi sono portata via una foglia di palma da cocco che ora funge a casa mia da svuota tasche.
Come già detto nell'articolo " curiosità sulle Maldive ", esiste un censimento delle palme da cocco, quindi capirete quanto siano importanti per i maldiviani.
Diversamente dal latte di cocco, che si ottiene dalla spremitura della polpa fresca, l’olio di cocco si ottiene dalla lavorazione della copra, la polpa essiccata.
L’uso alimentare dell’olio di cocco è favorito dal fatto che ha un punto di fumo abbastanza alto, e quindi in molte cucine, soprattutto asiatiche, viene usato per friggere.
Insomma non lasciatevi sfuggire questo dono della natura.....
Mar Rosso
La cucina egiziana e della penisola del Sinai
Viaggio tra i sapori d' Egitto
Il Mar Rosso è un mare del Medio Oriente compreso tra l'Africa nord-orientale e la penisola araba sud-occidentale.
La cucina egiziana è una miscela di sapori e influenze provenienti dal Medio Oriente, dall’Africa e dal Mediterraneo.
Tra i piatti più famosi ci sono il koshari, un piatto vegetariano a base di ceci, lenticchie, pasta corta e riso, e il ful medames, una zuppa di fave secche, servita con olio di oliva, prezzemolo tagliato, cipolla, aglio e pane tostato, del quale mi sono letteralmente innamorata visto che adoro il gusto delle fave.
Non si possono poi dimenticare i noti kebab, la shakshuka e il falafel, tutti piatti che si possono trovare facilmente nei ristoranti egiziani.
Ma la cucina egiziana non si limita solo a questi piatti. Ci sono anche specialità regionali come il molokhia, una zuppa a base dell’omonima pianta, che solitamente si accompagna a coniglio o pollo e il feteer meshaltet, un tipo di pane sfogliato farcito con ingredienti a scelta. L’Egitto è famoso anche per i suoi dolci, come il basbousa, un dolce a base di semola di grano duro, mandorle e sciroppo di zucchero, e il konafa, un dolce fatto con crema di riso e pasta kataifi.
Se sei un amante della gastronomia, Sharm el Sheikh è il posto giusto per scoprire i sapori autentici dell’Egitto. Dai piatti tipici alle specialità regionali, la cucina egiziana ti sorprenderà con la sua varietà e la sua bontà.
L’Egitto è famoso per la sua cucina deliziosa e variegata, ma i dolci egiziani sono un’esperienza culinaria a sé stante. Uno dei dolci più famosi è il basbousa, una torta a base di semola di grano duro inzuppata in sciroppo di zucchero e decorata con mandorle. Un altro dolce popolare è il konafa, un dolce fatto con crema di riso e pasta kataifi. Se preferisci i dolci più leggeri, prova il mahalabiya, un budino di latte aromatizzato con acqua di rose e decorato con pistacchi. Inoltre, non puoi perderti il balah el sham, una pasta di datteri ripiena di mandorle e ricoperta di zucchero a velo, simile ai churros.
Il primo punto lo dedichiamo agli amanti della carne, con un piatto molto diffuso fra le bancarelle di street food locale. Trattasi di una pita (il tipico pane mediorientale) ripiena di carne macinata e verdure, abbondantemente speziato. Non esiste un preciso momento della giornata in cui poter mangiare il Hawawshi, soprattutto se fatto in casa può essere servito tranquillamente sia come colazione che come cena.
Pane: è un prodotto fondante dell’alimentazione degli egiziani. Come abbiamo visto, è ben presente quando si parla di antipasti ma non solo. Del resto è una tradizione millenaria e ormai ben radicata. Si usa di solito un pane tipo pita per accompagnare le salse o per avvolgere kebab, falafel, soprattutto nelle zone rurali è diffuso anche l’eish merahrah, la cui particolarità è che nell’impasto si mescolano semi di aromatico fieno greco alla farina di mais, sorgo e grano.
Come abbiamo già avuto modo di vedere, la cucina egiziana ha molti tratti in comune con i paesi del Mediterraneo. L’ingrediente principale è una varietà particolare di Malva, chiamata Corchorus olitorius. Non solo, è anche conosciuta come “ortaggio del re”, in quanto una leggenda narra la guarigione di un faraone in seguito al suo assaggio.
Come avrete capito si tratta di una zuppa, di colore verde e a completare il piatto c’è il pollo e talvolta riso bianco.
Vi consigliamo di provare questo piatto durante il vostro viaggio in Egitto, per conoscere meglio i sapori della cultura tradizionale locale.
I legumi sono fondamentali nella cucina egiziana e insieme a cumino e coriandolo sono alla base di molti piatti tipici egiziani. Il Ful Medamesun piatto fra i più amati in Egitto, soprattutto per la prima colazione. Una crema di fave scure, cotte lentamente fino a formare un purè, condita con olio d’oliva, aglio, cipolla, prezzemolo, succo di limone, e ancora uova e pane azzimo.
Una ricetta molto antica di cui non si conoscono ancora esattamente le origini, entrata però a far parte della cultura culinaria egiziana.
Fra le cose da mangiare in Egitto, troviamo questi deliziosi stuzzichini di sfoglia ripieni. Il ripieno dipende dai gusti, in quanto ne esistono numerose varianti che spaziano da carne, verdure o pesce, oppure piselli, lenticchie, patate, formaggio e spezie. Spesso vengono identificati come i “ravioli fritti egiziani”.
La carne più usata é quella di agnello e possono essere gustati all’ora che si preferisce, dallo spuntino ai piatti principali.
Umm’Ali è un pane imbevuto in latte zuccherato e noci, ad oggi è uno dei dolci più conosciuti in Egitto.
La Dukkah è nata in Egitto, successivamente è diventata uno dei cavalli di battaglia della cucina etiope. Vi accorgerete che è un mix di frutta secca.
Il Baba Ganoog è una salsa di melanzane, aglio, limone e pasta di semi di sesamo, servita come spuntino o antipasto, se come a me vi piacciono le melanzane è un piatto da non perdere.
Le Kofta sono delle polpette di agnello con verdura, uova e spezie. Vista la loro diffusione ogni paese ha fatto propria la ricetta personalizzandola con ingredienti locali, arrivando ad avere migliaia di varietà di polpette.
Il pesce si chiama samak ; il migliore è quello delle città costiere, mentre il pesce del Nilo non è commestibile. Sogliole, scampi, branzini, calamari e acciughe sono molto apprezzati.
Gli Egiziani trattano il pesce in maniera semplice: o lo friggono o lo arrostiscono; le zuppe di pesce e gli umidi sono meno diffusi. Un'altra ricetta è il samak tarator : si tratta di un pesce arrostito e poi interamente ricoperto di salsa tarator, a base di pinoli, succo di limone e olio di sesamo.
Una zuppa di pesce inusuale è yakhnit samak bel zafaran. Il pesce è prima saltato in padella brevemente e poi terminato insaporendo il tutto con cipolla, aglio, succo di limone e zafferano.
Ed infine ci sono i dolci, possiamo definirla una torta, tipica delle zone mediorientali, Egitto specialmente. La preparazione è molto semplice: semolino, yogurt e zucchero passati nella glassa. Il risultato è incredibile! Un dolce poco impegnativo ma gustoso, è proprio la sua combinazione di sapori a renderlo speciale.
Conosciuto anche come il “tè rosso del deserto”, il karkadè è un infuso ottenuto dai fiori di Ibisco. Questa bevanda è molto diffusa in Egitto, ma conosciuta in tutto il mondo per le ottime proprietà rinfrescanti e dissetanti. Il sapore è particolare, leggermente acidulo. Può essere consumato indifferentemente caldo o freddo, e può essere utilizzato come sostituto del tè.
Nella cultura egiziana riveste un ruolo molto importante l’abitudine dell’aperitivo, che viene fatto solitamente con degli stuzzichini tipici che hanno proprio il compito di stimolare l’appetito.
Da questa tradizione nascono “le mezze”, che vengono servite con dell’arak, un liquore d’anice rinfrescante.
Una delle mezze più tradizionali è probabilmente quella “ful maddamas“, realizzata con delle piccole fave ricoperte da olio d’oliva, limone e cumino.
Il cumino è infatti, insieme al coriandolo, la spezia più usata nella cucina locale.
Le spezie egiziane: viaggio tra colori e profumi
Spezie: il souvenir perfetto da acquistare nei mercati locali tra colori e profumi unici. Le spezie sono un ingrediente importante nella cultura e della cucina mediorientale. In Egitto si usano tanto il cumino, lo zenzero, il cardamomo, la cannella, i semi di anice, il peperoncino, i chiodi di garofano, l’alloro, il prezzemolo, solo per citarne alcune.
La Dukkah è una miscela egiziana di spezie e frutti secchi tostati e tritati grossolanamente: sesamo, nocciole, semi di cumino e coriandolo.
Con il suo caratteristico aroma nocciolato, grazie proprio alla presenza delle nocciole che vengono tostate insieme ai semi di sesamo per estrarre ancora di più il sentore di nocciola.
Il Dukkah viene spesso utilizzato come insaporitore nelle insalate, oppure per massaggiare pezzi di carne (solitamente agnello o pollo) o per insaporire i gamberetti o altri pesci prima della cottura. Questo mix di spezie e nocciole formerà, durante la cottura, una crosticina croccante e saporita sull'alimento rendendolo, in questo modo, irresistibile!
Cibo del deserto del Sahara
Assaporare il tè tradizionale, osservare il modo in cui cucinano i beduini, mangiare insieme a loro (vi anticipiamo che alcune pietanze vanno assaggiate con le mani) e ballare le loro danze tipiche, il tutto durante una meravigliosa notte stellata del deserto e sotto una tenda beduina con tanto di fuoco per scaldarsi, se riuscite ad immaginare tutto questo allora potrete anche con le tradizioni culinarie di questi luoghi così aridi, inospitali ma anche pieni di fascino.
Quando si pensa al deserto ci viene in mente il Cous Cous, è il piatto tipico della maggior parte delle zone del Nord Africa, compreso il deserto del Sahara. Si tratta di un piatto tanto gustoso quanto versatile. Anche se è arrivato in Spagna in diverse versioni, la verità è che il piatto originale è composto da semola di grano cotta al vapore, accompagnata da agnello, pollo o verdure e condita con una miscela di spezie come cumino, curcuma e zenzero.
L’Harira è una zuppa tradizionale marocchina a base di pomodori, legumi come lenticchie e ceci, agnello o pollo, coriandolo, prezzemolo e una miscela di spezie. Si consuma sotto forma di zuppa calda ed è un piatto tipico del deserto del Sahara, soprattutto durante il mese sacro del Ramadan, poiché viene consumato proprio per interrompere il digiuno al tramonto.
Il Tajine è uno stufato che viene preparato lentamente in un contenitore di terracotta con un coperchio conico, che permette di cuocere a vapore gli ingredienti e di impregnarli così di tutti i sapori.
È un piatto che può essere preparato con agnello, pollo o pesce, ma anche con verdure, frutta secca e spezie aromatiche come cumino, cannella e zafferano. Viene servito accompagnato da pane arabo, magari cucinato sul momento, un'esperienza da provare.
Come dessert o accompagnamento, di solito vengono presi datteri e tè alla menta. Ormai i datteri sono considerati una prelibatezza, oltre ad essere una fonte di energia naturale. È anche un ingrediente che viene solitamente utilizzato nella stragrande maggioranza dei dessert, dolci e torte, ma anche come ingrediente di piatti salati e in agrodolce.
D’altra parte, il tè alla menta piperita è una bevanda nota per il suo sapore rinfrescante e l’aroma gradevole. Si prepara con foglie di menta fresca, acqua calda e zucchero, e viene servito in piccoli bicchieri di vetro, rendendolo perfetto da bere in ogni occasione.
La Chebakia è un dolce tipico del Nord Africa ed è composto da un impasto a base di farina, uova, burro e spezie che viene fritto e poi immerso nel miele e cosparso di semi di sesamo o mandorle tritate.
La cerimonia del tè nel deserto
La preparazione del tè é un vero cerimoniale di ospitalità. In alcuni casi viene bevuto 3 volte al giorno in piccolissime quantità con 3 diversi gradi di dolcezza.
La pausa tè é sempre un momento di convivialità e relax. Il primo quasi amaro, il secondo mediamente dolce per finire con un tè dolce.
Quest’usanza è comunque piuttosto recente, Insieme ai datteri il tè rinvigorisce, rigenera e placa la fame e la sete, visto il territorio e clima ostile desertico.
Il suo calore spesso relativo con l’esterno crea una piacevole sensazione di freschezza. In tutto il Sahara lo si consuma prevalentemente alla menta.
Ma in realtà il tè nel deserto é nero senza menta, quando è difficile procurarsi la menta fresca viene anche usata la pianta di Assenzio maggiore.
La procedura é molto particolare. Viene acceso un fuoco di tamarindo sulla sabbia. Si preparano i bicchierini su un vassoio. La teiera di ferro dalla tipica forma orientaleggiante viene posta sulle braci ardenti colma d'acqua e foglie di tè.
La teiera può variare di colore, di solito il rosso ed il color argento. Dopo che l'acqua prende il bollore per qualche minuto si aggiunge lo zucchero e con ampi gesti si fa cadere nei rispettivi bicchierini parte del tè dall'alto. Poi lo si riversa all'interno della teiera.
Tradizioni dei popoli nomadi nel deserto
Di fatto i nomadi sono dei pastori che allevano animali, le cui carni sono spesso basilari per la loro alimentazione. Il bestiame veniva altresì utilizzato come merce di scambio per acquistare altri cibi.
Nei deserti vengono consumate generalmente carni di cammello e dromedario, ovini e nel deserto del Gobi anche cavalli ed asini.
Altri alimenti caratteristici dell’alimentazione nomade sono il latte degli animali allevati ed i formaggi che ne vengono prodotti.
Anche i cereali, come il miglio o il riso, sono alla base dell’alimentazione di molte tribù nomadi.
L’agricoltura viene praticata invece nelle oasi, aree verdi presenti in mezzo al deserto nelle quali è possibile coltivare e grazie alla presenza di acqua si piantano alberi da frutto, vengono coltivati ortaggi e cereali.
Occasionalmente gli abitanti di alcuni deserti mangiano anche coleotteri, ragni e scorpioni, dopo averli privati delle parti velenose.
La vita desertica è ostile e questi popoli si sono sicuramente adattati nel corso dei secoli a sopravvivere e sfruttare le risorse di questi luoghi, quindi le tradizioni sono dettate anche dalla conformazione del territorio stesso.
Le carni di cammello: tradizioni e curiosità
La preparazione del cibo era condizionata dallo stile di vita nomade che si è concentrata sulla conservazione a lungo termine. Nella cultura culinaria di questi popoli ci sono molti modi per salare ed essiccare la carne, e il latte acido è sempre stato preferito poiché è più facile da conservare durante la migrazione.
La carne di cammello (più “magra” della carne bovina) è anche ricca di qualità nutritive: fonte di vitamina B e minerali come calcio, ferro e fosforo, questo tipo di carne è caratterizzata da un basso livello di colesterolo.
Inoltre, la percentuale di proteine presente nella carne di cammello è più alta di quella della carne bovina.
Un piatto, conosciuto anche come Zoccolo di Cammello in Jokul, deve il suo nome alla forma, rassomigliante a delle impronte di cammello nello Jokul, infatti il cammello era il mezzo di trasporto più usato nella via di seta. Possono attraversare lunghe distanze nel deserto, aiutati dai loro quattro grandi piedi. Lo zoccolo di cammello è in realtà tendine, con un alto valore nutrizionale. Le persone difficilmente uccidono i cammelli, che hanno delle lunghe vite, quindi gli zoccoli non sono facili da trovare, e sono preziosi . Per preparare uno zoccolo bisogna pulirlo e marinarlo finché non è soffice, quindi condirlo con salse e spezie e cuocerlo a vapore con del pollo per sette o otto ore, finché le ossa non possono essere facilmente rimosse. Poi viene tagliato a fette, aggiunti dei condimenti e brasato in una pentola.
Un' altra ricetta prevede di tagliare la gobba di cammello in pezzi uguali o affettati e saltarli. Condirlo con spezie ed ecco pronta una fresca soffice e gustosa gobba di cammello.
Per questi piatti viene solitamente usato un cammello morto di morte naturale, o vecchio e infermo. Sono rare delicatezze, e dovrete aspettarvi un prezzo adeguato, oltre che una ricerca generale, se sarete bravi potrete assaggiare questa carne sotto forma di hamburger in qualche ristorante o hotel.
La produzione di dolci egiziani
I dolci tipici egiziani sono popolari per l'utilizzo di ingredienti come noci, uvetta, pistacchi e scaglie di cocco su tutto, sia come ripieno che cosparsi sopra.
La maggior parte di loro ha anche panna, latte, farina e ingredienti simili a un impasto in comune. Tutti loro sono molto dolci e dal gusto molto caratteristico, assicurandosi che si distinguano da tutti i dolci in tutto il mondo.
Basbousa è un dolce tipico egiziano molto apprezzato. Sebbene sia servito e amato tutto l'anno, brilla nel mese sacro del Ramadan. Basbousa prende la forma di una torta, anche se con una consistenza diversa.
È una torta composta da un impasto di farina di semola, yogurt, burro e zucchero, cotta in una teglia o padella. Di solito viene cosparso di qualcosa sopra, ad esempio cocco o noci.
Il kunafa è un dolce tipico egiziano popolare nel mondo arabo, in Egitto si usa solitamente la panna, mentre in altre zone è famoso per il kunafa ripieno di formaggio, il Kunafa Nabulsi, a cui hanno preso di recente anche gli egiziani.
Zalabya, un altro dolce tipico egiziano che si trova in diverse regioni, ha vari nomi a seconda della località, piccole palline di pasta fritte vengono imbevute di sciroppo di zucchero o miele, cosparse di zucchero bianco in polvere o immerse nel cioccolato marrone o bianco.
Umm Ali è la definizione di dolce tradizionale e storico in Egitto. Nessun può resistere a una ciotola di dolce Umm Ali.
Umm Ali, che significa la madre di Ali, è composta da strati di pasta sfoglia imbevuta di latte e mescolata con noci, uvetta, scaglie di cocco e zucchero, quindi gettata in forno per la cottura.
Il Baklava è il piatto perfetto da servire in occasioni speciali come le feste e i matrimoni. Solitamente questo dolce tipico egiziano noto come baklava in tutto il mondo, Ma in Egitto ha un nome diverso per il dessert di pasta fillo a strati: il gulasch.
Questo dolce ha uno strato di pasta fillo imburrata, seguito da uno strato di noci ricoperte di cannella, seguito da altri cinque strati di pasta fillo, quindi un altro strato di noci.
L'Egitto è il più grande Paese produttore di datteri al mondo, di seguito ho voluto riservare un articolo su questo frutto così prezioso.
Datteri: il frutto egiziano
Siwi, frehi, azzawi, ghazaal, takdat sono le tante varietà di questo frutto, che per raccoglierlo, le popolazioni locali, devono arrampicarsi sulla pianta assicurandosi con una fascia, realizzata con fibra di palma, stretta ai fianchi.
Il dattero di Siwa ha l’aspetto di una bacca con un solo seme, il nocciolo. Quest’ultimo racchiuso in una polpa zuccherina che si può mangiare, è formato da un guscio duro che contiene un embrione molto piccolo.
Il dattero cresce nel deserto da piante che possono raggiungere i 300 anni di età e che resistono a condizioni atmosferiche avverse, il frutto cresce in grappoli pesanti sospesi sotto le foglie della palma da dattero ed è composto da una parte esterna carnosa, succosa e morbida, circondata da un guscio duro con al suo interno un seme.
Gli arabi da sempre lo immergono, come dolcificante, nel tè nero bollente o nel caffè, ma i datteri vengono anche essiccati per ottenere una farina che, mischiata a quella d'orzo, serve a preparare il pane di datteri. In Sri Lanka e in India dalla fermentazione dei frutti, lasciati macerare in acqua, si ottiene il vino di datteri "arrak", una specie di acquavite. E ancora, dal tronco della palma, le popolazioni arabe ricavano un liquido lattiginoso dal gusto molto dolce.
Tra le preparazioni tradizionali l’elhuji (uova, olio di oliva e datteri), il tarfant (pane, olio di oliva e datteri) e il tagilla (farina, olio di oliva, acqua e datteri). Durante il Ramadan, si mangiano la sera, per rompere il digiuno.
La canna da zucchero egiziana
La canna da zucchero appartiene alla famiglia delle graminacee, e cresce sotto forma di alti e stretti steli o fusti. In autunno, la canna viene interrata in orizzontale all'interno di solchi. Non richiede particolari cure durante l'inverno e in primavera vedrai spuntare i germogli che si sviluppano in altezza come il bambù. Con il raccolto si può preparare un delizioso sciroppo.
Il succo di canna da zucchero è ricco di calcio, cromo, cobalto, rame, magnesio, manganese, potassio e zinco. Contiene inoltre ferro, e vitamine A,C, B1, B2, B3, B5 e B6 insieme ad un alta concentrazione di antiossidanti, proteine, fibra solubile e fitonutrienti. Tutti questi nutrienti agiscono all’unisono nel mantenere il tuo corpo in salute. Ecco ora altri benefici del succo di canna da zucchero.
Il succo di canna da zucchero si estrae triturando la canna da zucchero in un laminatoio, una volta pressata, restituisce la tipica bevanda dal colore giallo-verde.
Grecia
La cucina greca: un mix di culture nel Mediterraneo
La Grecia ha una tradizione gastronomica di oltre 4.000 anni, anche se, come spesso capita, nel corso dei secoli ha subito l'influenza dei paesi vicini, sia d'Oriente che d'occidente.
La cucina tradizionale greca spicca soprattutto per l'utilizzo d'ingredienti d'alta qualità della dieta mediterranea, ma anche per l'uso di spezie ed erbe aromatiche. Fra gli ingredienti più importanti nella maggior parte dei suoi piatti vi è il famoso olio d'oliva di origine greca.
Produzione vinicola greca
Anche la Grecia ha alle spalle un' antica produzione vinicola dovuta alla sua posizione strategica nel Mar Mediterraneo. La sua superficie vitata permette una produzione attorno ai 2,6 milioni di ettolitri, di cui solo una piccola parte a denominazione di origine. Il 70% della produzione è costituito da vini bianchi secchi, seguiti dai rossi (15%) e dai bianchi dolci. I Retsina, vini bianchi leggeri aromatizzati con resine di pino e miele, rappresentano una curiosità storica e turistica, sebbene siano il 30% della produzione, dedicata quasi esclusivamente al mercato interno.
Topikos Oenos: sono vini prodotti in determinate regioni ed equivalgono grossomodo ai vini IGT dell’Italia, i vitigni impiegati possono essere sia locali che internazionali.
In Grecia i vitigni autoctoni, che sono circa 300 diverse varietà, hanno un ruolo prevalente.
Le uve internazionali sono una minima parte e spesso vengono miscelate con quelle locali. Fra i vitigni autoctoni a bacca bianca ricordiamo l’Assyrtiko, Moscato Bianco, Roditis e Savatiano, l’uva principalmente utilizzata per la produzione del celebre Retsina. Fra i vitigni autoctoni a bacca nera troviamo: Kotsifali, Limnio, Mandelari, Mavrodaphne, Negoska, Stavroto, Krassato e Xynomavro.
Fra le regioni vinicole più importanti della Grecia ricordiamo la Macedonia, la Tessaglia, il Peloponneso, le Isole dell’Egeo e Creta. E’ qui che si producono i vini più importanti del paese e sono queste le zone che storicamente hanno identificato la Grecia con il vino.
A Nord la Macedonia con i due importanti distretti vinicoli di Naoussa e Goumenissa. Naoussa è fra le zone più celebri della Grecia, famosa per i suoi vini rossi prodotti con uve Xynomavro, mentre a Goumenissa la stessa uva è vinificata assieme al Negoska, producendo vini meno corposi.
La Tessaglia si trova nella parte centrale della penisola Greca, con l’area di Rapsani dove si producono vini rossi, nei pressi del monte Olimpo, da uve Xynomavro, Stavroto e Krassato.
Nel Peloponneso, a sud del paese, le tre importanti aree vinicole di Nemea, Mantinia e Patrasso. A Nemea i vini sono prevalentemente prodotti dal vitigno Agiorgitiko, un’uva a bacca nera molto diffusa, mentre a Mantinia essi sono generalmente prodotti con Moscophilero, uva aromatica e dalla buccia colore rosa, con la quale si producono vini bianchi. Patrasso è l’area vinicola più celebre del Peloponneso e vi si producono il celebre Moscato di Patrasso, vino dolce e aromatico prodotto con il Moscato Bianco e un vino rosso dolce prodotto con uva Mavrodaphne lungamente affinato in botte, spesso fortificato e caratterizzato da lieve ossidazione che lo rende simile al Porto Tawny.
Tra le isole del Mare Egeo, Santorini e Samos sono le più famose per il vino. A Santorini il vitigno prevalente è l’Assyrtiko, che viene utilizzato sia per fare vini bianchi secchi che per il celebre Visánto, da uve appassite di Assyrtiko e Mandelari. Il Visánto matura per circa 10 anni in botte sviluppando aromi complessi, ricchi e suadenti. A Samos è famoso il Moscato, prodotto con uva Moscato Bianco appassita, talvolta fortificato e caratterizzato dagli intensi e ricchi aromi dell’uva e dalle note di albicocca. Creta ancora oggi è legata alle sue uve locali, come il Kotsifali e il Mandelari.
Il Retsina è prodotto quasi ovunque in Grecia, tuttavia la sua zona principale di produzione è l’Attica, la regione in cui si trova Atene. Il Retsina si può considerare un vino aromatizzato piuttosto che un vino vero e proprio. Esso si produce da uva Savatiano, mediante aggiunta al mosto di una piccola quantità di resina di pino di Aleppo con lo scopo di aromatizzare il prodotto, e addolcito in alcuni casi con miele prima dell’imbottigliamento.
Il Peloponneso, con i suoi 60 mila ettari di vigne e condizioni naturali diversificate, dona vini diversi: Nemea, da Agiorgitiko, rosso longevo e strutturato, e Mantinia, da Moschofílero, mentre i vitigni Mavrodaphne e Moscato danno origine a vini con zuccheri residui.
Sulle Isole dell’Egeo Orientale, Samos produce uno dei migliori moscati al mondo, il Moscato di Samos, mentre Lemnos elabora vini rossi molto interessanti.
Sulle Cicladi, Santorini è forse la più celebre delle regioni vinicole greche, nota per il suolo vulcanico e per i venti imperiosi che donano un bouquet peculiare ai vini prodotti dalla varietà Assyrtiko. Questi vini sono acclamati per la loro marcata mineralità, alta acidità e complessità aromatica, con note di agrumi, pietra focaia e una certa salinità che riflette il terroir unico dell'isola bruciata dal sole.
Interessante anche il Liastos, un vino passito dal profilo aromatico complesso e stratificato, con note di frutta candita, albicocca secca, miele, spezie dolci e a volte tocchi di mineralità fumé che riflettono il terroir vulcanico di Santorini. La dolcezza è bilanciata dall'acidità caratteristica dell'Assyrtiko, che conferisce al Liastos un equilibrio e una vivacità che lo distinguono da altri vini dolci.
Nel Dodecaneso il vitigno bianco Athiri e il vitigno rosso Amorgiano sono utilizzati per i vini della denominazione Rhodes, mentre Creta, con i suoi 50 mila ettari vitati, ha come denominazione più famosa Sitia, dove Liatico e Landilaria sono assemblati per dar vita a vini rossi robusti o vini liquorosi.
Azienda vinicola Dourakis
Situata nello splendido villaggio di Alikampos, l'azienda vinicola Dourakis si trova a breve distanza in auto dalle regioni vinicole di Rethymno e Chania. La famiglia di produttori di vino offre la possibilità di degustazioni e visite aziendali.
Oggi l'azienda vinicola è una boutique alimentata a energia solare, che possiede diversi vigneti e una grande cantina in grotta. Tutti i loro vini vengono esportati a livello mondiale in Europa, Cina, Canada e Stati Uniti.
Alcuni dei famosi vitigni della tenuta includono Vilana, Vidiano, Moscato di Spinas, Malvasia e Madilari. Delle altre 17 varietà, l'azienda vinicola coltiva Kotsifali, Syrah e Cabernet Sauvignon di alta qualità, questi ultimi due li ritroviamo anche in altre parti del mondo, come documentato in altri articoli, insieme a Romeiko e Grenache.
Come avrete già capito ormai di noi, siamo una coppia appassionata anche di vini e cibo, quindi quando possibile, duranti i nostri viaggi facciamo sempre un tour delle aziende vinicole locali, vi consigliamo questa, ma poi sta a voi esplorarne quanto più ne vorrete.
Gli uliveti in Grecia
L'oro liquido in cucina
Terzo produttore di olive nel mondo, con il suo clima mite e soleggiato, la Grecia è uno dei principali paesi del Mediterraneo in cui “l’oro verde” cresce rigoglioso. Gli ulivi affondano le proprie radici in questa terra da millenni, regalando varietà di frutti dai profumi, colori e sapori più svariati. Proprio in un’isola greca, poi, è possibile ammirare l’esemplare più antico del mondo, uno splendido albero che tutt’oggi continua a regalare ottime raccolte di olive.
Il legame tra i greci e e questi frutti è, dunque, profondo perché è affettivo, ma anche culturale e storico.
Insieme a Spagna e a Italia, la Grecia è l’habitat ideale per la coltivazione di olive. Se ne producono tante, eppure le esportazioni non sono ingenti a causa dell’elevato consumo a livello domestico.
La qualità delle olive prodotte in Grecia è rinomata; le tipologie coltivate sono tante, se ne contano più di 50, e sono variamente distribuite nel territorio. Tra le varietà più conosciute, si possono menzionare le corpose olive Kalamata, anche conosciute come Kalamon, di colore brunastro, presenti soprattutto nella regione meridionale della Messenia, nel Peloponneso.
Queste, da non confondere con le olive nere, hanno una forma a mandorla e sono ricche di ferro e vitamina A. Oltre alla varietà Kalamata, sono molto apprezzate anche le olive Amfissa, dalla forma tondeggiante, consumate sia intere che spremute; oppure, le Elies Tsakistes, varietà da tavola dal caratteristico aspetto “rugoso”. Si aggiungono alla lista anche le olive Haldidiki e tante altre ancora.
Finora si è parlato di olive e olio d’oliva, senza dare la meritata attenzione alle straordinarie piante che producono questi frutti. In Grecia vivono ulivi antichissimi, vecchi anche millenni. L’ulivo più “anziano” del mondo, non a caso, si trova proprio in un’isola greca, a Creta. È noto come ulivo di Vouves, dal nome della località in cui è nato e continua tutt’oggi a invecchiare.
Novembre segna l'inizio della stagione della raccolta delle olive che dura fino a metà gennaio. Pochissimi prodotti sono così legati alla storia e alla cultura di un luogo come l'olio d'oliva e gli ulivi riguardano il patrimonio culturale della Grecia. Dotato di un forte simbolismo attraverso la mitologia e la religione, ma anche associato alla gastronomia e ad una sana alimentazione, l'olivo e i suoi prodotti sono sicuramente una componente unica della cultura greca e mediterranea in generale.
Oltre all'olio d'oliva, le olive stesse possono essere consumate come spuntino o utilizzate in insalate, pane, torte o salse come olive da tavola. In questo caso vengono utilizzate diverse varietà di olive come le olive nere Kalamata o le succose olive Amfissas. L'olio d'oliva è anche usato nella fabbricazione del sapone come base per il sapone, fin dall'antichità. Il sapone all'olio d'oliva è molto delicato, a lunga tenuta e aiuta a mantenere l'idratazione e l'elasticità anche nel tipo di pelle più sensibile. L'olio d'oliva è stato utilizzato anche come base per la produzione di profumi per la sua tendenza a durare più a lungo sulla pelle.
L'olio d'oliva greco è alla base della Dieta Mediterranea, ma se avete intenzione di fare un viaggio in Grecia troverete un pò ovunque anche olive condite, in salamoia, aromatizzate, ma anche tanti altri prodotti con le olive come protagoniste.
Le olive greche Kalamata, simbolo della tradizione culinaria greca, non sono solo deliziose, ma anche ricche di proprietà e benefici per la salute.
Girovagando tra paesini, colline e spiagge greche sarà facile anche per voi assaggiare molte prelibatezze di questa terra, tra i piatti che incontrerete facilmente sulle tavole a base di olive ci sono :
INSALATA GRECA
E' forse uno dei piatti greci più famosi e tipici che si trova spesso anche nei nostri ristoranti ed è ideale da gustare in estate essendo un piatto freddo. Si tratta di un'insalata a base di cetrioli, peperoni, pomodori, olive ( IMMANCABILI ), capperi, cipolla e una bella fetta di feta tagliata e condita con olio e origano. Assolutamente perfetta da mangiare in un baretto sulla spiaggia a pranzo accompagnata da qualche fetta di Pita, il classico pane greco che assomiglia molto ad una piccola piadina.
DAKOS
Pietanza semplice e dall’aspetto spartano sono i Dakos. Trattasi di una fetta di pane biscottato da condire a proprio piacimento. L’unico consiglio è di ricordarsi di bagnarlo prima dell’utilizzo, in quanto molto duro. Può essere indistintamente mangiato come antipasto, oppure pasto completo. La nostra versione preferita è quella con pomodori, olive e feta sbriciolata, leggero e buonissimo.
Prodotti caseari in Grecia
Se vi chiediamo di associare un formaggio famoso greco cosa vi viene in mente?
La feta sicuramente è il formaggio predominante, se pensate al territorio di questo paese dove il paesaggio varia da montagne maestose a isole naturalistiche, la produzione di formaggi è sicuramente legata alla geografia e alla cultura.
Feta
Probabilmente il formaggio più amato e famoso al mondo, la feta è un formaggio a pasta semidura che si contraddistingue per il suo gusto intenso e versatile. La sua consistenza “friabile” è perfetta per le insalata ma anche per tante altre preparazioni.
Viene prodotta soltanto con latte proveniente da allevamenti di pecore e capre, da cui hanno origine la sua tipica colorazione bianca e il suo sapore leggermente pepato.
Anthotiro
Si tratta di un formaggio bianco a pasta semidura realizzato con latte di capra e/o di pecora. Prodotto sia in versione salata che sciapa, è perfetto per la colazione o le insalate.
Graviera Kritis
È un formaggio DOP dalla pasta dura realizzato con latte di pecora. Caratteristici sono il suo colore giallo/bianco e la stagionatura di tre mesi.
Kalathaki Limnou
Si tratta di un prodotto caseario DOP realizzato nell’isola di Lemno e nell’Egeo settentrionale. Il suo nome deriva dai tipici stampi utilizzati per far sgocciolare il siero. Dalla caratteristica pasta molle, matura e si conserva in salamoia.
Kasseri
Si tratta di un formaggio pecorino a pasta filata, simile al nostro provole. Certificato DOP, è l’ingrediente tipico della kasseropita, una torta salata molto preparata in Grecia. Viene usato soprattutto sopra la pasta o altre preparazioni che prevedono l’utilizzo del forno.
Kefalotiri
È un formaggio giallo/bianco a pasta dura e salata, realizzato principalmente con latte di pecora o capra. Viene stagionato tre mesi (o anche di più per un sapore più intenso) e si usa solitamente fritto o grattugiato.
Kopanisti Mykonou
Antico formaggio prodotto da oltre 300 anni nell’isola di Mykonos. Si caratterizza per il suo sapore intenso, salato e piccante.
Manouri
Formaggio DOP realizzato con siero di capra o pecora, latte di pecora o capra e panna. La sua pasta è morbida ed elastica, priva di crosta.
Mizithra
Questo formaggio assomiglia molto alla nostra ricotta. È infatti un formaggio fresco realizzato con latte e siero di pecora e/o capra usato spesso come dessert insieme a miele e frutta secca.
Telemes
Segue le stesse identiche lavorazioni della feta ma invece che essere realizzato con latte di pecora e capra viene preparato con il latte di mucca.
Adesso che conosci i più tipici formaggi greci non ti resta che provarli.
Impiego della feta in cucina
Oltre all'origano, uno dei modi più diffusi per valorizzare la feta è abbinarla al miele e al sesamo. Provate ad esempio a mangiarla semplicemente fresca o grigliata. Questi due ingredienti ritornano in diverse ricette greche che vedono protagonista la feta. Ecco allora cinque piatti tipici della cucina greca da provare: bastano pochi e semplici ingredienti.
Al primo posto comunque troviamo l'insalata di feta greca, la ricetta originale dell'insalata greca prevede esclusivamente pomodori tagliati a spicchi, cetrioli a rondelle, cipolla rossa, cubetti di feta, olive Kalamata, origano, sale e olio, se vi piace aggiungete anche peperoni o lattuga.
Il bouyourdì è una ricetta tipica della città di Salonicco e si prepara al forno, con 200 g di feta ( 1 panetto ), 2-3 pomodori, 1 peperone verde e del peperoncino piccante, finché le feta non si sarà sciolta.
Questa è una delle ricette greche più amate e si può preparare in due versioni. Si tratta della tyròpita, alla vista sembra una focaccia farcita, è una pasta fillo con un ripieno delizioso a base di feta. La farcia si prepara con 400 g di formaggio feta, 150 g di yogurt greco, 1 cipolla, 2 uova intere e origano (o aneto). Tutti gli ingredienti vanno frullati con il mixer, fino a ottenere una pasta morbida. Farcite un disco di pasta sfoglia con l'impasto e copritelo con un secondo strato di sfoglia. Spennellate con il tuorlo e completate a piacere con origano o sesamo. Cuocete in forno a 170° per 40-45 minuti. La stessa ricetta si può utilizzare per preparare le Tiropitakia, singole sfoglie più piccole di forma triangolare.
Anche questa ricetta, la feta saganaki, è una delle più diffuse in Grecia, dove viene preparata con diversi tipi di formaggio, pastellato e fritto. Anche in questo caso dovrete far scolare la feta per eliminare il liquido in eccesso. Dividete il panetto in rettangoli e fateli rassodare in freezer per 15-20 minuti. Intanto preparate la pastella: sbattete un uovo, incorporate 100 g di farina setacciata e 200 ml di acqua frizzante fredda. Scaldate l'olio per friggere, intingete i pezzi di feta nella pastella e friggete finché non saranno dorati. Scolate sulla carta assorbente e servite con limone, oppure cospargendo di sesamo e miele.
La tirokafteri è una crema salata immancabile tra i mezédes, ovvero i celebri antipasti tipici della cucina ellenica e turca tradizionalmente serviti prima della portata principale, perfetta da utilizzare anche per accompagnare pietanze a base di pesce, verdure e carne, come il souvlaki e il gyros: il famoso street food locale preparato con sfilacci di maiale e altri altri gustosi ingredienti avvolti dal soffice pane.
Il calamaro ripieno di feta è un piatto tipico greco che non si trova in tutte le taverne. Si tratta in sostanza di un calamaro cotto al forno riempito di feta.
Quello greco è un tipo di yogurt colato, in cui quasi tutta la componente di siero presente naturalmente nel latte viene rimossa. Per questo motivo il prodotto finale ha una consistenza molto più densa della media nel settore yogurt/latte fermentato.
Lo yogurt greco ha effettivamente un contenuto proteico molto elevato, vitamina B12, vitamine B2 B5, selenio, zinco, calcio, fosforo, potassio.
Fra le preparazioni tradizionali troviamo lo tzatziki, salsa greca di yogurt e cetrioli; borani, insalata persiana cremosa con spinaci; çılbır, una sorta di brunch turco con yogurt e uova in camicia; dovga, zuppa di erbe azera. Non mancano i piatti tipici cui lo yogurt colato si sposa particolarmente bene, proprio per lo componente acida e cremosa. Su tutti pita, souvlaki, shawarma, falafel, tabbouleh, tutti provenienti dall’area balcanica-mediorientale.
C’è poi l' impiego soprattutto nei dolci: dai cornetti alla brioche, dai biscotti alle pizzette, dal ciambellone ai pancake. In più una serie di opzioni fresche senza cottura: ghiaccioli, smoothie, cheesecake, chia pudding, tiramisù. Infine, ricordiamolo sempre, lo yogurt greco sta benissimo anche al naturale, impreziosito da un ingrediente dolce o salato, croccante o friabile. Provatelo in abbinamento al miele, alla frutta secca, ai semi oleosi, con brownie o biscotto spezzettato, con crudité di frutta e verdura.
Piatti tradizionali di pesce nella cucina greca
Il polpo è un altro grande classico dei piatti tipici greci. Chi non ha in mente l'immagine dei polpi stesi al sole su tronchetti di legno che si trovano spesso vicino ai ristoranti sul mare? Il polpo solitamente viene servito essiccato o cotto alla griglia.
Le sardine sono una pietanza tra le più tipiche che puoi trovare. Le puoi mangiare grigliate oppure anche crude sotto sale. Puoi aggiungere un po’ di olio, pomodorini, cipolla, prezzemolo oppure anche niente. Vedrai che una sardina tira l’altra tra i vari sorseggi di ouzo.
I gamberi li puoi trovare nella forma chiamata “saganaki” (la tipologia di padella in cui vengono cotti) immersi in un mix di salsa di pomodoro e feta da renderli molto gustosi. L’alternativa è assaggiarli semplicemente cotti alla griglia oppure in una zuppa. Ouzo e gamberi freschi sono una bontà da provare.
La taramosalata è un piatto classico della cucina greca. Si prepara con il taramá che sono uova di carpa sotto sale. Le uova vengono poi mescolate con succo di limone, pane raffermo ed olio di oliva. Il colore dipende dal tipo e la qualità di uova impiegate e può andare dal rosa, che è la scelta più economica, fino a biancastro che è considerato la qualità top. Generalmente si assaggia spalmata sopra una fetta di pane.
Vi sta venendo fame?
Amate i piatti a base di frutti di mare come noi?
andiamo avanti nella scoperta della tradizione culinaria greca:
Come le sardine, anche le alici sono stagionali e non sempre vengono pescate fresche. Le alici, che siano esse marinate, oppure fritte, vanno di pari passo con di fianco un bicchiere di ouzo, specialmente durante l’estate. Le alici marinate con l’aggiunta di aceto ad un po’ di aglio sono una bontà. Oltretutto, le alici sono dei piccoli pesci che offrono benefici al nostro organismo grazie al loro elevato contenuto di grassi omega-3.
Lo sgombro affumicato, facile da trovare esplorando la Grecia qua e là, da assaggiare magari seduti in riva al mare, ha un sapore particolare e tra un morso e l’altro ti viene spontaneo berci assieme un bicchiere di ouzo.
Le cozze hanno fondamentalmente tre tipologie di cottura: a vapore (assieme a prezzemolo ed aglio), fritta, o chiamata “saganaki”. Con la modalità “saganaki” significa che sono cotte in un una padella con salsa di pomodoro, aglio, feta ed un po’ di peperoncino, io me ne ero letteralmente innamorata, seduta al tavolo di una delle tante taverne, con una temperatura esterna di 47 gradi !!!!!!
Piatti tradizionali di carne
Incominciamo a parlare del piatto di carne greco più famoso, su tutto il resto. Gli spiedini in Grecia sono una istituzione in ogni parte del paese. Quando non sai che cosa mangiare, c’è sempre questa soluzione. Anche per questo motivo, i souvlaki sono lo street food per eccellenza ed hai buone probabilità di vedere qualcuno che li sta grigliando. Generalmente si dividono in due categorie: quelli di maiale e quelli di pollo. Possono essere accompagnati con la Pita, il tipico pane greco, patatine fritte, cipolle fresche e pomodori.
Le “keftedes” si trovano un po’ dappertutto: sono polpettine ripiene, generalmente con carne di manzo, ma le puoi trovare anche con un mix di carne di manzo, maiale ed agnello, condite con spezie ed erbe. Sono piccoline e quindi se ne mangiano più di una con un po’ di Tzatziki (salsa di yogurt e cetriolo) e patatine fritte. Le puoi trovare anche come antipasto visto le dimensioni ridotte. Sicuramente bocconcini da assaggiare!
Il Bifteki lo si potrebbe immaginare come un hamburger ma con una consistenza differente rispetto al classico piatto americano. Il bifteki al palato è più sodo, pur rimanendo succoso, e la carne arrostita, di maiale o manzo, viene impastata fino a quando le erbe e le spezie si integrano con la stessa.
Le costolette di agnello vengono in genere grigliate su un barbecue per renderle croccanti. Il profumo che rilasciano è delizioso. Vengono marinate con olio di oliva, succo di limone, erbe, senape e pronte per essere servite. L’agnello è uno dei cibi tradizionali in Grecia: provate a immaginare come me......terre selvagge, montagne, colline e mare spesso inaridite dal sole, quali animali da pastorizia allevare se non agnelli, capre, pecore?
Il gyros è una ricetta tipica della cucina greca simile al kebab, uno street food in cui la pita viene farcita con carne di maiale, verdure e salsa tzatziki.
Ciò che arricchisce la tua esperienza di viaggio è lasciarti conquistare da nuovi sapori. Ti consigliamo di provare i Dolmadakia, gli involtini di foglie di vite, un antipasto freddo tipico della cucina greca. Avvolto nelle foglie di vite vi è un composto di riso bianco, cipolle e cipollotti, prezzemolo, menta verde, aneto, olio e limone, in questo piatto tradizionale non è prevista la carne ma è da provare assolutamente!!!
il Gemista, ha radici molto antiche e utilizza come ingredienti cardine peperoni o pomodori, poi riempiti da una preparazione a base di riso, cipolla, prezzemolo, menta, basilico. La stagionalità degli ingredienti lo rende un piatto estivo, da gustare caldo o freddo a seconda della preferenza. Gli amanti della carne non dovranno temere, ne esistono alcune varianti con il macinato di carne all’interno.
Moussaka: piatto simbolo della cucina greca
La moussaka, o mousakà, è un piatto unico tipico della cucina greca, balcanica e medio orientale, uno sformato ricco di ingredienti la cui composizione a strati ricorda quella di una lasagna, anche se l'assenza della pasta rimanda più alla parmigiana. Si tratta di una pietanza calorica, ma decisamente appetitosa, preparata con melanzane fritte, patate, ragù di carne macinata – generalmente agnello, maiale o manzo – formaggio greco, ovvero il kefalotiri (sostituibile con un mix di parmigiano e pecorino) e besciamella.
Anche se vi capiterà di andare in estate in Grecia, e la moussaka è un piatto servito caldo non ve la perdete, è buonissima, tanto che come ormai avrete capito di noi l'abbiamo replicata per una serata con amici !!!!
L’origine della moussakà è incerta: sembra infatti che il nome derivi dal turco musakka e che, a sua volta, sia derivante da un termine arabo o persiano. La somiglianza con la nostra parmigiana di melanzane non passa di certo inosservata. Si tratta infatti di uno sformato, a metà strada tra una lasagna e una melanzana alla parmigiana.
Ma le varianti di questo piatto sono infinite, alcune anche con le zucchine, e assegnarne la paternità può essere un’impresa davvero ardua.
Ingredienti
- 4 melanzane
- 4-5 patate
- 3-4 zucchine grandi (facoltativo)
- 750g di manzo macinato (oppure una combinazione di manzo ed agnello)
- 1 cipolla bianca grande tritata finemente
- 2 spicchi d’aglio schiacciati
- 2-3 cucchiai da tavola di olio extravergine di oliva
- 150 ml di vino rosso (facoltativo)
- 2-3 foglie di alloro
- 800g di pomodori tagliati freschi o in scatola
- 1 cucchiaio da tavola di concentrato di pomodoro
- Un pizzico di zucchero
- Olio vegetale per friggere
- 120g di burro
- 120g di farina
- 1 lt di latte
- Sale e pepe QB
- Noce moscata
- 250g formaggio greco graviera oppure qualsiasi altro formaggio salato a pasta dura (Parmigiano o pecorino grattugiati etc.)
Questa è più una curiosità: l’assenza di divisione tra le varie portate: nella stragrande maggioranza dei casi, infatti, tutte le portate e i cibi vengono serviti insieme, proprio nel rispetto dello spirito di condivisione del cibo che contraddistingue la cultura enogastronomica greca.
Dove trovare la cucina tradizionale greca
Nel nostro viaggio a Rodi on the road siamo arrivati in una località di nome Stegna, ci siamo accomodati in questo ristorante Gorgona con vista sul mare mentre fuori c' erano 47 gradi!!!!
Ve lo consiglio se passate di lì, ottimo locale, piatti gustosi ed abbondanti, abbiamo scelto un menù di pesce, ma durante il vostro viaggio troverete sicuramente un ampia scelta di locali dove provare la cucina greca.
Distillati dalla Grecia
L’ouzo è considerato la bevanda greca per eccellenza e si produce distillando l’alcol oppure mescolandolo con erbe aromatiche e in particolare con l’anice che durante il processo di macerazione contribuisce a determinare il colore biancastro dell’ouzo.
La Masticha è tipica di Chios e si prepara aggiungendo mastica al distillato; la mastica si ricava dalla corteccia degli alberi e rilascia un aroma davvero unico, difficile da predire ma unico.
Il Raki, noto anche come Tsikoudia a Creta, è un altro distillato di vinacce che rappresenta l’ospitalità cretese. Dopo la vendemmia, le vinacce residue vengono fermentate e distillate per creare questa bevanda chiara e potente.
Il Tsipouro è un distillato di vinacce che ha origini antiche e radici profonde nelle comunità montane della Grecia. Simile alla grappa italiana, il Tsipouro può essere gustato puro o con l’aggiunta di anice, a seconda della regione. È una bevanda forte e robusta, spesso servita con formaggi, olive e pesce affumicato.
Dolci greci
La pasticceria greca rappresenta quanto più caratteristico esista della cultura mediterranea, ricca di aromi speziati, frutta secca, ricotta e mosto. I dolci greci, oltre a essere gustosissimi, spesso si conservano a lungo e accompagnano meravigliosamente il caffè greco.
Galaktoboureko èuna torta di pasta fillo farcita con burro, semolino, zucchero, maizena, uova, latte, vaniglia e noce moscata, cotta in forno e poi, una volta fredda e tagliata a quadrotti, irrorata con un delizioso sciroppo a base di miele, scorza di limone o arancia.
Kourabiedes: sono classici biscottini invernali, fatti prevalentemente di mandorle e burro, ricoperti da zucchero a velo, quasi a richiamare la neve d’inverno. Un biscotto delicato, dall’aroma unico, profumato al brandy o all’ouzo che decora le tavole del popolo greco nel periodo natalizio.
Trigona panoramatos: una specialità regionale, originaria di Salonicco (si dice che sia la capitale gastronomica della Grecia) precisamente del quartiere Panoramatos, il cui nome in greco richiama la curiosa forma che la caratterizza (trigona = triangolo). Si tratta di triangolini di pasta fillo imbevuti in sciroppo di zucchero e farciti con una crema ricca a base di panna.
Loukoumades: sono deliziose frittelle tonde cotte in olio bollente, ricoperte da miele, cannella e noci tritate (o mandorle). Il giorno di Sant’Andrea è abitudine delle donne greche prepararle e offrirle in chiesa: la leggenda narra che la moglie del santo le offrì a Gesù e ai suoi discepoli il giorno che arrivarono in paese affamati.
Portokalopita: un’irresistibile torta di pasta fillo al profumo di arancia. L’aroma intenso e deciso del frutto si presta perfettamente con il gusto dello yogurt greco, che regala al dessert una struttura morbida e compatta. Dopo la cottura in forno una glassa a base di zucchero, succo d’arancia e cannella completa questo ricco e unico dessert.
Baklava greca: un dolce sciropposo di origine turca, presente anche nella pasticceria ellenica. Una torta fatta con strati di fillo alternati a mandorle tritate e miele, la cui ricetta originaria vuole che la pasta fillo sia cotta con la frutta secca e poi sciroppata con il miele. Gli ingredienti? Burro, zucchero e frutta secca, il tutto aromatizzato con cannella, chiodi di garofano e arancia, miele: un morso tira l’altro.
Kataifi: un’accurata composizione di fili di pasta fillo che contengono all’interno pezzetti di frutta secca, tra cui noci, pistacchi e mandorle.
I Kourabiedes sono tipici biscotti invernali diffusi un po’ in tutta la Grecia. L’impasto è realizzato con burro e mandorle, arricchito una volta cotto con zucchero a velo.
I Melomakarono sono dei dolcetti natalizi a forma di stella. Sono realizzati con pochi e semplici ingredienti: farina, olio di oliva, miele e noci profumate al cognac, scorzette d’arancia e cannella. Anche in questo caso, una volta cotti, vengono ultimati con un dolce sciroppo di miele.
Halvas è un dolce particolare e poco conosciuto tipico della Macedonia ma molto diffuso anche in Grecia. Si tratta di un dessert realizzato con la pasta tahina (ottenuta dai semi di sesamo) e arricchito con frutta secca.
Inghilterra
Un tour dei piatti tipici inglesi
Le ricette tipiche della cultura Inglese comprendono i piatti della tradizione Britannica del Regno Unito, la British cuisine. Influenzato dal suo passato, dal clima e dalla storia coloniale, i cibi inglesi tradizionali ancora oggi sopravvivono in questo paese moderno, soprattutto nei pub e nelle aree rurali. Andiamo a scoprire i migliori piatti tipici e i cibi inglesi, da non perdere ci sono:
Tra i primi piatti tipici Inghilterra non poteva mancare il popolare fish and chips. Un grande classico della cucina britannica. Consiste in un filetto di merluzzo solitamente in pastella e fritto. Accompagnato da patatine fritte in abbondanza e del limone. La ricetta di questo cibo inglese tipico, inoltre, prevede anche qualche goccia di aceto di malto, qualche salse e piselli bolliti di contorno. Il pesce e patatine è uno dei piatti più popolari della cucina britannica, che troverete in tutto il Regno Unito, come in Irlanda. Anche come street food o cibo da pub, accompagnandolo a una buona birra.
Chiamato anche sausage and mash, cioè salsicce e purè, questo è tra i cibi inglesi più amati e considerato il comfort food per eccellenza in tutto il Regno Unito.
Cibo da pub assolutamente da mangiare in Inghilterra, viene preparato con salsicce di agnello, manzo o maiale, accompagnato da purè di patate e vi confesso di aver mangiato le migliori patatine fritte della mia vita !!!!!!!
Tra gli street food imperdibili da mangiare in Inghilterra durante il vostro viaggio, non perdetevi i Bacon Bap. Semplice e gustoso evergreen della cucina inglese, il panino con il bacon è molto diffuso in tutto il Regno Unito. Pane, pancetta calda e qualche salsa, come la brown sauce o il burro non salato, creano uno dei cibi inglesi più amati, serviti in tutti i caffè in Inghilterra o ai banchetti di street food nei mercati.
Quello preferito dagli inglesi, però prevede la pancetta fritta, croccante e con poco grasso, tra fette di pane bianco spesse. La versione che prevede l’aggiunta dell’uovo fritto, invece, prende il nome di breggy. Un piatto tipico inglese non proprio dietetico, ma che vi consigliamo di mangiare in Inghilterra durante il vostro viaggio; soprattutto dopo una serata al pub!
Entrando nelle storiche panetterie, dove da decenni vengono venduti i bagel appena sfornati e simbolo della città, non perdetevi il Salt Beef Bagels, questo cibo inglese tradizionale viene farcito con salsiccia, pancetta e prosciutto, rimanendo aperto anche tutta notte per gli affamati durante la night life. La ragione però che rende popolari i panifici notturni di Londra, però, sono proprio i Salt Beef Beigels.
Tra i piatti della cucina tipica inglese più popolari, non perdetevi il bubble and squeak, piatto britannico a base di cavoli e patate cotti insieme.
Tra le cose che si mangiano in Inghilterra non possono assolutamente mancare in una guida alla gastronomia locale. Piccola torta di carne di maiale, servita calda, arriva dal cibo medievale inglese e dall’antica tradizione contadina, modernizzando poi la ricetta. Infatti, la pasta frolla in passato, insieme all’acqua calda, era molto utile per preservare la qualità della carne per più tempo, addolcendo la farcia con della frutta. La sfoglia in periodo medievale, inoltre, non veniva consumata, in quanto era unicamente un contenitore.
Inoltre, troverete anche la Yorkshire pork pie, servita calda accompagnata da gravy sauce e piselli schiacciati, o la gala pie, con anche le uova sode. Questi pasticci di carne, inoltre, sono molto popolari per la loro praticità.
A seconda della regione in cui ci troviamo e zona del Regno Unito, inoltre, questo piatto tipico inglese viene chiamato in modo differente, le tipologie di carne più utilizzate sono il maiale, la pecore, il pollo e il manzo, ma anche l’oca e il tacchino in occasioni speciali. Con il roast beef, ad esempio, viene servito di accompagnamento una salsa al rafano o il Yorkshire pudding: della pastella cotta al forno.
Il roast lamb, invece, è servito con salsa alla menta e il pollo con salsa al ribes.
Tra i piatti tipici inglesi che si mangia soprattutto nei pub di tutta Inghilterra, troviamo la gustosa Cottage Pie. Storicamente conosciuto come il pasto degli operai, ancora più amato probabilmente del fish and chips, è un piatto della cucina inglese arrivato dalla sua tradizione rustica. Inoltre, la sua versione preparata con carne di agnello prende invece il nome di Shepherd’s Pie. Questo pasticcio di carne è ricoperto da purè di patate e, anche se la ricetta presenta numerose varianti, alla base c è sempre macinato di carne rossa cotta con sugo con cipolle, carota e sedano.
Tra i dolci più amati non perdetevi la mince pie.
Questa torta ripiena, ha un involucro di pasta sfoglia o frolla, con un ripieno di frutta chiamato fruit mince. Tra gli ingredienti possiamo trovare frutta secca, come scorze d’arance candite, spezie, soprattutto cannella, mandorle e liquore, come il rum.
Come suggerisce il nome, le Cornish Pasty sono originarie della regione della Cornovaglia, nel sud-ovest dell'Inghilterra. Cerca panetterie locali e negozi di pasticceria nella Cornovaglia per assaporare un'autentica Cornish Pasty, preparata secondo la ricetta tradizionale della regione. Si tratta di fagottini di pasta brisée farciti con carne, patate, cipolle e rutabaga (una verdura nota anche come cavolo navone), tutto racchiuso in un involucro dorato e croccante. Le Cornish Pasties erano originariamente il pranzo dei minatori della regione, mentre oggi sono un piatto popolare in tutto il Regno Unito.
Il Ploughman’s Lunch consiste in una selezione di formaggi, pane, sottaceti e chutney, serviti con burro e senape. È spesso accompagnato da una pinta di birra ale inglese e offre un'esperienza gastronomica autentica e tradizionale. Questo piatto è originario delle zone rurali dell'Inghilterra, in particolare delle regioni del sud-est come il Kent e il Sussex. Puoi trovare un Ploughman's Lunch autentico nei pub di campagna e locali che si specializzano in cucina tradizionale britannica, soprattutto nelle aree rurali e nei villaggi.
Proprio come il cornish pasty infatti, anche il Bedforshire clanger nasce come uno spuntino portatile degli operai o contadini al lavoro nei campi. Questo rotolo salato a base di sego e farina, fegato e cipolle, bacon e patate oppure maiale e verdure, spesso con l’aggiunta di elementi dolci come frutta cotta e marmellata e tutte caratterizzate dall’aroma di salvia.
Stargazy pie, una pasta sfoglia ripiena di aringhe e sardine, latte cagliato, uova e patate bollite, il tutto ricoperto da uno strato di pasta sfoglia o frolla.
Lo Yorkshire pudding è un lievitato a base di farina, latte e uova, costituisce la base o l’accompagnamento di molte preparazioni.
Il British Sunday roast è costituito quasi sempre da arrosto di vitello, agnello, maiale o tacchino, verdure al forno (patate, rape, cavolo), salsa gravy e Yorkshire pudding.
Il cream tea non è solo un pasto. È un vero e proprio rito pomeridiano che in alcune aree è addirittura diventata un’istituzione certificata a livello europeo. Per definirsi tale, il cream tea comprende almeno quattro elementi: tè, scones, marmellata e clotted cream. Quest’ultima è forse la parte più importante del cream tea, quella che più di tutte le altre lo definisce. Letteralmente significa “panna rappresa”, e in effetti è proprio così: panna da latte intero non pastorizzato che sulla superficie presenta dei caratteristici grumi (clots) formatisi dal processo di riscaldamento al vapore seguito dal lento e graduale raffreddamento. La clotted cream è il prodotto tipico di Cornovaglia e Devonshire: ha un’altissima percentuale di grasso, retrogusto di latte cotto e nocciole tostate e, soprattutto, un bel marchio Dop dal 1998.
Questo dessert è puro godimento, lo sticky toffee pudding, si tratta di una torta a base di datteri e caramello servita con gelato o crema alla vaniglia.
La bakewell tart è una golosa variante della torta frangipane che prende il nome dalla città da cui proviene, Bakewell nel Derbyshire.
Fish and chips: la ricetta tradizionale del celebre piatto britannico
Il fish and chips è un piatto tipico della cucina britannica, consiste in un filetto di pesce bianco solitamente come il merluzzo, platessa o l’eglefino fritto in pastella e attorniato da abbondanti e molte patatine fritte.
I primi negozi di fish & chips erano provvisti di un calderone alimentato a carbone, am il concetto del piatto “popolare” era simile a quello di oggi. Il cibo era servito in confezioni di carta da giornale e i clienti attendevano in fila il loro turno per il gustoso pasto.
ll segreto di un buon fish and chips sta nella pastella preparata per impanare i filetti. L’ingrediente con cui viene arricchita è la birra scura che solitamente accompagna anche il piatto. In Gran Bretagna e in Irlanda, merluzzo e eglefino rimangono i pesci più utilizzati, ma oggi sono disponibili versioni del piatto con altro pesce bianco, pollock, coley, salmone (soprattutto in Irlanda) ray e skate, grazie alla buona pescosità dei mari del nord.
LA PESCA NEI MARI DEL NORD
Il MERLUZZO è un pesce dei mari del Nord che offre grandi possibilità in cucina, senza contare l'ottimo food cost da cui è caratterizzato. Il merluzzo è infatti un prodotto ittico molto versatile che fornisce allo chef ampie possibilità di lavorazione e di inserimento nel menù.
Le dimensioni sono importanti, così come il peso: la lunghezza varia da 1 a 2 metri e il peso può addirittura arrivare ai 90 kg ( anche se la media si aggira sui 50 kg ).
La zona più importante per la pesca rimane quella delle Isole Lofoten, vero centro nevralgico della pesca e dello smistamento del merluzzo. Qui, vicino alle coste norvegesi, nei mesi più freddi dell’inverno si radunano circa 30mila pescatori con circa 6/7mila pescherecci. La pesca può avvenire con ami o con reti ed esche, le quali vengono create utilizzando calamari o pezzi d’intestino dello stesso merluzzo.
Sia lo stoccafisso che il baccalà sono due alimenti con caratteristiche molto forti, ma con un’unica origine: il merluzzo.
La differenza tra i due consiste nel tipo di lavorazione che subisce il famoso pesce nordico: se viene essiccato si parla di stoccafisso, mentre se avviene la salatura allora si parla del baccalà.
Un’altra importante differenza tra i due alimenti è la pesca: generalmente per la produzione dello stoccafisso il merluzzo viene pescato nel periodo che va da Febbraio ad Aprile (in modo che il processo di essiccatura naturale di circa 3 mesi avvenga nel periodo migliore e su apposite rastrelliere all’aperto), mentre la pesca del merluzzo che da vita al baccalà non necessita di condizioni climatiche particolari e viene pescato tutto l’anno.
Meno conosciuto di altre varietà di pesce, ma non meno apprezzabile da più punti di vista, l’EGLEFINO è ideale da inserire nella tua alimentazione: il suo sapore è molto delicato e le sue proprietà benefiche per l’organismo da più punti di vista.
L’eglefino è un pesce di mare conosciuto anche come “pesce asinello”.
L’habitat naturale dell’eglefino è sono le acque fredde e profonde degli oceani, il che lo rende un pesce bianco e non azzurro. Si trova generalmente nei pressi della costa orientale di Stati Uniti e Canada, sulle coste oceaniche dell’Europa settentrionale e anche nel Mare del Nord, nelle acque islandesi e della Groenlandia. Le sue carni sono bianche, dalla consistenza tenera e polposa, ed è caratterizzato appunto dalla macchia nera sulla pinna pettorale.
Essendo simile come gusto e consistenza al merluzzo, molte ricette valide per questo pesce si applicano anche all’eglefino, come il fish and chips.
Il POLLACK (o pollock in inglese) è un pesce marino poco conosciuto e poco commercializzato in Italia, ma tra i più importanti a livello mondiale. Il pollack appartiene alla famiglia dei Gadidi ed è un tipo particolare di merluzzo come quello bianco o quello carbonaro (black cod). Ma occorre fare una distinzione, esistono due tipi di pollack, due specie diverse, quello europeo tipico dell'Oceano Atlantico, il Pollachius pollachius, e quello dell'Oceano Pacifico, il Theragra chalcogramma, detto anche pollack d'Alaska.
Il pollack europeo vive nelle zone nord orientali dell'Oeano Atlantico e nel Mar del Nord, dall'Islanda fino alle coste portoghesi. Ha grandi dimensioni, può arrivare a un metro di lunghezza e fino a 10 kg di peso.
Con il gusto delicato della sua carne, ha un ampia versatilità in cucina, viene quindi usato per il fish and chips.
Conosciuto anche come merluzzo nero, il COLEY è un pesce d'acqua salata, anche se il filetto di merluzzo nero rappresenta un classico della cucina Islandese si adatta perfettamente a numerose ricette mediterranee. La sua carne grigio-perlacea, più compatta di quella del merluzzo, è perfetta da cuocere in padella o alla brace ed è ottima per preparare stufati, zuppe o piatti al forno e fritto ovviamente.
Gli SKATE che tradotto in italiano sono un tipo di razza, considerati pesci piatti con pinne a forma di ali ( le famose "ali di razza" con capperi ). A seconda della specie, possono essere nere o beige, con o senza macchie. La coda è piuttosto lunga.
L'habitat naturale è rappresentato sia dal mare aperto che da acque costiere, dell'Europa, della costa atlantica dell'Africa, probabilmente fino alla Namibia e al Sudafrica.
Le dimensioni della razza possono variare notevolmente: alcune specie raggiungono i 50-70 cm di lunghezza, mentre altre possono superare il metro. Vive principalmente sui fondali sabbiosi o fangosi, a profondità variabili dai 20 ai 200 metri, e si nutre di crostacei, molluschi e piccoli pesci.
Il sapore è delicato, leggermente dolce e privo di sentori intensi di mare, viene impiegato in molte preparazioni culinarie tra cui fritto.
Durante il vostro viaggio in Inghilterra non è raro trovare anche un' altra versione del fish and chips: quella con il salmone.
Il SALMONE è l'unica specie presente naturalmente nell'oceano Atlantico, a sud e il Circolo polare artico a nord, compresi il Mar Bianco, il Mare di Barents e il mare circostante l'Islanda; lungo le coste americane si incontra tra il Quebec e il New England. È presente anche nel Mar Baltico[4]. Lo si trova anche lungo le coste meridionali della Groenlandia.
Il salmone è un pesce dalle carni gustose, ricco di vitamine, acidi grassi omega-3 e sali minerali. Rientra tra i pesci grassi.
In conclusione assaggiate la versione di fish and chips che preferite.
L' antica tradizione del tè inglese
Quello del tè è in Inghilterra un vero e proprio rituale, una tradizione che affonda le sue radici nei secoli e che tutt’oggi viene celebrata come uno dei simboli dell’intera nazione.
Le origini della passione inglese per il tè risalgono all’ Oriente iniziarono a giungere sull’isola le foglie da bere in infusione come rimedio medicinale.
In breve tempo la bevanda divenne una moda negli ambienti aristocratici, da bere semplice o con latte, in pregiate tazzine cinesi di porcellana o di ceramica italiana.
La tradizione più nota è sicuramente quella dell’Afternoon Tea, il tè pomeridiano, da servire ogni pomeriggio alle 16 per risollevarsi dalla sensazione di stanchezza che colpisce tra il pranzo e la cena.
A Londra sono presenti innumerevoli tea rooms dove è possibile prender parte alla tradizione ogni giorno con innumerevoli varietà di tè tra le quali scegliere e accompagnati da dolcetti e finger food, e servite naturalmente nelle tipiche tazze di porcellana a fiori.
Nella tradizione britannica esistono due tipi di Afternoon Tea: quello chiamato “Low tea” ovvero accompagnato da dolcetti e tartine, oppure quello noto come “High Tea” che viene accompagnato da un pasto vero e proprio che va a sostituire la cena.
Si chiama tè delle cinque ma in realtà l’orario giusto per servirlo è tra le 15.30 e le 17.00, ovvero lontano dai pasti principali della giornata.
Secondo la tradizione inglese per prepararlo è necessario scaldare la teiera, magari sciacquandola con l’acqua calda e mettere un cucchiaino di tè sfuso per ospite più uno per la teiera. Dopo va versata l’acqua calda sulle foglie e lasciare riposare per un tempo dai 3 ai 5 minuti.
Gli inglesi prendono il tè con il latte, è un dato di fatto, questo però non deve mai superare il 20% del contenuto totale e va versato nella tazza prima del tè. Questo perché sembra che l’usanza sia nata dalla necessità di non macchiare e incrinare la porcellana, versando un goccio di latte freddo prima del tè.
Il tè inglese va accompagnato con stuzzichini dolci e salati. L’ideale è seguire questo ordine: tramezzini, dolcetti.
Con il tempo il pane si traforma in scone, un prodotto che è tra una focaccina ed un biscotto, che diventa poi il simbolo degli afternoon tea accompagnato da questa crema di formaggio e marmellata di fragole.
I tè utilizzati solitamente sono quelli della tradizione inglese: tè indiani e di Ceylon, oppure tè rossi provenienti dalla Cina o miscelati, come il famosissimo Earl Grey.
Tipologie tè utilizzati nell' afternoon tè
Direttamente da Twinings ecco a voi il celebre Earl Grey Tea il famoso tè nero aromatizzato al bergamotto, poi c è il Prince of Wales, ,è un tè nero aromatizzato realizzato con foglie provenienti dalla Cina meridionale ed è dotato di un colore molto chiaro, ideale da bere in tarda mattinata.
Definito “Lo Champagne del Tè”, viene coltivato alle pendici dell’Himalaya e viene importato per la prima volta a Londra nel 1839. Il Darjeeling è il più pregiato dei tè neri proprio grazie ai suoi aromi particolari, in quanto viene raccolto verso l’estate e la primavera, cosa che conferisce un colore chiaro e un aroma floreale. Non serve dire che questo tè è talmente pregiato da essere stato spesso oggetto di falsificazione!
Un' altro tipo di tè dal sapore molto forte, Irish breakfast tè è una potente combinazione di tè neri provenienti da Ceylon e Assam e importati in Irlanda.
Tè indiani
L'India è uno dei principali produttori di tè del mondo (12% delle esportazioni). Le tre specie più importanti popolari nel Regno Unito sono le seguenti:
1. Darjeeling, proveniente dal nord dell'India, è un tè leggero e delicato, ideale per bere durante il giorno.
2. Ceylon: è un po 'più forte di Darjeeling. È fragrante, con un sapore leggermente pungente.
3. Assam: tè forte che è ottimo per la miscelazione.
Altri famosi tè inglesi commercialmente disponibili sono il Darjeeling Peko o il Ceylon Peko. Questa specie non è satura di arance, il suo nome descrive solo le dimensioni della foglia.
Tè cinesi
Essendo la culla del tè, la Cina produce il 18% della gamma globale. I due tipi più comuni sono i seguenti:
1. Lapsang Souchong - forse il tè più famoso della Cina, il migliore coltivato nel nord del Fujian. Ha il sapore e l'aroma del fumo.
2. Yunnan - tè nero dalla provincia dello Yunnan. Il gusto ricco e ricco lo fa assomigliare ad un assam. Questi tè inglesi sono ottimi per la colazione.
Inoltre, nel Regno Unito oggi è possibile trovare molte altre varietà di questa bevanda (sia dall'India che dalla Cina e da altri paesi), inclusi i tè verdi, bianchi e aromatizzati. Tutte le specie, popolari tra gli inglesi, hanno tradizionalmente un sapore forte e caratteristico e le loro caratteristiche variano a seconda del più scuro e più forte, più leggero e leggero. I tè inglesi, i cui nomi sono conosciuti in tutto il mondo, sono spesso miscele uniche di diverse varietà. In questo caso, i più popolari sono i seguenti marchi.
Taylors di harrogate yorkshire gold
Questa è una delle varietà preferite dai veri intenditori di tè di tutto il mondo. È una miscela di tre diversi tipi di foglie e ha un gusto ricco e con note equilibrate di arancia. Nessuna valutazione di famosi tè inglesi può farne a meno. Questa bevanda ti permette di essere sicuro del suo colore ricco e appetitoso.
Harney and Sons Organic
La confezione contiene pacchetti confezionati singolarmente con foglie raccolte dalle piantagioni più famose e apprezzate in tutta l'Asia e l'India. È un prodotto biologico certificato e contiene 50 mg di caffeina per porzione.
Bigelow English Teatime
È fatto a mano da una combinazione di foglie, scorza d'arancia e spezie dolci e offre un gusto e una freschezza eccellenti della bevanda.
Positivamente colazione inglese organica del tè
Si adatta ai veri amanti del tè che preferiscono controllare il gusto dei loro drink. Positivamente la colazione inglese organica del tè si presenta sotto forma di pacchetti di porzioni. Se ti piace il processo di preparare una tazza fresca ogni mattina, questa scelta è per te. La bevanda ha un attraente colore rosso e contiene L-Theanine per il relax.
Stash nero
tash Black include 100 pacchetti individuali, ognuno dei quali ha una propria combinazione di diverse varietà da Ceylon, Assam, Nilgiri e Keemun. Ha un gusto e un aroma delicato, ha un certificato di prodotto kosher.
Colazione inglese Twinings
Questo tè ha un colore ambrato brillante e un gusto delicato che piacerà a qualsiasi intenditore. Può essere utilizzato sia con il latte che senza di esso, sia zuccherato che bevuto nella sua forma naturale, a seconda delle preferenze. È una fonte naturale di antiossidanti, contiene kenya e frondosa varietà di tè.
Tetley British Blend Premium
Questa miscela viene creata utilizzando foglie di alta qualità raccolte da diversi paesi e piantagioni. Questo tè è una buona fonte di flavonoidi naturali.
I migliori negozi di tè di Londra
Se vi state chiedendo dove comprare dell'ottimo tè per sentirsi un po' inglesi anche una volta tornati a casa, di seguito troverete alcune idee su dove andare:
Tea Palace
E' un moderno emporio del tè situato a Covent Garden. Offre una vasta selezione di tè di qualità e infusi. Vi è poi una grande scelta di regali, accessori, tè in bustina, candele profumate e tanto altro oltre che poter sorseggiare questa famosa bevanda.
Teanamu
Teanamu è piccolo negozio di tè indipendente, gestito da Pei Wang, un esperto di tè e di cultura cinese, che ama condividere la sua conoscenza su questa bevanda. Tiene corsi per imparare ad apprezzare il tè a Bea's Bloomsbury - che serve il suo prodotto- e tiene degustazioni gratuite e una Chaya Teahouse (la tea house cinese) nel fine settimana nella sua casa di Notting Hill.
East India Company
la East India Company ha un negozio principale nel centro di Londra e oltre a ciò tutti i prodotti sono disponibili online.
Twinings
Il negozio di tè Twinings nello Strand a Londra esiste dal 1717. Propone una vasta gamma di specialità di tè, frutta e infusi di erbe, tè freddo, e miscele di caffè, così come di regali, quali teiere, bicchieri, tazze, biscotti, torte e cioccolatini. C'è anche un piccolo museo, che ripercorre la storia della famiglia Twinings, insieme a esempi di scatole di tè e oggetti più inusuali del mondo del tè, quindi consideriamola una vera esperienza di viaggio.
Fortnum & Mason
In questo storico negozio, fondato nel 1707 da William Fortnum and Hugh Mason, situato al numero 181 di Piccadilly Street, potrete trovare una notevole varietà di questa bevanda, che costituisce l'articolo più venduto. nel 2012 e stato inaugurato dalla Regina Elisabetta il Diamond Jubilee Tea Salon, un enorme spazio dove concedersi un ottimo tè, sia il tè del pomeriggio o l'high tea. C'è anche una sala degustazione tè che può essere prenotata per un massimo di otto persone.
Fortnum & Mason ha iniziato a vendere una sola varietà di tè - nero Bohea - nel 1707, e ora propone 91 tè diversi, tra cui l'iconica miscela reale, Regina anna e miscela giubileo, che utilizza il tè coltivato solo nei paesi del Commonwealth.
Locali imperdibili dove prendere il tè delle cinque a Londra
Se volete gustarvi un buon tè con una vista mozzafiato su Londra dovete salire al 31esimo piano dello Shard e provare un Afternoon tea da Aqua Shard: insieme al “sacro” infuso, vi sarà portata una selezione di finger sandwich e una torta di Earl Grey con crumble di mele e more buonissimo!!!!. Potete anche aggiungere lo champagne, esperienza da provare.......
Se volete fare un tour delle attrazioni principali di Londra senza fermarvi in un bar a fare merenda, ma sognate di passare accanto a Buckingham Palace sorseggiando tè come se foste in compagnia della Regina, non potete rinunciare all’afternoon tea direttamente sul bus. Salite a bordo di un vintage double-decker a Victoria e osservate il panorama della Londra storica mentre vi viene offerto un vassoio di finger sandwich, profiterole, croque monsieur e cupcake, oltre all’immancabile tè. Hanno anche la versione vegana, vegetariana, senza glutine, halal e kosher.
Se invece siete tra coloro che vogliono provare l’Afternoon Tea inglese classico e tradizionale, vi consigliamo di provare il tè delle cinque nella English Tea Room del Brown’s Hotel. Il personale vi guiderà tra la sterminata selezione di tè e infusi e nella scelta del vostro Afternoon Tea, con piatti salati e torte e pasticceria tradizionale, inclusi eclair allo zenzero e alla zucca e crostatine al cioccolato, caramello e mandarino. C’è anche un menu senza glutine (Tea-Tox) ed è possibile avere, prenotando in anticipo, menu vegani, senza latticini, halal e kosher.
Mr Fogg’s è un locale all’apparenza posh, elegante, da club per gentleman…ma l’apparenza a volte inganna. Il personale è molto alla mano e l’atmosfera divertente, così come inaspettato è il loro afternoon tea… tutt’altro che tradizionale! Se il vassoio su tre piani che vi sarà servito include pollo tandoori con pane naan, sandwich al burro salato e cetriolo, tartufi fatti in casa serviti con panna fresca, scones con marmellata e formaggio cremoso, la vera ciliegina sulla torta sta nelle bevande: potete infatti scegliere tra tè al gin o allo champagne!
Camellia’s Tea House è una sala da tè che produce autonomamente tè e infusioni alle erbe, tanto da essere molto famosa in tutta Londra e da essere inclusa nella top 10 delle migliori destinazioni per chi vuole provare un Afternoon Tea informale in UK. Situata davanti al British Museum, è possibile scegliere tra l’Afternoon Tea tradizionale (la selezione è tra 100 tè diversi) e il Camellia’s Tea Sommelier, un menu innovativo e personalizzato con selezione tra i tè migliori al mondo.
Il posto perfetto per concedersi l'afternoon tea è al Claridges che è servito proprio nel cuore dell'hotel, nel grande ed elegante foyer che trasuda lusso e stile.
Presenta una selezione di 30 tè provenienti da tutto il mondo e l'uso esclusivo di tè infuso, marmellata e crema del Devonshire (una crema di panna molto densa).
Amato dai turisti e dalle anziane signore raffinate, The Ritz è il posto giusto per i puristi del tè del pomeriggio, sicuramente il luogo più autentico ed elegante dove sperimentare la consuetudine dell'afternoon tea.
Vi potrete rilassare nelle sontuose sedie della Palm Court e, accompagnati in sottofondo dalla musica del pianoforte e dell'arpa, potrete godervi i sandwiches e le torte in miniatura, gli scones con marmellata di fragole, 17 qualità di tè diverse.
Qui bisogna rispettare rigorosamente il dresscode: giacca e cravatta per gli uomini sono un must, assolutamente niente jeans per le donne!
Per un'esperienza più moderna Prêt à Portea at Berkeley Hotel offre per il tè del pomeriggio un menu che nelle sue torte e nei suoi pasticcini, trae ispirazione dal mondo della moda e, come lei, cambia ogni sei mesi della stagione.
Ai dolci e alla selezione di tè a foglia e infusi si può aggiungere un calice di champagne Laurent-Perrie.
Per l’eleganza sofisticata del servizio e del giardino d’inverno, il Chesterfield Mayfair Hotel è considerato da molti la migliore sala da tè di Londra. Qui potrete scegliere fra tre formule diverse: quella tradizionale, ossia tè a foglie, fiori di tè o tisane, accompagnate da una selezione di tramezzini, torte, pasticcini e scones con panna e marmellata, Champagne; e per i più golosi il tè con cioccolata calda o il frappè al cioccolato, pasticcini, cupcakes, tavolette, scones, tutti al cioccolato. E ai più piccoli viene offerto un menu speciale: il Tè del Piccolo Principe o della Principessina che prevede frappè, dolcetti, gelato e sandwich al burro di arachidi.
Premiato da Tea Guild, The Capital è un elegante hotel dall'atmosfera inconfondibilmente britannica offre un'ampia scelta di te e infusi accompagnati da una selezione di delicati sandwiches, scones serviti con burro, marmellata e diverse composte, e pasticceria fresca della casa.
L'afternoon tea viene servito tutti i giorni nella Sitting Room dell'albergo. Ottimo il rapporto qualità-prezzo.
L'altra eccellenza inglese: il gin
Le origini del Gin
Le prime testimonianze di un distillato che può, sotto alcuni aspetti, somigliare ad un antenato del Gin, si hanno nel Medioevo in Olanda, dove veniva prodotto una sorta di liquore infuso con bacche di ginepro ad uso medicinale, per contrastare i sintomi della gotta e della dispepsia. Durante la guerra dei trent’anni, che ebbe luogo tra il 1618 e il 1648 in tutta l’Europa centrale, i soldati inglesi che combattevano in Olanda scoprirono il Gin, che diventò subito compagno di serate goliardiche e un perfetto elisir di coraggio per affrontare le giornate di scontri. Dopo la fine della guerra navi cariche di Gin attraversarono la manica e approdarono in Regno Unito, dove riscosse grandissimo successo: secondo alcuni studi nel 1720 almeno un quarto delle famiglie di Londra produceva il proprio gin a casa.
Con l’Età Vittoriana, periodo di benessere e ricchezza per l’Inghilterra, nacquero le prime grandi distillerie di Gin, come Plymouth e Tanqueray, ancora oggi apprezzati in tutto il mondo.
Nel corso dei secoli, in risposta alla grande passione per il Gin, sempre in crescita e sempre più diffusa, si sono sviluppati stili di produzione diversi, ognuno con caratteristiche uniche. La tipologia più comune è il Gin London Dry, fresco, secco e asciutto, dove l’aroma principale è il ginepro. Altre tipologie sono il Gin Old Tom, morbido e avvolgente, prodotto da una miscela di cereali, il Gin Compound-Bathtub, la cui infusione e macerazione delle botaniche avviene a freddo, in alcool neutro di cereali, il Jenever, la più antica tipologia di Gin, prodotto in Olanda, e il Gin Distilled, la tipologia più “aperta” di Gin, in quanto comprende tutti quei distillati arricchiti da altre spezie e botaniche oltre al ginepro, aromatizzato talvolta anche dopo la distillazione, aggiungendo aromi, zuccheri, additivi o coloranti, sia naturali che artificiali.
Le tecniche di distillazione
Indicativamente esistono quattro tecniche di distillazione per produrre il Gin, e ognuna incide in modo diverso sull’intensità aromatica e gustativa del prodotto finale.
Macerazione/infusione – con questo metodo le botaniche vengono messe a macerazione (a freddo) o in infusione (a caldo) nell’alcol neutro già distillato. A seconda dell’intensità delle botaniche che si vuole ottenere nel prodotto finale varia la durata dell’infusione: per un’estrazione più delicata si allungano i tempi e si mantiene l’alcol a una temperatura più bassa, mentre per un’estrazione più decisa, si accorciano i tempi e si alza la temperatura.
A vapore – questa tecnica di distillazione del Gin prevede l’uso di vapore, e le botaniche non entrano mai a contatto con l’alcol. Gli aromi vengono posizionati nell’alambicco su filtri o tasche di cotone, e i vapori, che entrano a contatto con le botaniche, aromatizzano delicatamente il distillato.
Distillazione a freddo – in base al principio secondo il quale minore è la pressione e più bassa è la temperatura per arrivare alla distillazione, si riesce ad aromatizzare il gin con le botaniche a temperature più basse. È un metodo particolarmente efficace quando si usano botaniche più delicate, come la scorza di agrumi.
Blending – alcuni produttori di Gin preferiscono infondere e distillare separatamente le botaniche per preservare al massimo i loro profumi, per poi creare il blend delle varie botaniche in base agli aromi che si preferisce esaltare.
Il primo passo nel processo di produzione del gin è la selezione delle botaniche. Questi ingredienti naturali, che includono ginepro, coriandolo, zenzero, angelica, agrumi e molti altri, conferiscono al gin il suo aroma unico e il suo sapore distintivo. La combinazione esatta e la qualità delle botaniche utilizzate sono fondamentali per creare una bevanda di alta qualità e bilanciato. Ogni gin può avere la propria ricetta, che riflette la sua visione e il suo stile unico.
Ad esempio, la ricetta di Soero si compone di 13 botaniche: dalla freschezza balsamica di ginepro e mirto, alle vivaci note di agrumi, fino alla delicatezza floreale di lavanda, rosa, viola e gelsomino, ogni ingrediente contribuisce a creare un profilo aromatico complesso e avvolgente. Il cardamomo, il coriandolo, l’angelica e il pepe aggiungono equilibrio, mentre il miele millefiori dolcifica delicatamente, creando un’esperienza sensoriale unica.
Dopo la selezione delle botaniche, queste vengono macerate o infuse in alcol neutro di cereali o vino. La durata e il metodo di macerazione variano a seconda delle preferenze del distillatore e del tipo di gin che si intende produrre. Durante questo processo, gli oli essenziali e gli aromi delle botaniche si mescolano con l’alcol, conferendo al gin il suo caratteristico profilo aromatico e gustativo. Alcune distillerie optano anche per l’infusione a vapore delle botaniche, un metodo che consente una maggiore precisione nel controllo del processo di aromatizzazione.
Una volta completata la fase di macerazione o infusione, il liquido viene distillato. La distillazione è un processo cruciale che consente di concentrare gli aromi e i sapori delle botaniche e di ottenere un gin di alta qualità e purezza. Durante la distillazione, il liquido viene riscaldato e vaporizzato, quindi condensato nuovamente attraverso l’uso di un alambicco. Questo processo può essere ripetuto più volte per garantire una maggiore purezza e intensità degli aromi.
Dopo la distillazione, il gin può essere diluito con acqua per raggiungere la gradazione alcolica desiderata. (Soero ha una gradazione di 40% vol.). La diluizione consente di bilanciare il sapore del gin e renderlo più gradevole al palato. Successivamente, il gin può essere filtrato per rimuovere eventuali impurità e sedimenti, garantendo un prodotto finale chiaro e cristallino. La particolarità di Soero è che presenta un colore dorato, derivante dall’uso del cartamo, un ingrediente naturale. Abbiamo scelto consapevolmente di integrare il cartamo nella nostra ricetta per il suo colore, che evoca l’immagine del sole dorato.
Un viaggio nella storia del gin con i London Dry Gin inglesi più classici per un gusto ricco di ginepro !
Come ormai ben sappiamo, la dicitura London Dry Gin non indica una qualche provenienza londinese, ma un metodo di produzione che consiste in un’unica distillazione in alambicco di tutte le botaniche in soluzione idroalcolica, senza l’aggiunta di altre componenti dopo la distillazione a parte l’acqua per portare il gin alla gradazione desiderata, la quale per legge europea deve essere di almeno 37,5°. Detto ciò, molti dei London Dry considerati classici, dalle predominanti note di ginepro, sono prodotti proprio in Inghilterra e alcuni dei più storici proprio a Londra. Oggi vi presentiamo cinque diversi London Dry del Regno Unito riconoscibili proprio per la predominanza del ginepro e l’uso di poche botaniche.
Tra i classici London Dry inglesi più amati al mondo, tra i primi della classifica dei gin più venduti al mondo, Beefeater è una scelta sicura per tutta la miscelazione classica. Poche botaniche, le più utilizzate nel gin: ginepro, angelica, semi di coriandolo, radice di iris, arancia, limone, liquirizia e mandorla amara; sapientemente distillate dal master distiller Desmond Payne secondo la storica ricetta di James Burroughs.
Quando era ancora solo un prototipo, nel 2015, questo gin è stato dichiarato il miglior London Dry del mondo alla prestigiosa competizione IWSC: per questo motivo è entrato nel mercato con il nome Juniper Green Trophy. Contiene bacche di ginepro certificate “ Fair Wild ” (con coltivazione equo-solidale ed eco-sostenibile), botaniche biologiche (coriandolo, angelica e santoreggia) e alcol di cereali coltivati in modo biologico e biodinamico. Distillato dal grande Charles Maxwell alla londinese Thames Distillery, è un gin balsamico ed erbaceo, con riconoscibili note di ginepro al palato, seguite dai freschi sentori di agrume e da quelli speziati delle radici.
City of London Distillery
Il bar è aperto dal 2012 e si trova in un piano interrato arredato come un perfetto speakeasy. Serve un po’ di tutto, compresi champagne, vino e birra, ma l’appuntamento da non perdere è con i cocktail a base di gin, gran parte dei quali realizzati utilizzando il City of London, vale a dire il gin distillato in casa ( volendo, si possono visitare gli impianti ).
214 Bermondsey
L’orgoglio della casa sono cinquanta diversi tipi di gin provenienti da tutto il mondo, dalla California alla Scozia, dal genever olandese al The Spectator, prodotto appositamente per i lettori dell’omonimo magazine. Si possono degustare da soli oppure assaggiare miscelati in un cocktail, e la lista delle ricette è impressionante.
The London Gin Club
L’atmosfera è quella di un pub senza grosse pretese, ma dietro il bancone trionfano quasi 200 diversi tipi di gin. Qui l’ideale è affidarsi al menu degustazione, con assaggi di 4-8 gin, ma anche ordinare un classico Gin & Tonic si rivela un’esperienza, perché prima scegli il gin e poi discuti della tonica adatta ad accompagnarlo. Il locale è famosissimo ed è fortemente raccomandata la prenotazione di un tavolo.
Holborn Dining Room
È il posto ideale per sperimentare gli assaggi più ricercati e insoliti: l’ultima volta che hanno contato i tipi di gin presenti in cantina hanno superato il numero 400, e così l’Holborn Dining Room si è autoproclamato il più grande gin bar di Londra (primato che si arricchisce di 27 diversi tipi di tonica). Si mangia anche, ma in città si può trovare di meglio, agli stessi prezzi.
Coburg Bar
Non è tanto la varietà di gin a fare la differenza in questo caso, quanto il fatto che è uno dei migliori cocktail bar della città, soprattutto se parliamo di ricette classiche. Qui sono superlative anche le olive e le noccioline servite d’accompagnamento.
Si trova in Carlos Place, all’interno del lussuoso Connaught Hotel, e di conseguenza offre un certo tipo di eleganza e presenta conti piuttosto salati.
Cahoots di Londra: uno dei locali più trend
Uno dei locali più cool di Londra, nel centro di Soho, uno speakeasy diventato al tempo stesso una destinazione ricercata ma rimanendo nascosto, fedele alle sue intenzioni. Un locale che sin dalla sua nascita si è imposto sulla scena londinese con un concept innovativo, se vi trovate lì prenotando un tavolo potrete godervi una serata londinese nel mondo dei cocktails.
I riconoscimenti nel tempo hanno portato a fare diventare il Cahoots una delle mete imperdibili per chi visita Londra alla ricerca di bar dove bere bene e con ambientazioni originali.
Dietro la modesta vetrina dell'ufficio postale, entrate per scoprire un mondo fatto di cocktail di prima classe, sospette pile di posta persa e una chiassosa atmosfera anni '40. Qui, un sistema di consegna di cocktail pneumatico, il primo al mondo, invia i drink a fischiare attraverso tubi ad aria compressa in alto.
Oltre ad una serata per bere un cocktail diventa anche una vera esperienza, provatela !!!!!!